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Il car design di Bertone in 10 modelli leggendari
1. Alfa Romeo B.A.T. 5 (1953)
Nuccio Bertone chiese a Franco Scaglione di realizzare delle concept car basate sul telaio dell’Alfa Romeo 1900C: dovevano stupire il pubblico e vantare il minor coefficiente di penetrazione aerodinamica possibile. La prima B.A.T. — Berlinetta Aerodinamica Tecnica — fu presentata nel 1953 e seguita, negli anni successivi, da altre due unità. B.A.T. di nome e di fatto, grazie alle sue forme e alle caratteristiche superfici alari al posteriore.
Courtesy Archivio Quattroruote
2. Chevrolet Testudo (1963)
Disegnata nel 1963 da un giovanissimo Giorgetto Giugiaro, partiva dalla Chevrolet Corvair Monza. Influenzò numerosi progetti Bertone, come Miura, Montreal e 850 Spider; Il designer Anatole Lapine affermò, anni dopo, che la Testudo gli servì da ispirazione per il suo lavoro sulla Porsche 928 del 1977. Era una berlinetta con il cofano anteriore allungato e la strumentazione disposta nella parte alta della console centrale.
Courtesy Archivio Quattroruote
3. Alfa Romeo Giulia Gt (1964)
Fu mostrata in anteprima alla stampa il 9 settembre 1963 assieme alla sua linea di montaggio — appena terminata nel nuovissimo stabilimento del Biscione in quel di Arese: fu la prima auto prodotta in loco, anche se motore e cambio arrivavano dal Portello. Tre giorni dopo avvenne la presentazione al pubblico del Salone di Francoforte, dove iniziarono gli ordini. Fu un successo clamoroso, firmato ancora una volta da Giugiaro.
Courtesy Archivio Quattroruote
4. Lamborghini Miura (1966)
In un periodo in cui le gran turismo avevano il motore davanti, arrivò la Miura con il suo V12 in posizione centrale-trasversale. Fu disegnata in soli quattro mesi dal giovane Marcello Gandini, che aveva sostituito Giorgetto Giugiaro — trasferitosi alla Ghia — all’atelier di Nuccio Bertone. Nacque così la prima, vera supercar della storia. Bassa, sinuosa, sensuale e tremendamente veloce. Così, come non s’era mai visto prima.
Courtesy Archivio Quattroruote
5. Alfa Romeo Montreal (1967)
Alfa Romeo aveva ricevuto il compito di creare un modello che potesse rappresentare la "massima aspirazione raggiungibile dall’uomo in fatto di automobili", per esporlo quale simbolo tecnologico all’Expo di Montréal del 1967. Sotto al cofano un V8, lo stile fu finalizzato da Gandini per Bertone. L’eleganza della Montreal suscitò così tanto interesse, contrariamente alle previsioni, che il Biscione decise di metterla in produzione nel 1970.
Courtesy Archivio Quattroruote
6. Alfa Romeo Carabo (1968)
È la prima di sei concept car derivate dall’Alfa Romeo 33 Stradale, realizzate dai carrozzieri italiani più noti. Il suo nome è quello di un coleottero, di cui mima la colorazione accesa; le sue linee a cuneo, tese, innovative e quelle portiere ad apertura verticale aprirono la strada alle supercar che conosciamo oggi. La firma? Ancora Marcello Gandini per Bertone. Annus domini 1968.
Courtesy Archivio Quattroruote
7. Autobianchi Runabout (1969)
Un piccolo prototipo, opera — ancora una volta — del grande Gandini, precursore della Fiat X1/9 presentata un paio d’anni dopo, ma con parecchi elementi che si ritroveranno nella successiva Lancia Stratos. Il telaio della Runabout derivava da quello della Autobianchi A112, ma a differenza di questa aveva motore — preso dalla Fiat 128 — e cambio centrali. Proprio come la Miura di cui poc’anzi.
Courtesy Archivio Quattroruote
8. Lancia Strato’s Zero (1970)
L’opera di Gandini impressionò il Salone di Torino per il suo stile "di rottura", soprattutto per un marchio come Lancia. Abolite le portiere, sul prototipo si saliva aprendo il parabrezza e calandosi all’interno — scavalcando il piantone dello sterzo snodato; le luci posteriori erano formate da un semplice contorno luminoso del volume di coda, mentre quelle anteriori da dieci proiettori affiancati sull’affilato muso. Immortale.
Courtesy Archivio Quattroruote
9. Lamborghini Countach LP500 (1971)
Il cuneo Gandiniano prese vita — per davvero — nelle sembianze della Lamborghini Countach, il cui prototipo LP500 arrivò al Salone di Ginevra del 1971. A spingerla un V12 da 5 litri e 440 cavalli, per una velocità massima nell’ordine dei 300 km/h. La carrozzeria venne dipinta in un fiammante Giallo Girasole e, manco a dirlo, infiammò chiunque ebbe la fortuna di posarci gli occhi. Entrò in produzione due anni dopo e vi rimase fino al 1990.
Courtesy Archivio Quattroruote
10. Citroën Xm (1989)
La Xm, eletta Car of the Year 1990 per i suoi contributi in termini di design e d’innovazione tecnologica, è stata la prima auto di serie a essere dotata di sospensioni idropneumatiche con controllo elettronico. Fu disegnata da Marc Deschamps per Bertone, con uno stile che vinse su quello proposto dal Centro Stile Citroën — reo, quest’ultimo, di non essersi scostato da quello della CX che avrebbe sostituito.
Courtesy Archivio Quattroruote
