Cinque nuovi brand italiani di design

Sono nati durante il lockdown, mostrando che c’è voglia di trasformare la crisi in opportunità: Orografie, Gritti, Codega, Sowden Light e Gilda Editions offrono riflessioni e risposte diverse al nuovo modo di abitare il quotidiano. 

Sono in tanti a ritenere che dietro una crisi si nascondano opportunità. Un vecchio adagio che sembra confermato da cinque nuovi marchi italiani: Orografie, Gritti, Codega, SowdenLight e Gilda Editions non solo sono nati durante la pandemia, ma hanno anche tutti scelto il Fuorisalone 2021 per il loro debutto. Motivazioni e circostanze sono simili e confermano che la creatività non si è fermata durante i lockdown e che in tanti aspettavano solo l’occasione per uscire allo scoperto. Le risposte, invece, sono diverse. Vincenzo Castellana e Giorgia Bartolini di Orografie, per esempio, avevano cominciato già prima che il Covid-19 cambiasse le nostre vite a lavorare “sull’idea di arrendersi a una vita ibrida che si muove con indifferenza tra analogico e digitale”. 

Marc Sadler, invece, racconta che “durante e dopo il Covid-19, quando eravamo tutti fermi, sono venuti da me imprenditori, amici con progetti del passato, da riprendere e da sviluppare. Ci siamo messi tutti a inventare delle cose, un po’ come nel Dopoguerra”. Tra le mille idee, da una costola di Sylcom, è nato Gritti. Anche Codega, brand di lampade “di scopo” nasce dalla riflessione di una coppia di imprenditori, Elena Baronchelli e Diego Giordani, sui cambiamenti del modo di abitare. Mentre Shades, la prima collezione di lampade Sowden Light è il risultato della ricerca che lo studio di George Sowden ha sviluppato nel corso del 2020 esplorando le potenzialità e capacità di diffusione della luce attraverso il silicone. Infine, basandosi sul patrimonio e know-how della tradizione artigianale italiana, Gilda Editions (con sede a Dueville, in provincia di Vicenza) punta su una collezione di piccoli oggetti, per lo più per la tavola, e cerca un posizionamento a metà strada tra la bottega artigiana e il brand di design contemporaneo.

Orografie: risposte analogiche al mondo digitale

Dopo due anni e mezzo di lavoro, il lancio del nuovo brand siciliano Orografie avviene in grande stile: una collezione di 15 pezzi per altrettanti designer. L’idea e il coraggio imprenditoriale sono di Giorgia Bartolini, affiancata da Vincenzo Castellana come art director. In catalogo, nomi noti (Francesco Faccin, Lanzavecchia+Wai, Martinelli Venezia ed Elena Salmistraro), designer e architetti siciliani e i tre giovani vincitori del workshop (under 35), tenutosi a Napoli alla scorsa edizione di EDIT. L’idea dietro il marchio, “è tirare fuori un percorso di emersione di giovani talenti”, spiega Castellana. “Il brief lasciava liberi i designer di esprimersi sull’idea di una vita ibrida, che si muove con indifferenza tra analogico e digitale”. Di qui, il termine “design anfibio”. “Ci sono due linee: ipersimbolico e iperfunzionale”, prosegue l’art director. “L’ipersimbolico strizza l’occhio al design radicale, con la sua irritualità delle posture, diventata oggi un’esigenza reale. Quando usiamo lo smartphone, per esempio, ci sediamo cercando solo l’ortogonalità tra la visione e il dispositivo”. Orografie risponde così con nuove tipologie di oggetti. Le sedute Segni di Francesca Lanzavecchia sono “un inno alla comodità individuale”, mentre Triplex di Andrea Branciforti è un centrotavola di ceramica che riunisce portafrutta, portafiori e portasmartphone. C’è anche Trab, un servo muto multi-appoggio, disegnato da un duo che si fa chiamare Standa, una sorta di inginocchiatoio, pensato per il bagno e realizzato da ebanisti che lavorano tra Piazza Armerina e Gela. “Pensiamo non debba esserci distribuzione capillare. Il prodotto sarà visibile attraverso eventi, racconti e poi acquistabile. Di qui a poco pensiamo di aprire un posto a Milano”, spiega Bartolini, “l’acquisto potrà avvenire attraverso un ordine online: chi acquisterà il pezzo artigianale a tiratura limitata deve però percepire il processo analogico. Invieremo le immagini del processo a chi ha acquistato un pezzo, per fare capire come è nato”.

Codega: lampade di scopo per migliorare la vita

Dal greco òdegos (“guida”), il nuovo brand di lampade Codega deve il nome al “portatore di luce” veneziano che, attorno al 1450, camminava davanti alle le dame per illuminare loro il percorso di notte. Nasce durante il lockdown, dalla riflessione dalla coppia di imprenditori Elena Baronchelli e Diego Giordani sulla trasformazione degli spazi domestici, e da un doppio incontro: con i lighting designer Serena Tellini e Francesco Iannone di Consuline e con gli artigiani bresciani Gianfausto e Michele Abbatinali (TOlight). “Noi siamo i produttori della lampada”, spiega Michele Abbatinali, “una piccola realtà artigianale di Brescia che costruisce lampade custom-made su progetto per ristoranti, alberghi e così via. Mio padre ha lavorato per 20 anni in Flos, ha fondato la filiale americana”. L’idea è quella di creare lampade che non si limitino a illuminare, ma “lampade di scopo” che migliorino la qualità della vita delle persone. Come? “Tramite la variazione della temperatura di colore: da una luce molto calda a una molto fredda, per ricreare all’interno dello spazio chiuso il mondo naturale esterno”, prosegue Abbatinali. Le lampade di Codega – realizzate completamente a mano – permettono di gestire la variazione di luce manualmente o, tramite geolocalizzazione e wifi, sono programmabili. C’è poi la possibilità di attivare cicli di 12 minuti per sanificare la superficie da germi, batteri e virus o di 45 minuti per sanificare l’aria. 

Marc Sadler e Gritti by Sylcom: prodotti che non sono schiavi del passato

Gritti nasce da una costola di Sylcom, storica vetreria veneziana, grazie all’incontro con il designer Marc Sadler, ingaggiato per dare un nuovo orientamento al catalogo classico e di alto artigianato dell’azienda. “Le prime collezioni usciranno a febbraio”, spiega il designer che al Fuorisalone ha presentato una scenografica installazione, Lumina naturae, un assaggio delle potenzialità di un’azienda che ha un archivio di oltre 5.000 pezzi. “Questa installazione è un esercizio per fare vedere come una vetreria classica sia in grado di creare lampade moderne o sculture. Sto lavorando con aziende che fanno LED particolari, ad alta potenza. Proporremo una nuova generazione di prodotti con una radice nel savoir faire italiano”, racconta. Gritti (il nome è un omaggio a uno dei palazzi più storici e famosi di Venezia) unirà dunque alto artigianato del vetro e tecnologia “come farebbe Brunello Cucinelli con il cashmere: una tecnologia che non si vede, nascosta, non arrogante. Vorrei usare al meglio la storia e l’esperienza formidabile dell’azienda su progetti e prodotti che non sono però schiavi di un segno del passato”.

SowdenLight, un po’ di Memphis col silicone al posto del vetro

SowdenLight è il nuovo brand d’illuminazione creato da George Sowden e dal suo team di ricerca e sviluppo. L’idea ha preso forma nel 2020 quando, lavorando a un altro progetto, hanno scoperto le potenzialità e capacità del silicone di diffondere la luce. Il silicone è inoltre un materiale atossico e capace di mantenere le sue qualità estetiche a lungo. È lavabile e resistente agli urti. La prima collezione, Shades, comprende lampade a sospensione, da tavolo, da terra e senza fili adatte sia per interni sia per outdoor; forme semplici e una scelta di colori, in tutto 18 forme e 20 colori, che mescolandosi danno vita a 18 lampade a sospensione (in 4 dimensioni: small, medium, large ed extralarge), 4 da tavolo, 2 da terra e lampade a batteria in vari colori per uso interno ed esterno. 

Gilda Editions: tra bottega e design

Basandosi sul patrimonio e know-how della tradizione artigianale italiana, la nuova azienda vicentina Gilda Editions (con sede a Dueville, in provincia di Vicenza) cerca un posizionamento a metà strada tra la bottega artigiana e il brand di design contemporaneo. Il nome deriva proprio dalle antiche associazioni di mutua assistenza, religiose, mercantili e artigiane diffuse in Nord Europa e simili alle corporazioni medievali. La prima collezione è composta da piccoli oggetti per la tavola e la casa – come pestello e mortaio di legno di acacia, portasale e pepe di legno di acacia e nocciolo, piatto in vetro infrangibile, vasi di ottone e centrotavola di acciaio – firmati da otto designer internazionali: Theodóra Alfreðsdóttir, Tiago Almeida, Marco Campardo, Sammi Cherryman, Rio Kobayashi, Michael Schoner, Norma Studio e Jamie Wolfond.

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