La storia virtuosa di Pepa, la lampada di legno che ‘macina’ la luce

In questa doppia intervista, Alessandro Sarfatti, fondatore di Astep, e il designer Francesco Faccin raccontano il loro ultimo progetto: una lampada portatile in legno che per accenderla va impugnata con due mani e girata come un macinapepe. Con tanto di brevetto del sensore magnetico che regola la luce senza fili.

Un sensore magnetico per regolare la luce con un movimento rotatorio fluido e infinito: finora nessuno ci aveva ancora pensato. Tanto che Pepa, lampada portatile in legno disegnata da Francesco Faccin per Astep, è frutto di un brevetto d’invenzione depositato lo scorso settembre. Al suo interno, nessun filo; all’esterno, solo quattro viti, nascoste sotto il paralume. Invertendo la tendenza delle lampade che quasi non si toccano più, al massimo si sfiorano o, più spesso, si ‘comandano’ con la voce, Pepa reintroduce la fisicità nei confronti di chi la utilizza: per accenderla va infatti impugnata con due mani e girata, proprio come un macinapepe. Questo spiega anche la scelta di un materiale insolito come il legno. “è piacevole maneggiare un pezzo di legno”, spiega Faccin. “Sappiamo inoltre che invecchierà bene”. In più, a fine vita basterà un gesto banale, come togliere le viti, per separare la parte elettronica dal resto. “Pepa è un manifesto della visione di Astep: design innovativo, tecnologia accessibile e sostenibilità”, aggiunge Alessandro Sarfatti, fondatore dell’azienda che ha sede a Copenaghen e riedita e vende in tutto il mondo le lampade, tra gli altri, del nonno Gino Sarfatti e di Vittoriano Viganò, e che va forte in Corea del Sud, Australia, Israele e Stati Uniti.

Pepa, design Francesco Faccin per Astep, 2020

Com’è nata Pepa e la vostra collaborazione?
Alessandro Sarfatti: Pepa è la realizzazione di un’idea che ho di Astep che cerca di mettere insieme tre elementi. Il primo è il design, o meglio una certa visione alla Eames. Il secondo è l’innovazione, che porta il meglio al maggior numero di persone. Infine, c’è l’eredità. Mio nonno, Gino Sarfatti, aveva fondato Arteluce, mio padre Luceplan. Astep è un’azienda di design, in pratica alla terza generazione. In Astep mi piace molto l’idea di evoluzione, valorizzare il passato (un tributo alla mia famiglia), ma anche fare un passo in avanti. La nostra idea è usare una tecnologia accessibile. Grazie anche al mio socio, Nicolas Zambetti, che aveva lavorato in Apple e prima ancora da IDEO. Quando l’ho incontrato insegnava al Copenhagen Interaction Design Institute.
Francesco Faccin: Nel progetto di questa lampada abbiamo brevettato il sensore magnetico, che regola la luce senza fili. È stato un processo di collaborazione: da designer portavo un’idea. Tecnicamente, non avrei saputo dove trovare la soluzione. Lì interveniva una figura come quella di Nicolas, capace di scovare una soluzione tecnologica. In questo caso, un sensore magnetico che potrebbe avere applicazioni infinite in altre lampade da sviluppare in futuro.

Francesco Faccin, Pepa, collage
Francesco Faccin, Pepa, collage

Come ha avuto inizio il progetto?
AS: Ho incontrato Francesco nel 2018 alla cerimonia della premiazione del Compasso d’oro, pochi giorni dopo ci siamo visti in studio e abbiamo cominciato a progettare.

Chi sono i clienti di Astep?
AS: Sono nettamente internazionali, Astep vende in tutto il mondo. Siamo molto forti in Corea del Sud, Australia, Israele, Stati Uniti. La mia impressione è che siano sui 30-50 anni. Non mi vergogno ad ammettere che il vecchio paga il nuovo. Il lavoro e l’energia del lavoro di mio nonno, Gino Sarfatti sono la benzina che pemette ad Astep di andare avanti e di potersi permettere di immaginare un nuovo orizzonte all’interno del mondo dell’illuminazione; li utilizziamo ancora oggi; i suoi sono prodotti senza tempo, sono ancora facili da sviluppare e da vendere. E in un’epoca come la nostra con un salto tecnologico velocissimo, abbiamo bisogno di avere oggetti che ci ricordano che in realtà il tempo scorre un po’ più lentamente. Una lampada disegnata negli anni Cinquanta che ti piace e sta bene a casa tua dà un senso di pace

Pepa, design di Francesco Faccin per Astep. Foto Sistemamanifesto
Pepa, design di Francesco Faccin per Astep. Foto Sistemamanifesto

Qual è l’obiettivo di Astep?
AS: Voglio fare prodotti che abbiano senso oggi e spingano in avanti l’innovazione di progetto. Sono riuscito a farlo con la candela di Gomez Paz e con Alfredo Häberli usando l’induzione in un centro modo. Pepa è il nostro terzo progetto nuovo. È anche un lavoro sulla portabilità, sul wireless: le nostre lampade sono tutte senza fili, funzionano con le batterie e con l’efficienza del LED. Abbiamo dato a Francesco la dimensione delle batterie e del circuito e lui, qualche mese dopo, ha mandato il primo disegno di Pepa. Ci è piaciuta subito l’idea dell’interazione dell’utente con il prodotto.

Giusto, perché per funzionare, Pepa ha bisogno di essere toccata, con due mani addirittura…
FF: È vero. La tendenza è di avere lampade che non si toccano, la fisicità con la lampada come oggetto è diventata sempre più leggera. Questa lampada, invece, richiede un contatto fisico: va toccata e impugnata come un macinapepe. 

Perché una lampada in legno?
FF: Mi sono subito detto che Mi sono subito detto che se non avessi trovato un significato al legno unito alla luce non l’avrei fatto. Il senso è che devo toccarla per spostarla, per portarla in giro per casa. Il legno però, al contrario dell’alluminio o del vetro, è anche un materiale che mi viene voglia di toccare. Il legno naturale, poi, invecchierà bene nell’uso. Prenderà una patina, dove viene afferrata compariranno degli aloni. È un oggetto che invecchia con noi e che, dopo 20 anni, sarà diverso da com’è ora. Anche questo è un tema che Alessandro ha colto e che non era scontato. Molto spesso, oggi i prodotti sono pensati per essere accattivanti quando li compri, poi però invecchiano molto male perché sono fatti con materiali che dopo 10-15 anni sono già consumati. Come invecchia un prodotto è invece un elemento fondamentale se parliamo di sostenibilità. 

Pepa, disegni tecnici
Pepa, disegni tecnici

Parliamo di sostenibilità
AS: Abbiamo fatto molti ragionamenti su come la lampada è assemblata e su come sarà disassemblata a fine vita. Quando dovrò buttarla via, basterà togliere quattro viti e separare la parte elettronica dal corpo che è tutto in legno. La sostenibilità progettuale non è poi solo legata al fine vita, ma anche e soprattutto alla riparabilità. Se si rompe il circuito elettronico, si può facilmente chiederne un altro ad Astep e sostituirlo. Per me la sostenibilità di un’azienda è anche stare più attenta alle dinamiche del materiale, dal packaging alla riparabilità del prodotto. Sarà inoltre venduta solo con il cavetto per la ricarica, senza trasformatore, perché tutti hanno già un trasformatore per caricare computer o telefono o altro. Pepa poi usa batterie ricaricabili, che puoi trovare in qualunque supermercato; e si ricarica con una presa USBC.
FF: Da subito ho cercato di fare una sintesi degli elementi costitutivi di una lampada, che, se ridotta ai suoi elementi fondamentali, è una fonte di luce, un interruttore, e la parte elettronica che ti permette di regolare la luce. In Pepa tutto coincide con la lampada stessa, con un unico gesto la accendi, la spegni e regoli l’intensità della luce. Questo ha permesso di avere una lampada monoblocco tutta di legno, senza parti metalliche.

In Pepa tutto coincide con la lampada stessa, con un unico gesto la accendi, la spegni e regoli l’intensità della luce. Questo ha permesso di avere una lampada monoblocco tutta di legno, senza parti metalliche.

Non sembra quasi nemmeno una lampada…
FF: Rendere invisibili le quattro viti presenti ha comportato uno sforzo enorme. Siamo riusciti a concentrarle tutte dentro il paralume. Questa complessità della parte progettuale ha restituito un prodotto molto semplice, morbido, pur essendo pieno di contenuto tecnologico. Non ostentare la tecnologia, come è invece avvenuto negli ultimi 30-40 anni, è stata una galoppata pazzesca. Questo va letto in una chiave di possibile riappacificazione con la natura. 

Come funziona il movimento infinito?
AS: Abbiamo depositato un brevetto d’invenzione per una tecnologia che consente questo movimento senza limiti. Non ci sono fili, solo circuiti stampati e un magnete al posto del filo. 
FF: Infinito perché puoi girare in entrambe le direzioni, per accendere e spegnere. Il movimento è fluido, senza frizione di parti meccaniche. 

Pepa, design di Francesco Faccin per Astep. Foto Sistemamanifesto
Pepa, design di Francesco Faccin per Astep. Foto Sistemamanifesto

A chi piacerà questa lampada? Chi la comprerà?
FF: Penso che sia difficile definire a priori a chi potrà piacere o se funzionerà e per quanti anni. Rimarrà? È difficile dirlo. L’importante è avere un obiettivo preciso e lavorare sulla sostanza. Stiamo già pensando ad altre versioni per creare una famiglia di lampade: il legno è per uso domestico, ci sarà una versione da esterno in altri materiali.

Visto che Pepa è anche il risultato di un incontro felice, vorrei chiedervi qual è stata la principale qualità del designer (dal punto di vista dell’imprenditore) e, viceversa, qual è stata la principale qualità dell’imprenditore (visto dal designer)?
FF: La qualità principale di Alessandro è stata la pazienza e la voglia di andare fino in fondo nel prodotto, di trovare una soluzione a tutti i problemi che man mano si presentano, costi quel che costi, non solo in termini economici, ma anche di fatica. È una situazione che mi è capitata pochissime volte. È frequente che alla prima difficoltà ci si fermi. Questo vuole dire credere nel progetto; e anche essere un po’ matti. Viverla come un’avventura. Con Alessandro, poi, è nata un’amicizia che va molto oltre questa lampada. E questa è l’altra questione che rende tutto molto umano. Molti imprenditori ti chiedono di mandare il progetto via e-mail, senza neanche incontrarti. In questo caso, non inizio nemmeno un progetto. Passare il tempo a trovare soluzioni è una delle cose più belle di questo mestiere.
AS: Di Francesco mi sono piaciute l’autenticità e la voglia di trovare un senso al progetto di una lampada di legno, dimostrando grande profondità. Sono stato fortunato perché ho lavorato con designer, come Alberto Meda e Paolo Rizzatto, che hanno sempre avuto questo approccio al progetto.

Da sinistra, Alessandro Sarfatti (fondatore di Astep) e Francesco Faccin (designer)
Da sinistra, Alessandro Sarfatti (fondatore di Astep) e Francesco Faccin (designer)
Nome prodotto:
Pepa
Designer:
Francesco Faccin
Azienda:
Astep
Anno di produzione:
2020

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