Franco Grignani: una mostra che fa girar la testa

Il m.a.x. museo di Chiasso espone la macchina visiva, sperimentale ed emotiva di Franco Grignani. Con effetti imprevedibili.

Franco Grignani ha attraversato il Novecento, dal secondo Futurismo fino alla fine del secolo, lavorando solitario a un’opera totale e di successo che non ha però “preso parte”, anche se ha avuto molti e illustri compagni di viaggio. Perfetta è la definizione che Grignani dava di sé stesso come “autodidatta e dilettante”, nel senso di un’avanguardia alla scoperta di nuove modalità percettive e del simultaneo piacere di ricombinarne le rivelazioni.  

Grignani ha lasciato in dote un’esperienza unica della visione. Decidere di guardare il lavoro di Grignani significa perciò prepararsi a un viaggio attivo per l’occhio e per la mente, nel quale la probabilità di un’uscita senza traumi è pressoché impossibile. Grignani non fa sconti ma colpisce, non fa ingenui esperimenti e non lavora in vitro, chiama lo sguardo e così lo avvince. Certo, sottotraccia l’autore si è nutrito di geometria e matematica applicate ma lo sguardo intercettato dall’opera vive soprattutto di un’emozione, talvolta ‘insostenibile’.

Franco Grignani è stato una macchina visiva sperimentale dalla produzione vastissima, in cui le direttrici classiche (comunicazione visiva, arte, fotografia) si sono mescolate in modo inestricabile. Cercare di ridurlo a disciplina (che non sia la sua, fortissima), non funzionerà. Quel che deve essere lo ha deciso lui, nelle varianti applicative del suo lavoro. Impossibile ancora oggi bloccarne la carica fantastica, cercando di separare i campi.

Franco Grignani
Franco Grignani (1908-1999), Pagina pubblicitaria Alfieri & Lacroix, 1969. Stampa offset, Archivio AIAP

La fotografia, di grande maestria artigianale, e soprattutto la sua manipolazione in camera oscura (fotogramma, carta sensibile), è stata lo strumento fondamentale, eletto da Grignani a indagare l’invisibile: alterazioni, distorsioni, sfocature, vibrazioni, sono riscritture del reale per modificare la visione. Ritrovare queste elaborazioni poi altrove, nelle grafiche e nell’arte, è stato un passaggio di scala e di strumento, nient’altro. Quasi che l’adattamento (un grande quadro, una piccola copertina) non possa che produrre l’invarianza del soggetto rappresentato.

Mario Piazza nel catalogo ne descrive il procedere quando parla di “assoluto”, di un’arte che non pone domande ma consegna risposte e che chiama a un’adesione esclusiva, per chi accetti di vedere. Lo sguardo dello spettatore coinvolto viene sollecitato da nastri e volute che lo assorbono, da piani oleosi che lo rendono confuso, da geometrie interrotte che non offrono appigli, da tridimensionalità esasperate concluse fuori campo. E non solo in bianco e nero, dualismo visivo per cui Grignani è famoso, ma anche a colori cangianti e psichedelici.

Franco Grignani, Domus Cover, numero 346, settembre 1958. Archivio Domus
Franco Grignani, Domus Cover, numero 346, settembre 1958. Archivio Domus

Oggi, quando disegnare con metodo e precisione è facilitato da software supplenti che in poche mosse simulano effetti che vagamente ricordano il lavoro di Grignani, questa mostra, oltre che un’esperienza può diventare una ricerca. Scoprire come l’autore ha inventato, fotografato, dipinto o stampato le sue opere, permette un salto nel tempo per accedere a un’epoca in cui la mente, l’occhio e la mano erano i soli possibili strumenti.

Titolo:
Franco Grignani, Polisensorialità tra arte, grafica e fotografia
A cura di:
Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini
Museo:
m.a.x. museo Chiasso
Date di apertura:
17 febbraio – 15 settembre 2019
Indirizzo:
via Dante Alighieri 6, Chiasso, Svizzera
Catalogo:
edizioni Skira Milano-Ginevra Italiano/inglese, pp.384

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