Design Parade 2017

Senza trascurare le suggestioni del territorio, il doppio appuntamento di “Design Parade”, a Tolone e Hyères, investiga le nuove frontiere del design contemporaneo.

Vista della mostra su Adrien Rovero, Design Parade Hyères. Photo Lothaire Hucki
Chi non conosce il memorabile film di Man Ray Les Mystères du Château de Dé girato nel 1929 nella bella Villa Noailles, sulle colline che abbracciano Hyères: un luogo incantato, dove il tempo sembra essersi fermato. Dagli anni Trenta a oggi, ci pensa il design a riportarci nel presente – e possibilmente anche nel futuro – con uno degli eventi più interessanti legati al progetto, ossia “Design Parade” capitanato dal direttore Jean-Pierre Blanc con la preziosa collaborazione della sua vice Magalie Guérin.
Quest’anno, per la seconda volta, “Design Parade” si sdoppia con l’edizione dedicata al progetto d’interni nella vicina Tolone. Entrambe le manifestazioni prevedono una rassegna di mostre di giovani talenti, oltre ai due concorsi che intendono celebrare il miglior progetto – rispettivamente di design e d’interni – tra una decina di candidati selezionati ed esposti per il Grand Prix. Dallo scorso anno, quindi tutto è moltiplicato per due.
Fig.1 Vista della mostra Inga Sempé, Design Parade Hyères
Fig.1 Vista della mostra Inga Sempé, Design Parade Hyères
C’è da dire che quando i francesi ci si mettono, le cose le fanno per bene: chi vince si aggiudica, al netto della gloria, importanti riconoscimenti oltre a una somma che permette ai designer di produrre nuovi progetti, mostre dedicate nelle edizioni future, commissioni da parte di gallerie prestigiose del calibro di Kreo, coinvolgimenti in progetti museali – tra i partner il Nouveau Musée National di Monaco e il Musée des Arts Décoratifs di Parigi.
Iniziamo da Tolone: al Museé d’Art de Toulon, oltre alla mostra fotografica dedicata a François Halard, il poliedrico Vincent Darré, presidente della giuria di questo concorso, presenta “Haunted House”, interpretazione irriverente e surrealista della sua visione di interior che si sviluppa in due grandi stanze con pezzi iperdecorati. Nella prima sala, dipinta di acceso turchese, svetta un gigantesco chandelier (giallo e nero con un affollato gruppo di uccellini stilizzati) di Aristide Najean, in vetro soffiato a Murano. Poco distante dal museo, al Cercle Naval punteggiato di fiori freschi, la rassegna di stanze progettate da giovani architetti. “Soleil, Delicieux Enfer” è il living ispirato alla tipologia del patio a firma della coppia Caroline e Mathieu Menager di base a Marsiglia – fratello e sorella, tutti e due del 1984, fondatori dello studio M3A Architectes – è uno degli ambienti più suggestivi, un Eden artificiale dalla rara raffinatezza. Una statua in pietra raffigura una donna nuda, un tavolino dalla intricata lavorazione in bambù con appoggiati una ciotola smaltata blu e a una copia di Eloge De l’Ombre di Junichiro Tanizaki (edizioni Verdier), due sedute di Pierre Jeanneret ci accolgono nei pochi metri quadrati illuminati dall’alto da una scacchiera a vetri trasparente con tanto di piante. L’impressione è quella di essere all’aperto – e invece no –, ma soprattutto di essere in un luogo dalla suggestiva gradevolezza.

 

La coppia Mathilde Vallantin Dulac e Victor Levai, entrambe classe 1991, lei textile designer e lui artista, presentano la camera da letto Plage abandonnée una microarchitettura scavata in un blocco di schiuma, bianca come panna montata, con tanto di lavandino per lavarsi i denti e ovviamente letto rialzato per dormire. Prima di lasciare Tolone alla volta di Hyères, ci si ferma al design market e poi si visita il coiffeur dove Valentina Cameranesi, di base a Milano e dal talento straordinario, presenta un progetto lieve e erotico allo stesso tempo: una serie di vasi in ceramica dalle diverse fogge che non stridono con l’ambiente d’antan del vero negozio di parrucchiere dalle ampie vetrate, dove svettano due scritte féminin e masculin; l’ambiente rosa-pallido si staglia contro i colori saturi degli oggetti della mostra dal titolo “Féminin” e curata dalla brava Matylda Krzyzowski.

A Hyères, le mostre sono sparse dentro alle stanze della villa di Robert Mallet-Stevens (1923) – con un percorso attraverso la collezione del Centre Pompidou oltre che la storia della residenza e la vita dei committenti Charles and Marie-Laure de Noailles. La presidente della giuria è Inga Sempé: a lei e alla sua opera è dedicato il piano alto sopra la piscina con la mostra “Tutti Frutti”, dove si passa in rassegna la sua produzione industriale arricchita da maquette e disegni a mano libera, oltre a un’installazione con tessuti colorati e coperte appese che si muovono come il sipario di un teatro.

 

Sempre negli spazi della villa, si segnala anche la bella presentazione del lavoro retrospettivo di Maria Jeglinska dal titolo “Arret Sur Image” (con la Little Black Chair, seduta del 2014 in realtà di colore blu come il mare della affollata Costa Azzurra), il lavoro in bambù del vincitore del Grand Prix nel 2015, Samy Rio ora con “Itinéraires” e delle tessere per il rivestimento d’interni in terracotta dalla forma di onde del mare di Antoine Boudin, Oudino sviluppate per l’Hotel La Reine Jane. Il week-end d’inaugurazione si conclude con l’annuncio dei due vincitori: per Hyères è il progetto The future of sausage, lavoro di Carolien Niebling supportato dall’ECAL, indagine sul futuro dell’insaccato che prevede versioni della salsiccia con sangue e insetti; mentre a Tolone vince Imajaghan, il salotto dei francesi Paul Brissonnet e Alexandre Benjamin Navet.

 

Da tradizione, a fine serata l’immancabile partita di pétanque – versione provenzale del gioco delle bocce – tutti insieme. Grande passione e professionalità per un festival che, senza trascurare le suggestioni del territorio, investiga le nuove frontiere del design contemporaneo.

© riproduzione riservata

fino al 24 settembre 2017
Design Parade Toulon, Design Parade Hyères

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