Bauhaus e ritorno

Nato come piattaforma online per costruire mobili fai da te a basso costo, il programma Hartz IV è diventato una rete di manifattura globale. Questa variante open-source del DIY concepisce il design come una spinta verso l'autonomia su scala collettiva.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 962, ottobre 2012

La ragione principale per cui, nel 1954, Max Bill insieme al suo collega Hans Gugelot e al mastro falegname Paul Hildinger progettò per i suoi studenti dell'appena fondata Hochschule für Gestaltung Ulm (HfG) — l'Istituto Superiore per la Progettazione di Ulm, un'istituzione figlia del Bauhaus — una sedia economica, solida e flessibile che nel 1960 pare costasse 11,00 marchi (circa 5,50 euro odierni), era sopperire alle difficoltà economiche delle persone. Oggi, per comprare quello sgabello in legno d'abete rosso bisogna versare 30-40 volte di più nelle casse di chi ne detiene i diritti. Ma sono cambiati anche il valore non materiale e i destinatari di quei mobili, progettati originariamente per ampliare la fascia di quanti potessero permettersi un arredamento di buona qualità a prezzi bassi.

Quello che era stato anticipato dalla Werkbund (la Lega tedesca degli artigiani), poi formulato negli anni Venti dal gruppo nato intorno a Ernst May a Francoforte con lo slogan "Case per il minimo di sussistenza" e infine progettato dagli esponenti del Bauhaus — vale a dire mobili standard da produrre in maniera razionale — è stato solo in minima parte realizzato in grandi quantità a basso costo, mentre non tutto quel che produceva il Bauhaus era risultato accessibile ad ampie fasce di popolazione. Oggi, per esempio, i progetti di Marcel Breuer e dei suoi contemporanei sono accessori di lusso, fermamente nelle mani di Cassina, Tecta, Thonet, Vitra, Manufactum e Co., etichettati come "Classici dei tempi moderni" e acquistabili solo da un circolo molto ristretto di clienti. L'intenzione originaria – produrre mobili di qualità per il popolo, in relazione con il progetto del "Neues Wohnen" (Nuovo abitare) – si è trasformata esattamente nel suo opposto, ovvero nell'offerta di arredi di buona fattura, ma destinati solo a una ristretta fascia molto ricca della popolazione, per via degli onerosi diritti d'autore e, in parte, del costoso lavoro artigianale.
Stefka Ammon, parte della <i>community</i> di Le-Mentzel, durante e dopo il lavoro di costruzione di una sedia "Hartz IV". L’unica contropartita chiesta per scaricare i progetti dal sito è documentare il lavoro svolto con foto che vengono poi messe a disposizione di tutta la <i>crowd</i> dei seguaci di "Hartz IV". Photo Robert Ziegler
Stefka Ammon, parte della community di Le-Mentzel, durante e dopo il lavoro di costruzione di una sedia "Hartz IV". L’unica contropartita chiesta per scaricare i progetti dal sito è documentare il lavoro svolto con foto che vengono poi messe a disposizione di tutta la crowd dei seguaci di "Hartz IV". Photo Robert Ziegler
Il concetto di qualità per tutti si è perversamente trasformato nella costituzione di marchi elitari. Considerati i prezzi, è Ikea con il suo principio "mobili migliori a minor costo" il vero erede del Bauhaus. Quanto bisogno ci sia di spazi abitativi e arredi a buon mercato — alla luce del divario sempre più ampio tra i ricchi e i poveri e della segregazione sociale — è dimostrato, tra l'altro, dalla risonanza ottenuta dal progetto Hartz IV Möbel, una piattaforma online per costruirsi i mobili da sé. "Hartz IV" (che deve il nome al suo promotore, Peter Hartz) in Germania rappresenta il minimo per la sussistenza; indica il programma che dal 2003, in un processo di quattro fasi, ha riunito sussidi di disoccupazione e pensioni sociali. Il contributo statale, di solito, ammonta a 374 euro (oltre al pagamento dell'affitto e del riscaldamento) ed è mirato a finanziare un minimo di sussistenza garantito per i nullatenenti (cibo, abiti, mobili…). Sul sito www.hartzivmoebel.de, l'architetto, ex graffitaro e rapper, Van Bo Le-Mentzel mette a disposizione modelli e istruzioni per costruirsi da sé i propri mobili. Nella nostra società, che rischia di restare soffocata sotto cumuli di oggetti, Van Bo traduce lo slogan del secondo direttore del Bauhaus Hannes Meyer "Bisogni della gente, invece di oggetti di lusso" in "Costruire, invece di consumare".
Thomas Arbenz, un altro membro della <i>community</i>, con la sedia Kreuzberg 36. Le-Mentzel stima che in tutto il mondo siano stati realizzati dai 2.000 ai 6.000 mobili seguendo le sue istruzioni. Photo Thomas Arbenz
Thomas Arbenz, un altro membro della community, con la sedia Kreuzberg 36. Le-Mentzel stima che in tutto il mondo siano stati realizzati dai 2.000 ai 6.000 mobili seguendo le sue istruzioni. Photo Thomas Arbenz
I suoi progetti s'ispirano ai succitati classici dei tempi moderni, ma sono modificati al punto da rivelarsi molto economici e costruibili anche dai "falegnami della domenica". L'acciaio, per esempio, è sostituito dal legno di abete. Sul sito si trovano anche i contatti delle cosiddette "officine aperte", dove chi è interessato può andare a costruirsi da sé i propri mobili. Intanto, Van Bo Le-Mentzel ha riassunto i suoi progetti in un intero modello di appartamento in stile Hartz IV, mentre i membri della sua community hanno costruito una casa di un metro quadrato basata sui suoi disegni. Oltre a luci composte da formine per muffin fotoresistenti, una sedia su cui è incollato del compensato — a metà strada tra Egon Eiermann e la Cucina di Francoforte — e un divano multifunzionale per un appartamento da single, troviamo anche uno sgabello che ricorda il design di Johannes Ittens e Max Bill, combinabile con un insieme di scaffali. Costruito con le proprie mani, invece dei buoni 170, 200 euro dell'originale, questo sgabello costa soltanto dieci euro.
Con Hartz IV si soddisfa il desiderio di un’attività appagante, che si presenta nella forma immediata di produttività e di bisogno d’interazione sociale.
Guerrilla Lounging, allestimento dei mobili Hartz IV alla fermata della metropolitana di Berlino Hansaviertel. Photo Van Bo Le-Mentzel
Guerrilla Lounging, allestimento dei mobili Hartz IV alla fermata della metropolitana di Berlino Hansaviertel. Photo Van Bo Le-Mentzel
Van Bo Le-Mentzel si definisce "un uomo con due mani sinistre". Ha realizzato il suo primo progetto seguendo un corso di una scuola popolare e, orgoglioso del risultato, ha postato le foto online. Si trattava di quella che ormai tra i suoi 'seguaci' è diventata una leggenda: la 24 Euro Chair, una poltrona a metà tra la Barcelona di Mies, la Crate di Rietveld, la poltrona di Erich Dieckmann e la sedia Wassily Club di Marcel Breuer, che però con il suo legno di pino somiglia all'arredamento scandinavo. Van Bo Le-Mentzel non ha niente contro ikea, anzi, ha già fatto ricerche sulle nuove tendenze per conto dell'impresa svedese come uno dei due esperti selezionati per ogni Paese. La versione di Van Bo consiste di un unico pannello di solido legno di pino dello spessore di 18 millimetri, qualche cintura e qualche cuscino, e può essere costruita in sole 24 ore. Se poi nei negozi per il fai-da-te ci si fa tagliare i materiali seguendo le misure dell'architetto, è possibile trasportare tutto anche nei mezzi pubblici, perfino in quelle città dove sono i tornelli a consentire l'entrata nella metropolitana. Le-Mentzel considera l'infrastruttura un elemento essenziale. Per puntare l'attenzione sulle qualità misconosciute dei luoghi pubblici, per esempio, nel 2010 ha arredato con i suoi mobili "Hartz IV" — e ha abitato per un certo periodo — la fermata della metropolitana di Berlino Hansaviertel con il suo Guerrilla Lounging.
Le-Mentzel voleva portare l’attenzione sulle qualità misconosciute dei luoghi pubblici. Photo Daniela Kleint
Le-Mentzel voleva portare l’attenzione sulle qualità misconosciute dei luoghi pubblici. Photo Daniela Kleint
"Costruire, invece di consumare" conta ormai circa 10.000 sostenitori (calcolando il numero di download dei progetti e i commenti). Le università popolari tedesche propongono già corsi specifici per costruirsi in proprio sedie a 24 euro. Le-Mentzel stima che in tutto il mondo siano stati realizzati dai 2.000 ai 6.000 mobili seguendo le sue istruzioni. All'inizio non avrebbe mai immaginato che il progetto acquisisse simili dimensioni. Van Bo è considerato un esperto di crowdsourcing e lavora nel reparto strategie di Dan Pearlman, un'agenzia pubblicitaria specializzata in architettura. Il suo progetto è diventato una rete di manifattura globale. "Senza padroni, senza salari, senza contratti, solo persone motivate, tutti sono felici, ma io sono produttivo quanto un industriale medio del settore del mobile", afferma Le-Mentzel. L'offerta è gratis, ma non senza costi. A ogni membro della community, infatti, Van Bo chiede una documentazione del lavoro svolto o foto del risultato, che a loro volta vengono messe a disposizione della crowd, cioè delle persone che seguono online i mobili "Hartz IV", principalmente su Facebook. A metà di quest'anno, inoltre, Van Bo Le-Mentzel ha pubblicato, nel libro Hartz IV Möbel.com. Build more Buy less! Konstruieren statt Konsumiere (Hatje Cantz, 2012), tutte le istruzioni per i mobili, alcune storie di falegnami fai da te, le sue idee sull'economia del dare e avere e sul karma del capitalismo, finanziandosi attraverso il crowdfounding, ovviamente.
La famiglia Doerig con alcuni pezzi autocostruiti della collezione Berliner Hocker, per la quale Le-Mentzel si è ispirato allo sgabello Ulm progettato da Max Bill, Hans Gugelot e Paul Hildinger nel 1954, oltre che lo sgabello che Le Corbusier disegnò nel 1952 (attualmente prodotto da Cassina). Photo Andreas Doerig
La famiglia Doerig con alcuni pezzi autocostruiti della collezione Berliner Hocker, per la quale Le-Mentzel si è ispirato allo sgabello Ulm progettato da Max Bill, Hans Gugelot e Paul Hildinger nel 1954, oltre che lo sgabello che Le Corbusier disegnò nel 1952 (attualmente prodotto da Cassina). Photo Andreas Doerig
Così, dopo mezzo secolo, ecco arrivare finalmente lo sgabello di Ulm. Van Bo Le-Mentzel rispedisce gli elitari mobili Bauhaus, in maniera sovversiva — nella loro forma modificata — lì dove avrebbero dovuto essere, cioè nelle misere case di chi ha davvero bisogno di mobili economici, ma anche forse negli appartamenti delle persone stanche di Ikea. In fin dei conti quando ci si costruisce qualcosa da sé impiegandoci parecchie ore lo si guarda con occhi molto diversi che dopo averlo comprato d'impulso. Comunque, Le-Mentzel stima che soltanto circa un terzo delle persone che si fanno i mobili da sé sia realmente in ristrettezze economiche. In definitiva, i materiali restano ancora troppo cari per chi vive di sussidi statali: spesso, per queste persone risulta più economico comprare arredi usati. "Hartz IV" funge più da etichetta, cosa che alcuni percettori di sussidi criticano online: simboleggia pars pro toto, una forma di società nella quale esistono nuovi bisogni, al di là di quelli materiali. È per questo che trova pochi riscontri nei Paesi emergenti: chi non ha mai avuto la possibilità di consumare, infatti, non riesce a comprendere appieno questa nuova voglia di costruire. Il messaggio è rivolto alle società già sature, che hanno troppo denaro e troppo poco tempo per spenderlo.
In questo senso, l'economia reale gioca solo un ruolo subalterno: al centro c'è l'interazione sociale, collegata a un rinato movimento Do It Yourself. Si tratta del desiderio di un'attività appagante, che si presenta nella forma immediata di produttività e di bisogno d'interazione sociale—nella vita sia reale sia digitale: andando a costruire nelle officine aperte si conoscono nuove persone, al contempo ci si sente parte della comunità in rete. Al contrario dei vecchi movimenti DIY, infatti, è internet a consentire l'interazione fra esperienze di successo, la possibilità di narrarle immediatamente e la subitanea presentazione in un forum di oggetti realmente esistenti, costruiti con le proprie mani. Questo complesso intreccio non potrebbe mai essere generato da riviste dedicate a chi ha l'hobby del fai-da-te. La variante open source del DIY è molto più sfaccettata della mera critica dei modelli di produzione industriali; è parte di un movimento volto all'autonomia e alla responsabilizzazione. Van Bo lo riassume così: "Prima era Do-It-Yourself, oggi è Do-It-Together".
Come il Bauhaus, così anche i mobili "Hartz IV" hanno motivazioni sociali, figlie del loro tempo. La differenza sostanziale, tuttavia, sta nel ruolo del designer: mentre negli anni Venti gli architetti ritenevano di sapere perfettamente come poter contribuire al miglioramento delle condizioni di vita, oggi non sono più così sicuri delle loro risposte alle questioni abitative, e dunque a quelle sociali. Questo ha a che fare da una parte con gli stili di vita, le idee e i desideri di chi abita uno spazio, sempre più diversi tra loro; dall'altra, con la crescente mobilità degli utenti e delle variabili condizioni di vita e lavoro. I designer consapevoli della loro responsabilità, perciò, assumono sempre più il ruolo di moderatori o insegnanti, mettendo a disposizione di chi abita gli spazi la possibilità di realizzare autonomamente le proprie idee e i propri desideri. Non concepiscono il design come una semplice produzione di oggetti, bensì come una spinta verso l'autonomia su scala collettiva.

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