Nel 1950 Carl Hansen & Søn, tra le più note fabbriche di mobili danesi, produce la prima sedia modello CH24. Oggi, settantacinque anni dopo, quella che tutti hanno imparato a chiamare la Wishbone Chair è copiatissima e desideratissima. Su TikTok gli influencer la unboxano e anche su Instagram i post non si contano. Non è un caso isolato. Il design nordico parla la lingua delle nuove generazioni, nonostante sia nato quasi un secolo fa.
Linee essenziali, volumi organici, materiali naturali, texture tattili, palette luminose: sono le stesse forme che definivano il design scandinavo nel Novecento e che oggi i millennials e la Gen Z scelgono per le loro case (piccole, provvisorie e in affitto).
Ma perchè? Cos’avevano intuito i progettisti del nord Europa di così grande da ispirare e guidare tutte le successive generazioni? La larga presenza del pensiero scandinavo negli ambienti e nelle logiche delle nuove generazioni, non è solo una sonora eco dell’esperienza progettuale degli autori del ‘900 o della sua riscoperta più recente, quando a inizio millennio quello “scandinavo” è diventato il pensiero forte del design, ma una rinnovata e convinta risposta alle loro nuove esigenze.
Il design nordico parla la lingua delle nuove generazioni, nonostante sia nato quasi un secolo fa.
Molti dei brand con cui le nuove generazioni sono cresciute vengono dal nord. H&M, Ikea, Cos, Hay, Flying Tiger Copenhagen, sono la quotidianità, sono le nostre mutande, le magliette, la tazza preferita, il mobile della tv. Sono i negozi che dagli anni duemila rappresentano una tappa fissa delle gite al centro commerciale o dei giri in centro, i colossi soprattutto svedesi e danesi che qui da noi sono riusciti a imporre e importare non solo prodotti, ma nuovi modi, nuove abitudini, nuove ricette che per i giovanissimi di oggi sono semplicemente lo standard.

Il profondo accordo che li lega al design nordico trova il suo principale motore in un concetto a cui i danesi sono legati tanto da avergli dato un nome: hygge, ovvero uno stato di benessere psicologico, ambientale ed emotivo. Aspirare a raggiungere questa condizione rappresenta un bisogno condiviso e coinvolge lo spazio progettato ben oltre la sua dimensione architettonica: investe il cibo, i vestiti, i suoni, la qualità dell’esperienza nella sua interezza.
Cosa c’entri il design con tutto questo ce lo raccontano mobili e oggetti intrisi della cultura del nord, sensibili al comfort e al rispetto per l’essere umano: sono prodotti che non impongono un modo d’uso, ma lo suggeriscono e lo stimolano favorendo un’interazione sempre libera e centrata sulla persona.

Inoltre, il mobile scandinavo è autenticamente democratico e versatile. Diversamente dal design di altre scuole europee, quello nordico è, nella maggior parte dei casi, completamente svincolato dal contesto che lo accoglie. Si tratta di oggetti nomadi, autonomi, capaci di abitare qualsiasi spazio senza dipendere dalle sue caratteristiche e spesso nati per essere impilabili, trasportabili, richiudibili.
I mobili scandinavi non impongono un modo d’uso, ma lo suggeriscono e lo stimolano favorendo un’interazione sempre libera e centrata sulla persona.

Una condizione ideale per le case fluide e temporanee dei giovani, tema oggi abbracciato da molti brand di design, su tutti Ikea, che da sempre propone soluzioni intelligenti a prezzi accessibili, ispirando i propri clienti con campagne capaci di diffondere a livello globale il pensiero locale, tutto svedese, di una quotidianità in costante evoluzione.
E poi il design nordico è sostenibile, ma per davvero: non è solo questione di materiali, nemmeno di produzione o di distribuzione e non ha a che fare solo con la capacità di questi oggetti di durare praticamente in eterno. Il design nordico è sostenibile perché il rapporto con la natura ne definisce ogni aspetto e processo. E “sostenibile” è una parola-chiave per la Generazione di Greta Thunberg. Un tema talvolta abusato o frainteso, ma in ogni caso costantemente presente anche in termini formali e progettuali.
Comunque, la grande rivoluzione del design nordico, sta nella sua capacità di rifiutare qualunque formalità e qualunque formalismo. La forma segue davvero la più nobile delle funzioni: rendere le persone consapevoli e riconoscenti verso gli oggetti, in quanto strumenti che contribuiscono a un’esperienza di vita il più possibile positiva e apprezzabile.