Giancarlo De Carlo inedito: il designer oltre l’architetto

Per celebrare il centenario della nascita di Giancarlo De Carlo, proponiamo un lato meno conosciuto del celebre teorico e architetto: quello del designer d’interni, attraverso l’archivio di Domus.

Genovese di nascita ma cittadino del mondo, Giancarlo De Carlo dopo prolungati periodi all’estero con il padre tunisino e la madre cilena, rientra da Tunisi per frequentare l’accademia navale di Livorno per poi trasferirsi a Milano, dove si laurea in ingegneria nel 1943. L’inizio della carriera di questo celebre progettista è legato all’attività editoriale – dapprima nella Casabella di Giuseppe Pagano, poi pubblicando per la Domus di Rogers [1] due contributi su Wright e Morris nel 1946 – come preludio all’approccio critico verso il Movimento Moderno – dal quale eredita l'impegno etico più che gli stilemi formali – compiuto poi nell’esperienza del Team X, di cui sarà uno dei principali protagonisti, soprattutto insieme a Alison e Peter Smithson, Aldo Van Eyck e Georges Candilis.

Giancarlo De Carlo, un negozio a Bari. Dal numero di Domus 292, 1954.

Dopo la laurea in Architettura allo IUAV, De Carlo si distingue marcatamente rispetto agli altri protagonisti del Moderno italiano, definendo una propria traiettoria. Attraverso la progettazione partecipata, il progetto come ‘tentativo’, nonché lo studio e l’interpretazione delle forme spontanee dell’abitare, De Carlo contribuì – anche attraverso la direzione della rivista Spazio & Società – a mantenere l’architettura italiana all’interno del dibattito internazionale.

Esistono, tuttavia, dei tasselli del suo complesso profilo professionale che non sono stati adeguatamente messi in risalto. Tra questi si colloca l’approccio trasversale alle scale del progetto, attraverso l’intero spettro dei temi formali, costruttivi, tecnologici e materici. Infatti, come gli altri professionisti della stessa generazione [2], si è occupato anche di disegno industriale, talvolta come fronte di intervento sulle questioni sociali.

Gli oggetti, gli arredi, gli interni e i dispositivi urbani, costituiscono probabilmente un patrimonio dimenticato della sua articolata opera. Nel contesto degli architetti-designer, quella di Giancarlo De Carlo è inquadrabile come una “terza via” al disegno industriale, diversa sia dall’approccio artistico di Ponti che di quello industriale di Zanuso. [3] In particolare, accosta l’approccio artigianale a una marcata attenzione per le innovazioni tecnologiche, sia dei materiali che dei processi. È un professionista ‘totale’ che cerca l’unità ideale all’interno del progetto, dall’organizzazione del territorio alla definizione dei dettagli.

Gio Ponti, nella presentazione – all’interno di Domus 287, Ottobre 1953 – del progetto di allestimento degli interni della turbonave Lucania – sviluppato da De Carlo insieme a Ezio Mariani e all’artista Fernand Legér – sottolinea la modernità dell’approccio interdisciplinare al tema, capace di coniugare in un unicum di grande valore estetico, architettura, arte e arredamento. Ponti elogia la scelta degli armatori Grimaldi di affidare a lui sia la trasformazione formale dell’esistente configurazione spaziale del soggiorno e delle cabine, sia la loro definizione qualitativa in termini di dettagli, arredi, materiali, atmosfera e apparati. Il contributo di Legér non si limita solo alla caratterizzazione della sala da pranzo, ma influenza l’intero progetto.

Nella turbonave Lucania mette in campo tutta la sua abilità di ‘designer’ d’interni e arredatore, progettando ogni particolare e scegliendo con accuratezza ogni materiale e finitura: dal gioco ottico realizzato con una serie di specchi opportunamente disposti, all’inserimento del dipinto di Legér come un motivo decorativo aperto. Si aggiungono gli elementi di disegno industriale: divani e poltrone sono studiate come elementi a cavallo fra pezzi d’autore e oggetti di produzione seriale.

Domus, all’interno del numero 292 di Marzo 1954, torna sulle abilità del progettista genovese nell’ambito degli interni, pubblicando il progetto di un negozio d’abbigliamento a Bari, sviluppato con la collaborazione di Massimo Vignelli.

L’organizzazione dello spazio principale avviene attraverso un sistema ‘infrastrutturale’ formato da tre binari metallici – innestati al piano d’imposta degli spazi voltati. Una “macchina espositiva” perfettamente in sintonia con la stagione in cui “architetti da una parte, stilisti e marchi dall’altra uniscono le forze per esprimere idee di identità personale, sociale e culturale” [4]. La forza dell’insieme nasce dal rigore dell’intenzione progettuale, che alla massa muraria accosta una struttura autonoma, ma frutto dei caratteri e della geometria della situazione specifica. Un sistema flessibile ma rigoroso, impostato sul movimento nello spazio. Attraverso i tre binari metallici viene risolto l’intero allestimento: gli incroci degli assi individuano, in modo chiaro e lineare, gli ambiti del negozio, distinguendo tra esposizione, studio e spogliatoio. I binari sono il supporto degli elementi divisori, dei corpi illuminanti e degli espositori. Vestiario, calzature e accessori vengono messi in scena attraverso delle teche cilindriche in plexiglas – di diametri e altezze diverse, sospese così da essere visti ad altezze opportune. La luce orientabile dei faretti e le quinte rotanti, con un lato a specchio e l’altro impegnato da un’opera d’arte, orientano il movimento nello spazio.

Giancarlo De Carlo. Foto Casali. Archivio Domus

Le convergenze con la nave Lucania sono molteplici, ad esempio gli specchi come dispositivo di amplificazione virtuale dello spazio fisico e la contaminazione artistica, in questo caso di Mario Tudor. Un lato dei pannelli girevoli è, infatti, decorato con dipinti a tempera su fondo viola, nero, rosa, marrone.

Dal 2005, anno della sua morte, si è progressivamente cristallizzato il profilo pubblico di De Carlo come architetto e intellettuale impegnato. Secondo, peraltro, un’impostazione largamente stabilita da lui stesso. Queste pagine di Domus rappresentano una preziosa testimonianza di un tragitto ampio, trasversale, intenso, spesso trascurato dalla letteratura dominante, e i casi della Lucania e del negozio di Bari fanno parte di queste tracce.

1:
Francesco Samassa, Giancarlo De Carlo, Dizionario biografico degli italiani, Treccani, Milano: 2014
2:
Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana, ed., Il design degli architetti italiani (Electa, Milano: 2014)
3:
Elena Dellapiana, I designer architetti, in Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana, ed., Il design degli architetti italiani (Electa, Milano: 2014), 9-31
4:
https://www.domusweb.it/it/notizie/2017/06/12/domus_e_la_moda.html

La ricerca su Giancarlo De Carlo, tuttora in corso, è  svolta nell’ambito del Corso di Dottorato in Architettura e Design dell’Università di Genova, da un gruppo di lavoro costituito dai dottorandi Luigi Mandraccio, Stefano Passamonti e Francesco Testa, sotto il coordinamento scientifico della Prof. Arch. Carmen Andriani. Questa attività si inquadra nel contesto delle attività promosse dal Comitato Scientifico per le celebrazioni del Centenario, attivo presso l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma. La ricerca si è avvalsa del supporto dell’Archivio Progetti IUAV di Venezia, sede  del fondo archivistico. I primi risultati di questi studi sono stati presentati in occasione del primo seminario internazionale presso l‘Accademia di San Luca.

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