L'esercito dei robot

Nel 1984, Domus pubblica una mostra spettacolare allestita all'American Craft Museum di New York: protagonista dell'esibizione il rinnovato mito tecnologico dei robot, sospeso tra storia, fantasia e realtà.

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Pubblicato in origine su Domus 651 / giugno 1984

Un rinnovato mito tecnologico: storia, fantasia e realtà dei robot in una mostra spettacolare all'American Craft Museum di New York

I robot sono appena nati. Da poco – usciti dall'adolescenza dei laboratori di ricerca – hanno fatto il loro trionfale ingresso nella nostra vita quotidiana. Eppure una volta raggiunto il vertice tecnologico della nuova rivoluzione industriale, gli automi sono già diventati pezzi da museo, reliquie archeologiche di un futuro che sembra già passato. Questa è l'impressione di chi visita la mostra "The Robot Exhibit" organizzata da gennaio a maggio dall'American Craft Museum di New York.

La mostra – una rassegna storica di robot, cyborg, automi e androidi – girerà nei prossimi due anni gli States, ospite di altri 11 musei dalla California all'Illinois. Può sembrare strano che una tecnologia così recente che ha davanti a sé, per opinione unanime, un grande e straordinario futuro, venga già celebrata addirittura nei musei, quasi si trattasse di un'espressione culturale matura. D'altra parte il mito del robot è molto antico e profondamente radicato nella nostra memoria e nell'immaginario popolare. Un mito che si è sempre nutrito di terrore e fascino, irresistibile attrazione e paura (Frankenstein e il Golem sono i due esempi più classici).
In apertura: <em>Sigma</em>, robot cartesiano di montaggio in costruzione nello stabilimento della Olivetti C. N. di Marcianise,  Caserta 1983. Qui sopra: a sinistra, <em>Robot con alligatori</em>, scultura di Tony Buonaugurio (1982), ceramica dipinta e acrilico lucido (Proprietà Gallery Ives Arman NY); a destra: <em>Robert Robot</em>, USA 1961, giocattolo meccanico (Proprietà Robotorium New York). Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
In apertura: Sigma, robot cartesiano di montaggio in costruzione nello stabilimento della Olivetti C. N. di Marcianise, Caserta 1983. Qui sopra: a sinistra, Robot con alligatori, scultura di Tony Buonaugurio (1982), ceramica dipinta e acrilico lucido (Proprietà Gallery Ives Arman NY); a destra: Robert Robot, USA 1961, giocattolo meccanico (Proprietà Robotorium New York). Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
Come si vede si tratta di sentimenti nati molto prima che la microelettronica dei computer permettesse ai robot di uscire dalla fantascienza ma – per entrare nella cronaca come prodotti di serie. La mostra di New York espone 160 oggetti che raccontano cronologicamente la storia di questo lungo conflitto di sentimenti.
<em>Godsigma</em>, robot giocattolo (Proprietà Godaikin), Giappone 1983. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
Godsigma, robot giocattolo (Proprietà Godaikin), Giappone 1983. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
Si tratta di giocattoli, sculture, meccanismi inutili, opere d'arte, robot industriali e da spettacolo, robot costruiti per hobby o per assemblare automobili. Una rassegna che parte da un piccolo cane di legno frutto del lavoro di un robot oscuro artigiano dell'Egitto dei faraoni e si conclude con l'ultimo robot "intelligente" creato dalla Unimation per 'l'industria americana. Dal confronto tra robot del passato e operai meccatronici del presente, fi- gli tutti dello stesso mito, vien fuori però una grande differenza. Quelli del passato prossimo e remoto, i robot fantastici e inutili, rivelano nelle loro forme tutta la tensione con la quale gli autori si sforzavano di superare i limiti imposti da tecnologie insufficienti.

Al contrario, i più sofisticati tra i robot moderni, capaci di performance strabilianti (ad esempio: manipolare in orbita i satelliti artificiali), appaiono ai nostri occhi come banali meccanismi, ben poco spettacolari in sé. Le loro forme, il loro design, non ci dicono niente, appiattite come sono dalla funzionalità produttiva per la quale sono stati creati. Servitori fedeli, incapaci di ribellioni o sorprese, totalmente privi di fascino. È una strana mostra dunque quella del Craft Museum. In parte è la celebrazione di un rinnovato mito tecnologico; per il resto si limita a esporre la salma di una millenaria utopia.
I robot, fantastici e inutili, rivelano nelle loro forme tutta la tensione con la quale gli autori si sforzavano di superare i limiti imposti da tecnologie insufficienti
A sinistra: <em>RB5X. The intelligent Robot</em>, USA 1982, personal robot per ufficio, mobile e programmabile in LOGO (il più semplice linguaggio di programmazione). Esegue comandi "a voce", riproduce suoni, si orienta, scopre e spegne piccoli incendi; a destra: robot giocattolo, USA 1960. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
A sinistra: RB5X. The intelligent Robot, USA 1982, personal robot per ufficio, mobile e programmabile in LOGO (il più semplice linguaggio di programmazione). Esegue comandi "a voce", riproduce suoni, si orienta, scopre e spegne piccoli incendi; a destra: robot giocattolo, USA 1960. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
A sinistra: <em>DC-Prober</em> di Robert Profeta, 1979, personal robot programmabile, cammina muove le braccia e la testa, raccoglie e manipola oggetti, può funzionare come guardiano perché segnala rumori, luce e calore; a destra: scultura robot di Fabio Tita, Milano 1981. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
A sinistra: DC-Prober di Robert Profeta, 1979, personal robot programmabile, cammina muove le braccia e la testa, raccoglie e manipola oggetti, può funzionare come guardiano perché segnala rumori, luce e calore; a destra: scultura robot di Fabio Tita, Milano 1981. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
A sinistra: alcuni robot industriali di produzione italiana in uso nelle grandi fabbriche; a destra: <em>Camel Robot</em>, Milano 1984, robot manipolatore specializzato nei trattamenti termici (forgia, fonderia ecc.) con il suo progettista Alessandro Ferloni. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne
A sinistra: alcuni robot industriali di produzione italiana in uso nelle grandi fabbriche; a destra: Camel Robot, Milano 1984, robot manipolatore specializzato nei trattamenti termici (forgia, fonderia ecc.) con il suo progettista Alessandro Ferloni. Domus 651 / giugno 1984, vista pagine interne

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