Il Codice Santini alla corte dei Montefeltro

Va all’asta un raro manoscritto del rinascimento urbinate, preziose pagine d’ingegneria bellica che potrebbero avere ispirato anche il maestro Leonardo da Vinci.

“Ornato di molta sapienza et molto avveduto nell’essercito militare quanto altro capitano fosse a questi giorni.” Descrive così Cherubino Ghirardacci, frate agostiniano e storico del XVI secolo, uno degli uomini più illuminati del Rinascimento: Federico da Montefeltro.

Federico diventò signore di Urbino nel 1444. Accumulò ricchezze e costruì una corte la cui fama si propagò in tutta Europa. Mecenate tra i più raffinati, Montefeltro chiamò intellettuali e numerosi artisti alla sua corte, tra cui Paolo Uccello, Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Donato Bramante e l’architetto Francesco di Giorgio Martini.

Le gesta e il ducato di Federico hanno trovato spazio in molteplici racconti, numerosi libri e opere.

Piero della Francesca, Doppio ritratto dei duchi di Urbino, 1465/1472 ca., Uffizi, Firenze

Tanti i lasciti alla sua amata città, Urbino, che per amor del bello hanno trovato una nuova casa tra le sale dei musei di tutto il mondo, molti noti, come la Pala di Montefeltro, conosciuta anche come Pala di Brera, ed altri più intimi, riservati e altrettanto preziosi come “Il Codice Santini”, un manoscritto su pergamena redatto nel pieno fervore del Rinascimento, proprio presso la corte dei Montefeltro e dei Della Rovere, con il fine di glorificare l’egemonia del ducato in materia di macchine civili e militari.

L’ingresso del Codice Santini nella collezione dei duchi di Urbino è posteriore al 1498, poiché non risulta nell’Indice vecchio, il primo inventario della biblioteca dei Montefeltro e dei della Rovere, appare però nell’ultimo inventario redatto da Francesco Scudacchi nel 1632.

Il Codice è quindi l’unico fra i manoscritti urbinati a non essere stato trasferito alla Biblioteca Apostolica Vaticana nel 1657, rimanendo a Urbino per i secoli successivi. 

Courtesy @ilpontecasadaste

Il manoscritto trova un lapalissiano riscontro nell’opera di Francesco di Giorgio Martini (1439-1501), autore sia del celebre Opusculum de Architectura che probabile ideatore dei disegni preparatori alle settantadue formelle a composizione del Fregio dell’Arte della Guerra oggi conservate presso la Galleria Nazionale delle Marche.

Sia l’opusculum, sia le formelle del Fregio, hanno come unico scopo la glorificazione delle virtù del principe-guerriero, il duca Federico da Montefeltro.

Maestro riconosciuto per la spiccata abilità nella rappresentazione delle macchine, Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) fu allievo di Mariano di Jacopo detto il Taccola (1381-1453 ca.), meglio noto come l’Archimede di Siena, da cui imparò l’arte ingegneristica, un campo allora riservato a una ristrettissima nicchia di intellettuali e che lo portò a intessere uno stretto rapporto con Leonardo da Vinci (1452-1519), testimoniato anche dalle annotazioni di quest’ultimo presenti nel Codice Ashburnham 361. L’incontro tra i due avvenne nel 1490 ca. e fu fondamentale per la realizzazione dell’Uomo vitruviano e per molte delle opere relative alle macchine civili e militari che Leonardo realizzerà negli anni a venire.

Pagine di estrema bellezza che potrebbero aver dunque inspirato Leonardo, anche perchè in quegl’anni si trovava proprio ad Urbino. Raffinatissimi disegni che rendono esplicito il genio, la maestria, l’ingegno di un autore ancora incerto per gli studiosi, per quanto rientri senza ombra di dubbio nella cerchia dei maestri vicini a Francesco di Giorgio Martini. 

Courtesy @ilpontecasadaste

La studiosa Gustina Scaglia lo ritiene preparatorio per la composizione delle celebri formelle del Fregio dell’Arte della Guerra, il Professor Pietro C. Marani, Presidente Ente Raccolta Vinciana di Milano, colloca il manoscritto nel primo decennio del Cinquecento ma non si esprime su una possibile attribuzione.

Afferma la studiosa Grazia Bernini Pezzini: “Le fonti più antiche finora note che riportano immagini presumibilmente desunte dal fregio, consistono in due codici di disegni, l’uno della Biblioteca Vaticana (Urb. Lat. 1397) e l’altro di proprietà dell’Avv. Santini di Urbino, entrambi databili al secolo XVI [...]”

Il Codice Santini torna a svelarsi in tutta la sua bellezza al Ponte Casa d’Aste il 27 di febbraio, con la speranza che possa entrare, come altri suoi “colleghi” più noti, in qualche museo o biblioteca, con l’auspicio che un nuovo mecenate, un nuovo Federico da Montefeltro, possa acquistarlo per poi far dono di questo splendido volume ai tanti amanti dell’arte, dell’ingegneria, della cultura e del rinascimento italiano.

“Il Rinascimento e Leonardo si spensero insieme” scrisse lo storico, militare e critico letterario Gaetano Negri, il Rinascimento continua però a manifestarsi attraverso numerose opere e pagine di pregiati manoscritti.

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