Con la mostra “Cere Anatomiche”, Fondazione Prada aggiunge un tassello fondamentale ad una ricerca iniziata nel 2019 con “Il Sarcofago di Splitzmaus e altri tesori” curata da Wes Anderson. Questa volta al centro dell’esposizione c’è un altro regista di culto, il canadese David Cronenberg.
Per il progetto espositivo, la sede di Milano di Fondazione Prada accoglie parte della collezione de La Specola, uno dei gioielli del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, al momento chiuso per rinnovo (riaprirà a fine 2023). Inaugurato nel 1775 per volere del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, fu il primo del suo genere ad aprirsi al pubblico.
La Specola ospita più di 3.5 milioni di reperti animali, la raccolta più ampia al mondo di cere anatomiche del XVIII secolo e la collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701). Tra le opere in cera, di particolare bellezza e fascino sono le quattro figure femminili distese, le cosiddette “Veneri”. Una di queste è una Mater gravida che, sotto i sette strati scomponibili, cela un feto. Sono loro le protagoniste dell’esposizione in Fondazione Prada.
Gli scultori non volevano che queste figure apparissero sofferenti o sotto tortura, o ancora imprigionate o prive di vita. Volevano farle sembrare vive e in qualche modo pienamente parte dell’esperienza di esporre l’interno dei propri corpi.
David Croneberg

La mostra di Milano riunisce tredici ceroplastiche ritraenti modelli anatomici femminili per concentrarsi sul modo in cui il corpo delle donne veniva rappresentato. Un corpo perfettamente epilato, adornato da fili di perle: si scorgono le labbra socchiuse, i capelli perfettamente acconciati secondo le usanze del XVIII secolo. I modelli ben rappresentano come veniva visto il corpo femminile in una società prettamente patriarcale, con un inequivocabile tocco artistico, anche se le cere avevano uno scopo prettamente didattico.
Four Unloved Women, A drift on a Purposeless Sea, Experience the Ecstasy of Dissection (Quattro donne mai amate, alla deriva su un mare senza scopo, sperimentano l’estasi della dissezione) è l’opera realizzata appositamente per questa mostra da David Cronenberg. Regista di culto, si affermò negli anni Ottanta e seguenti come maestro di un cinema visionario e orrorifico incentrato sul corpo umano e sulle sue mutazioni e contaminazioni, con film come Videodrome (1983) o La Mosca (1986), fino al seminale eXistenZ (1999) e al recente ritorno con l’enigmatico Crimes of the Future (2022).

Per “Cere Anatomiche”, Croneberg confeziona un cortometraggio che propone una lettura di genere, focalizzando l’attenzione sui corpi femminili presenti nelle collezioni anatomiche e sul modo in cui il corpo delle donne è stato rappresentato con mezzi artistici a scopi scientifici. “Gli scultori non volevano che queste figure apparissero sofferenti o sotto tortura, o ancora imprigionate o prive di vita. Volevano farle sembrare vive e in qualche modo pienamente parte dell’esperienza di esporre l’interno dei propri corpi”. Seguendo questa direzione, il regista realizza un video in cui queste figure ondeggiano soavi sull’acqua azzurrissima di una piscina: la pelle che brilla lucida e liscia riflettendo i raggi sole, i volti in estasi mentre, lentamente, il loro corpo si disseziona. Le scene danno generano contemporaneamente turbamento e fascino, sensazioni apparentemente “facili” da suscitare, per chi (Cronenberg) si muove su questo filo da oltre quarant’anni.
Da sempre le opere di ceroplastica della Specola hanno attirato l’attenzione del pubblico di visitatori, suscitando sentimenti oscillanti tra il fascino e il disgusto: dopo averle viste, nel 1857 Hermann Melville, l’autore di Moby Dick, le definirà “Horrible and nauseating”. Da allora il passare del tempo sembra non aver scalfito il potere di queste opere, che al contrario attuano una rivendicazione di attualità, nel nostro immaginario contemporaneo.