Nel festival più importante, la fotografia celebra il corpo e la diversità

Siamo stati ad Arles, per Le Rencontres de la Photographie, dopo l’edizione mancata dell’anno scorso.

Una settimana generalmente è un tempo ideale per visitare Arles e il suo festival della fotografia che due anni fa ha festeggiato il suo primo mezzo secolo di attività. Non una settimana qualsiasi, ma la prima, perché quella di Arles è anche una piccola comunità. Approfittando di mostre, talk, presentazioni e feste, portfolio review con i più noti photo-editor e curatori, molti appassionati e professionisti si incontrano ogni anno. Nei giorni dell’opening è possibile conoscere personalmente noti artisti che vivono anche molto lontano o incontrare colleghi coi quali si è solitamente in contatto solo attraverso i social. 

C’era qualche dubbio su come si sarebbe organizzato il festival di fotografia più importante d’Europa, dopo l’appuntamento mancato del 2020 e le restrizioni. L’edizione di quest’anno, seppur confezionata in versione light, non ha granché da invidiare alle precedenti: le mostre sono allestite come sempre nelle architetture storiche della città, nei giardini, nelle chiese e nei musei. Tutti gli allestimenti sono accessibili senza attese, basta indossare la mascherina.
Al di là delle immancabili mostre d’archivio sui nomi storici della fotografia, dei tributi e delle riletture, quest’anno il festival è dedicato alla celebrazione della diversità, ed esplora sotto vari e differenti aspetti come il corpo performi nelle nostre società, culture e comunità.

In cosa consiste la nostra esistenza “oltre il genere e oltre i confini”? Una domanda rimasta in sospeso già dall’anno scorso, il primo anno di Christoph Wiesner, prima alla guida di Paris Photo, come direttore del festival. 

Il nostro più importante e primario mezzo di espressione è anche lo strumento politico più deflagrante e la pandemia ha solo riportato in superficie la nostra fragilità terrestre e le nostre differenze sociali accentuandole. Il Festival del 2021 ha saputo recuperare ogni tematica riaffiorata in superficie senza escludere nessuna minoranza e proprio per la sua capacità di non essere solo un contenitore di storie e di pratiche fotografiche innovative, ma di compiere con questa edizione anche un gesto politico noi pensiamo che vada la pena visitarlo.

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