Arte e moda: un’antica dicotomia

Dall’antica Grecia alla settimana della moda in piena epoca pandemica. Un breve racconto che mostra la forte unione tra costume, pittura e scultura.

Maniera, ritmo, regola, quantità, tempo, suono, norma, moderazione, tono. Modus, Moda.

Si è conclusa a Milano, dopo il passaggio di testimone dalla capitale britannica, per poi arrivare a Parigi, la tanto attesa settimana della moda, tra un mix di reale a virtuale, scelta quasi obbligata visti i tempi pandemici, ma di grande successo e di spettacolari realizzazioni come il progetto Virtual Reality di Prada.

Ma quando nasce la moda? E soprattutto, qual era la sua funzione originaria?

Durante il periodo dell'antica Grecia o dell'antica Roma, gli abiti, i costumi, assunsero precise funzioni, che distinguevano le varie classi sociali, mansioni sacerdotali e amministrative nonché militari. Drappeggi avvolti intorno ai corpi, lunghe tuniche cucite solamente su di un lato, e una cintura che teneva le leggere stoffe strette in vita.

Nel corso dei secoli però, la moda, i tessuti e i loro drappeggi hanno dettato la consistenza del pennello dei più grandi pittori e l’incisività dello scalpello degli scultori. Divinità, re e regine, imperatori e imperatrici, santi, Madonne e Cristi, si son vestiti e son stati rappresentati inseguendo la moda stessa. Essa non ha solo dettato forme e rappresentazioni ma ha influito direttamente sugli stili dei pittori. Come la pittura di Agnolo Bronzino non poteva essere influenzata dai magnificenti broccati delle sue donne fiorentine, portando la raffigurazione delle stesse ad essere così imponente?

Come non pensare che magari Giovanni Boldini non avrebbe dipinto diversamente se le sue donne non fossero state vestite di tutta quella seta e raso bianco? Quanto deve la pittura di Jean-Honoré Fragonard a gonne à panier e al taffetà? le sue donne frivole, lascive, al pari di quelle di François Boucher, vengono così interpretate proprio perchè la moda si prestava.

Principe Don Carlos di Austria, Alonso Sánchez Coello, 1555-1559

Nella pittura le vesti influenzano gli stili, lasciando spazio ad interpretazioni visive che, gli artisti, tendono a far proprie, una dicotomia questa, arte e moda, dove contaminazioni, sovrapposizioni, collaborazioni ed influenze, che passano dall’antichità sino alla più recente contemporaneità, diventano necessarie. Arte e moda si sono spesso fronteggiate, per i pittori, gli abiti son stati strumenti essenziali per le loro raffigurazioni, per gli artigiani/ stilisti invece, i dipinti son stati grandi fonti dispirazione, non dimentichiamo un’intera collezione di Dolce e Gabbana rivolta alla pittura barocca. Per gli studiosi, invece, l’abbigliamento documentato in un dipinto è di grande aiuto per la datazione dellopera stessa: i dettagli delle vesti, gli accessori, copricapo, acconciature, particolari essenziali per tradurre e capire il dipinto.

Il sarto, lo stilista, diventa quasi un architetto ed il pittore ne traduce il pensiero, facendo si che ne diventi la sua cifra.

Il più noto dei veneti, Jacopo Robusti, prese il suo nome proprio dalla moda, figlio di un tintore di seta divenne noto proprio come il Tintoretto. La sua pittura, così leggera, interpretò dogi, cortigiane, figure così diverse accomunate da dettagli iconografici bene precisi e puntuali: pellicce e copricapo, gioielli, pettini, specchi. Le tele utilizzate si son rivelate essere di lino, con differenti armate, sia semplici come il tabì, simili a quelle del taffetà, che più robuste e con trame più grossolane, come quella utilizzata per l’ultima cena.

Ritratto della principessa Marthe-Lucile Bibesco, Giovanni Boldini, 1911

Dalle opere spagnole del XVII secolo di Zurbarán e Velzquez alle raffigurazioni romantiche della Parigi del XIX secolo di Monet e Toulouse-Lautrec, lo stilista Cristòbal Balenciaga, ha tratto ispirazione da innumerevoli tele per le sue creazioni. Temi particolari emergono quantificati da questi riferimenti, dalla struttura alla fabbricazione e all’ornamento dei disegni di Balenciaga durante la sua prolifica produzione.

La traiettoria creativa dello stilista spagnolo è stata fortemente influenzata dalla composizione delle culture di tutto il mondo, tanto quanto l’arte, la natura e lo spirito del suo paese d’origine, la Spagna. Balenciaga ha cercato un’eccezionale ispirazione dal lavoro dell’artista spagnolo del XVIII secolo Francisco Goya, estraendo dai dipinti di Goya elementi creativi di contrasto visivo relativi al colore e alla silhouette. Nel ritratto del 1555, del principe Don Carlos d’Austria, Sánchez Coello raffigura il giovane reale in un corto mantello foderato di pelliccia, da cui lo stilista spagnolo ha tratto ispirazione per creare, nel 1960, labito da sposa per la Regina Fabiola del Belgio. Questa particolare creazione è diventata poi una firma per Balenciaga, un pò come i pittori facevano attraverso monogrammi o simboli sulle loro tele.

Oscar Wilde diceva: “O si è un’opera d’arte o la si indossa”. Come dargli torto?

Immagine di apertura: Le donne di Anfisse, Lawrence Alma-Tadema, 1887

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