Artissima 2023: cosa vedere nella settimana dell’arte torinese

Come da consuetudine, nel primo weekend di novembre l’arte contemporanea è protagonista a Torino. Sia in fiera, quest’anno con 181 gallerie che partecipano, sia in città: abbiamo selezionato gli eventi imperdibili.

di Irene Sofia Comi

Se la fama di Artissima è quella di fiera più sperimentale d’Italia dedicata all’arte contemporanea, questa trentesima edizione non sembra fare eccezione. Dal 3 al 5 novembre apre le porte al pubblico e ospita, all’interno dell’Oval Lingotto di Torino, 181 gallerie italiane ed estere (contro le 174 dello scorso anno) provenienti da tutto il mondo, 39 delle quali espongono per la prima volta. Come sostiene il curatore dell’edizione 2023, Luigi Fassi, che vanta un ampio e internazionale curriculum istituzionale: “Le quasi quaranta gallerie che nel 2023 partecipano per la prima volta ad Artissima, assieme alle innumerevoli conferme e ritorni, testimoniano l’attrattività della fiera e il suo saper essere catalizzatore di esperimenti, ricerche e investimenti di mercato in ambito artistico”. Inoltre 68 gallerie propongono progetti monografici e curati, confermando l’interesse di Artissima di proporsi come evento contraddistinto da un approccio formativo e culturale, oltre che attento, ça va sans dire, all’interscambio economico-commerciale. 

Su questa scia, in un periodo di crisi dei valori e con l’avanzare di una pericolosa omogeneizzazione e polarizzazione del pensiero, per il trentesimo compleanno Artissima, nella figura di Fassi, sceglie come tema Relations of Care. Il tema si rifà al pensiero dell’antropologo brasiliano Renzo Taddei, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico. “È questo il messaggio che informa l’edizione 2023, l’invito ad avere fiducia nell’immaginario creato dagli artisti e dalle loro opere, traendone stimolo e suggestione per rimodellare i nostri pensieri e accompagnare il cambiamento delle nostre persone”, prosegue Fassi.

“Dove finiscono le tracce”. Dettaglio dell’opera City of Moscow (Map: Geodetic Bureau for the planning of the city of Moscow, 1940) di William Kentridge in esposizione presso il foyer del Teatro Carignano di Torino. © Giorgio Perottino

Nello sperare di evitare indebite cannibalizzazioni di concetti “autentici” in altre culture, l’edizione di Artissima ospiterà Taddei, che terrà una “light lectio” sul tema, invitando così a seguire questo modello e abbandonando qualsiasi ideologia di alterità e superiorità dell’uomo occidentale nei confronti della natura (e degli esseri umani stessi, aggiungeremmo oggi noi, dopo gli avvenimenti delle ultime settimane). Auspichiamo dunque di fare esperienza di un’edizione che ci desti dal torpore dei nostri cappotti di mezza stagione e che, andando oltre a bagliori e scintillii estetici modaioli e da viveur, risvegli qualche coscienza nell’ascolto e nel rispetto dell’altro da noi.

Tra le iniziative in fiera, oltre al ciclo di talk sul tema della cura, c’è “Made In”, con quattro aziende che accoglieranno altrettanti artisti in residenza dal 2024 (dott.gallina, Guido Gobino, Kristina Ti e Pininfarina Architecture), la collaborazione con la Juventus e il dialogo con la Fondazione Torino Musei, così come con il Main Partner Intesa Sanpaolo e con i partner Una Esperienze e illycaffè e il suo Premio illy Present Future, con cui la fiera si espande in città con tre progetti curati.

È Bekhbaatar Enkhtur il vincitore della ventitreesima edizione del Premio illy Present Future, sostenuto da illycaffè dal 2001 e assegnato al progetto ritenuto più interessante della sezione Present Future, che Artissima dedica alla scoperta di nuovi talenti. L’artista è presentato dalla galleria Matèria, Roma.

Seppur lontani dai tempi post-lockdown la componente online rimane. Nell’intenzione di Fassi, che lo scorso anno parlava a Domus di Artissima “come […] un museo, di cui si scoprono opere, storie e percorsi”, il digitale permane in qualità di mediatore culturale, accompagnando anche quest’anno i visitatori attraverso la piattaforma Artissima Voice Over, con audioguide digitali, e lanciando il podcast “Lo stereoscopio dei solitari”, prodotto in collaborazione con Il Giornale dell’Arte.

Infine, c’è Torino, in quella che è la sua settimana di massima visibilità (in contemporanea a poca distanza c’è anche C2c). Da anni Artissima contribuisce alla promozione di un collezionismo orientato alla ricerca anche in città, grazie al rapporto capillare che intesse con numerose istituzioni pubbliche, musei, fondazioni e gallerie, in una visione che rende il Piemonte una tra le più competitive regioni in termini di offerta artistica di qualità legata al contemporaneo. Oltre alle più celebri iniziative – come le mostre di Michelangelo Pistoletto al Castello di Rivoli e di Paulina Olowska e Peng Zuqiang alla Fondazione Sandretto, o ancora il programma Luci d’Artista con il suo museo a cielo aperto, curato da Antonio Grulli –, ecco cosa non perdere a Torino durante l’art week, selezionando una rosa di eventi che si distinguono per diverse ragioni, tra sperimentazione, attualità, luoghi atipici e proposte fuori dagli schemi.

“All These Fleeting Perfections” | Biblioteca Civica Alberto Geisser

Nell’iconosfera contemporanea la fotografia, autoriale o funzionale che sia, è al centro non solo della cultura visuale ma anche dell’esperienza visiva quotidiana della collettività. In questa cornice si inserisce la mostra collettiva “All These Fleeting Perfections” curata da Domenico Quaranta in collaborazione con Artissima. Attraverso fotografie, video, installazioni e dipinti di 27 artisti di diverse generazioni – da Eva & Franco Mattes a Thomas Hirschhorn, da Thomas Ruff a Franco Vaccari, passando per le più giovani Rebecca Moccia e Federica di Pietrantonio – “All These Fleeting Perfections” si propone di esplorare la dimensione del post-fotografico, interrogandosi sulla persistenza dell’immagine fotografica nelle rappresentazioni contemporanee che intrattengono un qualche legame con il reale. Riflettendo sulla costante, per quanto contraddittoria, sopravvivenza della funzione fotografica nelle opere d’arte contemporanea, il progetto espositivo prende spunto dal breve racconto di Italo Calvino “l’Avventura di un fotografo” (1955), dove le “fugaci perfezioni”, evocate nel titolo della mostra, si riferiscono a momenti irripetibili d’infanzia, che permangono soltanto negli album fotografici. La mostra ha luogo nella Biblioteca civica Alberto Geisser, appena restaurata, e anticipa alcune tematiche del nuovo festival EXPOSED. Torino Foto Festival, che inaugurerà in primavera con la sua prima edizione, intitolata New Landscapes (2 maggio-2 giugno 2024). Fino a domenica 5 novembre 2023.

Gianni Caravaggio, “Per analogiam” | Gam – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Gianni Caravaggio definisce l’opera d’arte “un dispositivo per atti demiurgici”. Ed è questa atmosfera che si “capta”, sottilmente, passeggiando tra le sale della Gam. Il museo dedica all’artista di origini abruzzesi (1968, Rocca San Giovanni, Chieti) una mostra personale che fa il punto sulla sua produzione scultorea. Intitolata “Per analogiam” e curata da Elena Volpato, l’esposizione ospita un nucleo di opere realizzate dal 1995 ad oggi, comprensivo di cinque opere realizzate per l’occasione. Nell’arco di quasi trent’anni di lavoro, emerge uno specifico “senso della scultura”. Nella sua pratica, Caravaggio pone in dialogo materiali durevoli e permanenti come marmi policromi, bronzo e alluminio, ad altri leggeri ed effimeri, estranei al canone dell’arte plastica, come borotalco, zucchero e polistirolo. Una mostra, questa, che ha il pregio di lasciar parlare in primis le opere, che acquisiscono un posto d’onore nel palinsesto e nella morfologia dell’evento. Come dichiara Volpato: “Si è evitato di presentare delle collettive di molti artisti per far sì che il tema non si sovrapponesse come una griglia interpretativa sovradeterminata, ma fosse la voce individuale delle opere a precisare i percorsi del pensiero”. Dall’1 novembre al 17 marzo 2024.

Khalil Rabah, Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind” | Fondazione Merz

“Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind” è la mostra dell’artista Khalil Rabah (Gerusalemme, 1961) ideata per gli spazi di Fondazione Merz e curata da Claudia Gioia. In un momento storico-politico tragico, questo titolo non può che attirare l’attenzione. Nella speranza che il potere dell’arte e l’immediatezza dell’immagine possano incidere sulla contemporaneità e sui processi di costruzione della memoria, l’artista, attraverso pittura, scultura e installazione, ricostruisce un’analisi della storia e delle sue interpretazioni, mettendo in discussione le modalità narrative e percettive che la generano e la sostengono, in un “processo di veridicizzazione”. Nato come una sorta di istituzione museale nomade nel 2003, per la prima volta il progetto artistico itinerante di Rabah, che porta lo stesso titolo della mostra, assume una forma diversa, e trasforma gli spazi della Fondazione in un cantiere archeologico in cui il visitatore è invitato a immergersi in un racconto storico restituito attraverso testimonianze e indizi. Servendosi della macchina espositiva, egli vuole mostrare i meccanismi di costruzione narrativa e identitaria veicolata dal museo stesso, luogo che, spesso inevitabilmente, come ha sostenuto Boris Groys, diviene un luogo di potere. Dal 30 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024.

“Dove finiscono le tracce” | mostra diffusa nel centro storico di Torino

Nel nome del legame che lega la fiera torinese alle istituzioni e più ampiamente ai luoghi cittadini, quest’anno la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt in dialogo con Artissima presenta la mostra diffusa “Dove finiscono le tracce”, curata da Luigi Fassi. La mostra viene ospitata in cinque luoghi iconici del centro di Torino e presenta opere di artisti contemporanei di fama internazionale. Nello scoprire o riscoprire palazzi e collezioni cittadine, il pubblico si interfaccerà con diversi lavori bi- e tridimensionali e ambientali, acquisiti negli ultimi vent’anni e oggi parte della collezione di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea Crt. Essi riflettono tematiche svariate, ma accomunate da una poetica comune che unisce autonarrazione, microstoria e intimità personale con la dimensione geopolitica globale e la riflessione transnazionale su soggettività e identità. Ne sono testimoni le criptiche sonorità-monito di Cally Spooner, l’arazzo della città di Mosca ricamato e disegnato di William Kentridge, le fitte bandiere provenienti da tutto il mondo cucite di Peter Friedl, le immagini in movimento (in un omaggio a Carlo Mollino) di Simon Starling, e infine le “contrazioni informi” in marmo bianco di Francesco Gennari. Il percorso si snoda da Palazzo Perrone di San Martino alla corte medievale di Palazzo Madama, passando per il cortile del Museo Nazionale del Risorgimento e proseguendo verso il Teatro Carignano, concludendosi nella sala del caminetto di Teatro Regio. Dal giovedì alla domenica, fino al 12 novembre 2023.

Nobuioshy Araki, “Flower-life” | Mucho Mas!

Guardando a Oriente, “Flower-life” è la prima mostra personale a Torino del rinomato maestro Nobuioshy Araki, realizzata in collaborazione con la galleria AM di Tokyo. Il titolo della mostra riprende un omonimo libro pubblicato dall’artista nel 2018, e indirizza le opere esposte all’interno dell’artist run space, caratterizzate da un approccio intimo e personale tanto nei soggetti femminili quanto in quelli floreali. Le immagini appartenenti alla serie “Flower Rondeau” (1999, in progress) compongono un’intera parete di fiori colorati, accompagnate dalle fotografie di bondage, a colori e in bianco e nero, che hanno reso celebre Araki in tutto il mondo. “Se Yoko non mi avesse dato il permesso di poter fotografare, mi chiedo se la mia vita fotografica sarebbe mai iniziata”, afferma Araki, che dalla morte della moglie, nel 1990, ha continuato a fotografare i fiori che tanto le piacevano. D’altro canto, la corda (kinbaku) è un tema importante nella cultura giapponese, riconducibile al divino. L’annodatura come gioco sessuale è in gran parte eredità dell’ukiyo-e (letteralmente “immagini del mondo fluttuante”) del florido periodo Edo (1603-1868). Come dichiarano i fondatori Luca Vianello e Silvia Mangosio: “‘Flower-Life’ (hana jinsei) è un viaggio sentimentale e intimo, che parla di lutto, di vita e di rinascita”. Fino al 28 gennaio 2024.

Enej Gala. “The invention of footsteps” | Almanac Inn - Il Giardino di Aurora

“Il continuo confronto con ragazzi di diverse età crea una realtà genuina e proficua in cui crescere. Alla fine il percorso è segnato più dagli incontri che dai passi”. Esordisce così, in un’intervista, Enej Gala. In occasione di Artissima il giovane artista di origini slovene presenta un progetto condiviso. Tra soluzioni contemporanee postmoderne e cultura tradizionale e narrazione popolare, le giocose quanto inquietanti opere di Gala coniugano la partecipazione con la realizzazione di pitture, sculture e installazioni, esplorando in particolare il teatro di figura attraverso la creazione e l’attivazione di marionette.

In vista dell’art week, Almanac – l’associazione di base a Torino e a Londra che promuove il progetto – ha collaborato con diverse realtà per la sua realizzazione: Area Onlus, Associazione Acmos, Il Giardino di Aurora e lo spazio no profit Alchemilla. È così nata la mostra “The invention of footsteps”, progetto che ha coinvolto gruppi di adolescenti in laboratori, stimolandone la riflessione partecipata sulla propria presenza identitaria e sulla correlazione tra quest’ultima e l’automazione di movimenti e suoni. Lasciando “le nostre orme” nell’asilo nido Il Giardino di Aurora di Via Pisa 43 a Torino (proprio dietro ad Almanac, sede che ospita negli stessi giorni la personale di Nolwenn Salaün) sarà possibile vedere il video e le sculture frutto di quest’esperienza. Aperto il 3, 4 e 5 novembre.

“Luck Upside Down. Quando la fortuna è capovolta” | Studio Abra

Sarà per l’impronta esoterica che interessa personalmente chi scrive o per la natura spontanea del progetto no profit, rimane il fatto che la curiosa mostra-evento “Luck Upside Down. Quando la fortuna è capovolta” merita uno spazio. Ospitata in uno studio di artisti, si presenta come un evento multiplo, che balza all’occhio per i suoi momenti di aggregazione, incontro e scoperta del sé: rituali, laboratori, serate, mostre, cene e meditazioni, il tutto nella cornice di opere allestite, concepite come opere-talismano “attivabili”. Come suggerisce il titolo, il progetto ha una spiccata natura di ricerca e ruota attorno alle manifestazioni pseudo-magiche. Si muove in una dimensione umbratile tra presenza, autoaffermazione e divinatoria, tra astrologia e psicologia, tra teoria della personalità e strumento paramedico e diagnostico, nel più ampio panorama dell’astrologia evolutiva e della tarologia. Al progetto curato da Paola Volpe (alias astrologico di Rachele Montoro) e Marta Montoni, partecipano: Astri Amari, Michela Depetris, Rachele Montoro, Jack O’Flynn con Connie Hurley, Tamara Macarthur e Lisa Rytterlund, Megan Whitmarsh, Rada Koželj. La mostra è visitabile dal 27 ottobre al 5 novembre, dalle 15 alle 19, Studio Abra, Via Goldoni 15, Torino. 

Foto di apertura: Gabriel Abrantes, Ghosts painting, 2022. Oil on linen, 203x283 cm. Courtesy Galeria Francisco Fino. Photo: Vasco Vilhena

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