Poetic Boom Boom: la parola come arma

Alle Gallerie delle Prigioni di Treviso la mostra “Poetic Boom Boom” a cura di Mattia Solari guarda al fenomeno della Poesia Visiva, incrocio tra arte e comunicazione.

Gli spazi angusti di quelle che un tempo erano le prigioni della città di Treviso dopo il restauro di Tobia Scarpa sono stati adibiti a piccole celle di pensiero in cui si snodano gli spazi espositivi della Imago Mundi – Luciano Benetton Collection. La terza mostra presentata – “Poetic Boom Boom” – ha come tema centrale uno sguardo sulla Poesia Visiva, movimento dagli ampi confini e molteplici raggruppamenti, che ha fatto della parola un’arma rivoluzionaria. Il curatore della mostra Mattia Solari ci racconta questo progetto. All’ingresso dello spazio espositivo, i visitatori vengono accolti dall’opera Gedicht match frei, 2002 (La poesia rende liberi) di Sarenco. Il contesto storico dei lager nazisti, richiamato fedelmente nelle forme scultoree, crea un corto circuito con il messaggio provocato dalle parole. Puoi raccontarci la scelta di situare quest’opera davanti a un luogo con una storia ben precisa come le Gallerie delle Prigioni? Le Gallerie delle Prigioni trovano sede nelle ex carceri asburgiche di Treviso. Posizionare quest’opera all’ingresso era per noi un segnale chiaro sia per il riferimento ai portali dei lager nazisti, sia per il fatto che si entrasse in una prigione attiva sino al Secondo dopoguerra. Con quest’invettiva, “la poesia rende liberi”, tipica del linguaggio caustico e ironico di Sarenco, l’artista sovverte il messaggio e provocatoriamente sostituisce Arbeit (“lavoro”), con Gedicht (“poesia”), suggerendo a tutti coloro che varcano il portale ed entrano a vedere la mostra che la qualità della vita è fatta, anche, dal tempo dedicato all’arte e alla poesia.

La mostra presenta diverse aree tematiche che si intersecano tra loro (Poesia Visiva, Poesia Concreta, Poesia Sonora, Scrittura Visuale, Esoeditoria, etc…). Come è avvenuta la selezione delle opere e degli artisti presenti in mostra? La selezione dei lavori è avvenuta tenendo conto della longevità del movimento e del gran numero di opere che gli artisti hanno prodotto. Mettere ordine in tale vasto archivio era necessario per dare uno sguardo sistematico. Abbiamo collaborato con Fondazione Berardelli, Fondazione Sarenco, e alcune collezioni private, per presentare una selezione di opere partendo dall’ultimo collettivo fondato da Sarenco, i Logomotives. Di lì, a ritroso, la mostra presenta una rassegna di altri artisti che hanno condiviso affinità poetiche con il gruppo, come Giovanni Fontana, Ugo Carrega e Pierre Garnier, sino alla sezione conclusiva, con artisti che lavorano sulle stesse logiche e problematiche del linguaggio e della comunicazione, come Irma Blank, Mirtha Dermisache, Raffaella della Olga e Karl Holmqvist. La finalità soggiacente a Poetic Boom Boom è di mostrare come la creazione del senso attribuito alle immagini, così come la polarità fra significato, significante e referente nella parola, sia sempre contestuale, arbitraria e, soprattutto, manipolabile. Questo, in nuce, è ciò che ha animato la ricerca teorica e pratica dei poeti visivi per oltre mezzo secolo.

Nella mostra resta centrale la figura dell’artista Sarenco. Qual è stato il suo ruolo all’interno del panorama della Poesia Visiva? Sarenco è stato un animatore poliedrico e instancabile della poesia visiva. Poeta, artista, regista, scrittore, editore, performer, gallerista. Nella sua instancabilità è tuttavia una figura non scevra da ombre e luci. Famosa è la querelle su “Lotta Poetica” contro gli artisti concettuali, rei di plagio, e il suo rapporto conflittuale col mondo dell’arte. Ciononostante Sarenco è stato il propulsore d’innumerevoli iniziative che fondono politica radicale e poetica artistica; ha il merito di aver funto da catalizzatore per il movimento della poesia visiva italiana, di aver animato con passione e tenacia il panorama artistico di quegli anni contribuendo a divulgare un movimento dirompente sul panorama artistico come la poesia visiva. Quale rapporto è possibile rintracciare tra la Poesia Visiva con le sue possibili derivazioni e l’uso dei linguaggi nella politica e nei media attuali? Il lascito più forte della poesia visiva, ora che il contesto socio-culturale è radicalmente mutato, credo sia la sempre attuale necessità di ridefinire lo statuto dell’immagine. Nonostante nel digitale i contenuti non siano più dettati dai mass media ma generati soprattutto dagli utenti, rimane prioritario indagare come funzionino le immagini al fine di un’alfabetizzazione poetica, altra grande sfida lanciata dai poeti visivi. La consapevolezza permetterebbe agli spettori un approccio più conscio degli automatismi della comunicazione e meno manipolabile da parte di chi usa l’immagine come propaganda, come viene invece continuamente fatto dalla politica e dalle narrazioni pubblicitarie in cui siamo immersi. Lo spirito della poesia visiva descritto da Sarenco come “anarchica e rivoluzionaria, ironica e bastarda, trasgressiva e infedele” rimane una valida indicazione per tutte le derivazioni attuali. 

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  • Mattia Solari
  • Gallerie delle Prigioni
  • Treviso, Italy
  • 13 December 2018 - 7 April 2019