Koolhaas e Martelli creano una città allo Stedelijk Museum

Il museo di arte contemporanea di Amsterdam ripensa a una nuova (e temporanea) disposizione per valorizzare la collezione permanente.

Stedelijk Museum Base, copyright OMA

Le pareti sottili significano per forza temporaneità? La risposta potrebbe essere no, secondo Rem Koolhaas e Federico Martelli che hanno curato la nuova disposizione della collezione permanente allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Ma potrebbe anche essere sì : la loro opera durerà 5 anni. Dipende da che cosa intendiamo per “temporaneo”. Ontologia del tempo a parte, la domanda si deve al modo in cui la collezione si ricolloca all'interno del museo grazie al lavoro dei curatori. Due sezioni, una al piano terra e una al piano superiore. Il piano terra è strutturato come un open space in cui le opere d'arte sono disposte seguendo due linee: l’una, cronologica a partire dal 1890, che segue il perimetro esterno della sala; l’altra, interna, in cui sottili pareti divisorie mobili (progettate da OMA/AMO) formano piccole “isole” semantiche. L’esito? Un museo-città che è come una spugna, in cui le diverse sezioni si contaminano. 

“Un museo è come una città” dice infatti Koolhaas mentre illustra la mappa della disposizione delle opere d’arte, ed è proprio allo Stedelijk che l’architetto ha formato il suo senso estetico dall’età di dodici anni. Nella disposizione, a questo proposito, c’è anche una torretta panoramica che permette di guardare la collezione dall'alto. E questa nuova disposizione dà un'idea di arte contemporanea “totale”, in cui diversi linguaggi – la pittura, il collage, la scultura, il design – parlano la stessa lingua: l’uomo.

Secondo Koolhaas si è trattato di essere “meno politically correct” – e con politica si intende quella che segue i dettami della curatela tradizionale. Intaccando alcuni dogmi (gli accostamenti) in maniera schematica per qualche verso ma anche libera di sperimentare, che è un must per tutte le curatele firmate da Koolhaas e i collaboratori. Il visitatore è invitato da un lato ad accettare la peculiarità delle disposizioni – chi scrive ha molto amato Barnett Newman Cathedra, un “tiro” all’altare di Niki de Sainte Phalle, le opere di Karen Appel che aveva un rapporto di amicizia col museo – dall’altra a ipotizzare connessioni inusuali, fuori dagli schemi delle antologie. Ecco che quindi un quadro della pittrice femminista olandese Sedje Hémon, Pas de quatre, viene accostato a una radio Hans Gugelot, Phonosuper (model SK 4) del 1956 e a dei quadrii di Picasso, Femme, Nue devant le jardin, 1956.

La divulgazione culturale è l’obiettivo finale del Museo Stedelijk  dall’inizio dei tempi, nel 1895. Che voglia farlo, con Koolhaas, Martelli e Margriet Schavemaker co-curatrice del museo in modo così libero e sperimentale è normale. “Ogni visita al museo deve essere una sorpresa”. La collezione permanente deve essere un luogo in cui l’avventore fa ritorno”, dice Margriet Schavemaker. 

Proprio per qusta ragione, per quanto le isole di significato siano ben definite, c'è una parte che riguarda “la demolizione della violenza”, una il femminismo, una “l’impatto della tecnologia”, l'audioguida si limita a spiegare le opere, “vogliamo lasciare il visitatore libero di creare” dice Martelli, senza risultare troppo “invadenti” per il visitatore. 

Titolo:
Collezione permanente
Curatori:
Rem Koolhaas e Federico Martelli (OMA/AMO) e Margriet Schavemaker (Stedelijk)
Opening:
14 dicembre 2017
Luogo:
Stedelijk Museum
Indirizzo:
Museumplein 10, Amsterdam

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