A Dro, in particolare, negli indimenticabili spazi ritagliati all’interno della Centrale Idroelettrica Fies, da ormai tre anni, a rafforzare quel processo interdisciplinare dato dallo storico Drodesera, è nato “Live Works”.
Festival nel festival, “Live Works” è una piattaforma dedicata alle pratiche contemporanee live che contribuisce ad approfondire e ad ampliare la nozione di performance, seguendo l’attuale spostamento del performativo e delle sue cifre.
Ogni anno “Live Works” si compone di due fasi principali attraverso un’open call internazionale e alterna un momento di residenza artistica a un momento live, in cui gli artisti finalisti si confrontano col pubblico, esibendo e restituendo il frutto del proprio lavoro e processo. Una giuria internazionale (quest’anno composta da Lorenzo Benedetti, Aaron Cezar, Aharlse Aubin e Marwa Arsanios) decreta il vincitore al termine del Festival. A puntellare le tre serate sono i guest performer, artisti più strutturati, che contribuiscono a muovere e modificare la declinazione di performance verso imprevedibili derive.
Nástio Mosquito è uno di questi. Artista poliedrico di origine angolana, musicista e regista, non potrebbe essere più efficace e spiazzante di quando lui stesso sale sul palco e si concede al pubblico, denso di fascino e inconfutabile carisma. Politicamente scorretto e scaltramente seducente, Nástio Mosquito nelle sue performance si appropria del palcoscenico, abitandolo come fosse la sua casa. Gioca sporco, tradisce i luoghi comuni sviluppando spesso una provocatoria declinazione della dicotomia di colonizzatore/colonizzato o, come in questo caso, immedesimandosi nel ruolo di un “ladro rispettabile”, evoluzione della sindrome collettiva di un contemporaneo Robin Hood.