Come afferma lui stesso: "Voglio mostrare che la vita stessa è arte, che è un modo di costruire e voglio mostrare come di fronte a una telecamera chiunque può costruire qualcosa."
Ho visto per la prima volta un'opera di Ataman, Never My Soul, alla Biennale di Berlino nel 2001, e già allora vi erano contenuti molti degli elementi che riguardano la sua poetica. Si tratta della storia reale di un travestito che imita la vita della diva del cinema turco Türkan Soray. Never My Soul contiene tutti gli elementi melodrammatici, apparentemente assurdi e tragici (come nella sequenza della dialisi cui deve periodicamente sottoporsi il protagonista), che sembrano trasformare la storia da una vicenda reale nella fiction di un racconto cinematografico. Per meglio dire, Ataman costruisce un racconto dalla semplice narrazione della realtà, ma che acquista i contorni della fiction grazie al forte potere distorsivo che la realtà possiede. Questo è il punto di centrale del lavoro di Ataman: descrivere con il video vicende che appartengono alla quotidianità del nostro tempo rivelandoci quanto queste abbiano una potenziale capacità di essere fiction, senza che il cinema le abbia trasformate in questo.
Voglio mostrare che la vita stessa è arte, che è un modo per costruire