A Parigi, il Concours d’Architecture indaga il contemporaneo tra collettività e cross-pollination culturale

Può un premio che ha le radici nel Prix de Rome e nell’epoca del Re Sole indicare le frontiere contemporanee del fare architettura? Ne abbiamo parlato con chi l’ha curato per l’Académie des beaux-arts

Sul finire del 2023, l’Académie des Beaux-Arts – una delle 5 anime dell’Institut de France – ha assegnato il premio del suo rinato Concours d’Architecture ad un progetto di Sophie Dars e Carlo Menon – practitioners e ricercatori, fondatori del journal Accattone – intitolato Magasin/Magazine, la trasformazione di un edificio rurale in un “lieu à écrire”, un luogo per scrivere e da scrivere, che traduca in uno spazio fisico le diverse sensibilità, saperi, materiali che usualmente sono materia vitale di una rivista.

Possiamo definire questa notizia come la visione frontale di una realtà che, appena messa in prospettiva, ci rivela una profondità nel tempo che non si misura in anni, ma in secoli. “Nello spirito del Prix de Rome”, si dichiara il premio odierno, laddove il Prix de Rome è un’istituzione che risale al 1663, al regno del Re Sole, borsa di studio assegnata ad artisti ed architetti dalla neofondata Académie des Beaux Arts per trascorrere un periodo all’Accademia di Francia a Roma, come risultato di una competizione durissima centrata sull’eccezionalità autoriale di singoli concorrenti. Una storia nella quale, lungo gli anni, si leggono nomi come quello di Charles Garnier, progettista dell’Opéra di Parigi, o di Henri Labrouste, padre della costruzione moderna in ferro.

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Estelle Barriol - Studio Acte, Spolia. Concours d'Architecture 2023. Foto Salem Mostefaoui

Dopo più di tre secoli, dopo il 1968 che ha disgregato l’Accademia nella sua natura consolidata, dopo una rinascita negli anni ’70 ispirata da figure come Claude Parent e Paul Andreu, il Concours d’Architecture è tornato nel 2023, rinato da uno studio profondo della collocazione contemporanea dell’architettura: lasciando indietro la centralità dell’autore, la competizione produttiva tra individui – ci ha raccontato Emmanuelle Chiappone-Piriou, nel comitato orientativo del concorso assieme a Benjamin Lafore e Sébastien Martinez-Barat – la pratica dell’architettura oggi si compone di diverse pratiche collettive, di una ormai innegabile cross-pollination tra saperi differenti, ed è su queste linee che si è costruito il nuovo concorso.

Il tema era Écritures, scritture, non come ennesima ripresa di un revival postmoderno fatto di fascinazione per la linguistica, ha aggiunto Chiappone-Piriou, ma piuttosto come incrocio tra informazione, materialità, codice, universi semiologici diversi, non solo umani: inglobare tanti modi diversi di scrivere, ma anche di tradurre.
E su questo tema, quattro progetti sono stati selezionati a inizio 2023 per poter essere sviluppati lungo un intero anno, seguiti, come succederebbe in un Turner Prize o in un Prix Duchamp, in un’ottica di contrasto al superproduttivismo, e di rilettura dell’idea di eccellenza come pluralità di visioni.

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CompMonks, L’attrape-rêves. Concours d'Architecture 2023

“Un luogo fisico può essere di per sé una rivista” dicono i vincitori. “Un luogo di residenza, di studio o di celebrazione, un luogo per trasmettere la conoscenza e altri modi di scrivere l'architettura, senza distinzione tra fare e pensare”.
Spolia di Estelle Barriol è invece un’indagine sul riuso delle componenti edilizie dismesse nella città come possibilità di esaminarne criticamente le forme, mentre L’attrape-rêves di CompMonks traduce i sogni in spazio fisico e pubblico, a partire da dati raccolti nel sonno del ricercatore stesso, e L'Usage de l'Espace di Max Turnheim è un libro, “un’esplorazione teorica di ciò che può fare un’architettura ‘che non può più scrivere’ o che ha perso il suo valore simbolico”.
Una mostra,
Émulation, presso l’Institut de France, ha poi costituito un progetto a sé, per dare alle quattro ricerche una forma comunicabile attraverso mezzi spaziali e visuali.

In apertura:  Sophie Dars & Carlo Menon (Accattone), Magasin/Magazine, 2023. Foto Salem Mostefaoui

La mostra Émulations apre per una visita di finissage con concorrenti e team curatoriale il 31 gennaio 2024 

Premio :
Prix Charles Abella - Concours d'Architecture de l'Académie des Beaux-Arts
Giuria:
Marc Barani, Bernard Desmoulin, Anne Démians, Pierre-Antoine Gatier, Dominique Perrault, Alain Charles Perrot, Jacques Rougerie, Aymeric Zublena, Jean-Michel Wilmotte, Philippe Trétiack, Francis Rambert
Comitato d'orientamerto - team curatoriale:
Emmanuelle Chiappone-Piriou, Benjamin Lafore, Sébastien Martinez-Barat

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