15 opere di arte pubblica che sono il simbolo di una città

Integrate in un contesto e vissute dalla comunità, queste opere non sono un semplice strumento di divulgazione artistica, ma diventano l’icona di una metropoli: dalla Statua della Libertà al dito di Cattelan a Milano alle realizzazioni del maestro del genere, Anish Kapoor.

Se nei secoli l’arte pubblica si è prevalentemente identificata con il “monumento” inteso come strumento agiografico, a partire dal XX secolo ha cominciato ad abbandonare le velleità celebrative per perseguire obiettivi più generalmente comunicativi e correlati al contesto di riferimento.

Insediandosi nel tessuto urbano, le opere d’arte pubblica site specific – progettate in relazione ad una precisa realtà ambientale e socio-culturale – hanno determinato un risultato bivalente: da un lato, hanno consentito alla cultura di scivolare via dalle teche dei musei e penetrare, a beneficio di pubblico più ampio (anche se a volte inconsapevole o sospettoso), nelle piazze e nelle strade; dall’altro, sono state in grado di impattare considerevolmente sul processo di costruzione o rafforzamento dell’identità di un luogo e della sua riconoscibilità, tanto da diventare “simboli” di quella città.

Ovviamente non sfugge come alcuni interventi, al di là del valore artistico, rischino di rimanere espressioni auto-referenziali e avulse dal contesto o siano talvolta smaccate operazioni di marketing finalizzate solo a raccogliere il consenso del turismo e degli investitori. Tuttavia è certo che laddove queste opere riescono a interagire efficacemente con la comunità che le accoglie, le vive e le riconosce come parte integrante della propria città, rappresentano un successo non solo per l’artista ma anche per l’intero territorio. 

È il caso di alcune realizzazioni contemporanee che, sulla scia di emblemi storici inconfondibili (Statua della Libertà a New York, Cristo Redentore a Rio, Merlion a Singapore), sono icone universalmente rappresentative delle loro città, indipendentemente dal linguaggio espressivo: dalle sculture “trash” (Koons a Bilbao, Gullichson a Turku) e giocose (Barragán in Messico, Indiana a Philadelphia; Tinguely, de Saint Phalle a Parigi; Oldenburg a Milano; Peeing statues a Bruxelles), poetiche (Chillida a San Sebastián, opere diffuse a Jeddah) o dissacranti (Cattelan a Milano), fino alle opere d’arte da vivere e sperimentare (Kapoor a Chicago e Napoli; Tresoldi a Reggio Calabria).

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