La casa per artisti Westbeth di Richard Meier a Manhattan

Negli anni Sessanta, l'architetto trasformò gli ex Bell Labs nella più grande struttura abitativa al mondo per artisti , dove Diane Arbus viveva mentre Tom Waits provava nello scantinato. Lo scrittore e fotografo Kurt Hollander, cresciuto all’interno del Westbeth, ripercorre la storia di questo edificio.

Nell’inverno del 1971, la mia famiglia fu tra le prime a trasferirsi nel Westbeth, edificio industriale riconvertito di recente che si estende per un intero isolato di fronte al fiume Hudson nel West Village. La casa in cui io e i miei fratelli siamo cresciuti, e dove mia madre ha vissuto i suoi ultimi cinquant’anni, era un appartamento bifamiliare di 93 mq. con soffitti alti circa 3 m, grandi finestre e molta luce. Con un affitto mensile inferiore ai mille dollari fino al 2021, costituiva un vero e proprio affare. Difatti, erano pochi gli immobili convenienti come questo a Manhattan.

L’edificio si sviluppa su tredici piani e una serie di ali e settori collegati tra loro attraverso tre gruppi di ascensori di dimensioni industriali e decine di scale. All’interno del complesso vi è un labirintico seminterrato di tubi a vista che serpeggiano lungo i corridoi e intere stanze occupate da macchinari pesanti che martellano giorno e notte. I tetti sono coronati da grandi torri d’acqua con una vista che si estende su tutto il centro di Manhattan e lungo il fiume che attraversa il New Jersey. Sulla parte più bassa del complesso è possibile ammirare un enorme cortile di cemento, un parco giochi e vari ingressi. L’edificio, a differenza di qualsiasi altro nel quartiere, e di pochi altri in tutta New York o negli Stati Uniti in generale, è esclusivamente abitato da artisti.

Quando, nel 1970, il Westbeth aprì per la prima volta i battenti agli artisti meno abbienti, i fotografi Diane Arbus, Leonard Freed e Bob Gruen, il regista teatrale Joseph Chaikin, l’attore shakespeariano e appartenente al genere della blaxploitation Moses Gunn, l’artista politico Hans Haacke, lo scrittore e membro dei Fugs Ed Sanders e il compositore jazz Gil Evans vi si trasferirono. Al momento dell’apertura, Merce Cunningham, coreografo e ballerino, inaugurò il suo studio sul tetto dell’undicesimo piano dell’edificio, e agli inizi, Tom Waits, The Lounge Lizards e The Bad Brains provarono negli studi del seminterrato.

Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

Il Westbeth fu progettato come una comunità sperimentale al cui interno, grazie ad affitti sovvenzionati e ampi spazi, gli artisti potevano evitare pressioni commerciali e finanziare e produrre opere d’arte nelle proprie case. La conversione di spazi industriali in loft per artisti avrebbe a sua volta modificato il settore immobiliare e lo stile di vita di quartieri come Soho e Tribeca nel corso degli anni Settanta, oltre a cambiare per sempre il concetto di alloggio per artisti.

Tuttavia, prima di trasformarsi nel Westbeth, l’edificio fu per anni sede della ricerca scientifica e tecnologica che avrebbe spinto la città e il paese verso il XXI secolo.

All’inizio del XX secolo, la zona del lungofiume che circondava quello che poi sarebbe diventato il Westbeth rappresentava uno dei porti più trafficati del mondo, con la più grande concentrazione di imprese marittime a livello globale. A causa del semplice accesso alle spedizioni e ai trasporti, comprese un’autostrada sopraelevata proprio di fronte all’edificio e una linea ferroviaria, anch’essa sopraelevata, che passava dietro alla struttura, un gruppo di fabbriche e complessi industriali si insediò nello stesso isolato del Westbeth, creando un guazzabuglio di infrastrutture.

Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

Nel 1925, i Bell Telephone Laboratories acquistarono i vari edifici e lotti dell’isolato che comprendevano una linea ferroviaria sopraelevata che permetteva alla fabbrica dei Bell Labs di scambiare parti e prodotti con il resto del mondo. Il progetto di fondere le strutture esistenti in un unico complesso industriale fu affidato a Cyrus Lazelle Warner Eidlitz, un architetto newyorkese, artefice di diverse sinagoghe e dell’originale New York Times Building a Times Square, il più grande edificio dell’epoca. 

I dipartimenti di ricerca, progettazione e ingegneria dei Bell Laboratories erano situati all’interno dell’edificio. Con 4.000 scienziati e tecnici che vi lavoravano, il complesso costituiva il luogo all’interno del quale nasceva la maggior parte delle innovazioni e invenzioni futuristiche della compagnia. La Victor Talking Machine fu progettata nel 1925, un’invenzione che più tardi portò alla nascita dei long playing, anche conosciuti come LP o 33 giri, e dello stilo per giradischi. Oltre a ciò, anche il primo sistema stereofonico fu sviluppato nell’edificio.

Bell Laboratories, Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Bell Laboratories, Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

La musica per il primo film sonoro della storia, Il cantante di Jazz, fu prodotta e proiettata all’interno di un teatro nell’edificio, e furono organizzati tour dello studio per attori e nobili famosi, tra cui il re del Siam. Nel 1929, i Bell Labs svilupparono la televisione a colori e, dieci anni dopo, produssero il primo computer digitale. Gli altoparlanti, i sistemi di comunicazione pubblica, gli apparecchi acustici e il primo amplificatore a valvole (che ha reso possibile la trasmissione telefonica su lunghe distanze) sono stati tutti ideati tra le mura del Westbeth. 

In meno di mezzo secolo, le invenzioni ideate all’interno di questo edificio hanno rivoluzionato il sistema di comunicazione e le tecnologie che sarebbero diventate fondamentali per le arti, in particolar modo per quelle della musica e del cinema. Nel 1941, il laboratorio trasferì la sua sede nel New Jersey.

Nel 1966, con l’obiettivo di aiutare gli artisti a trovare alloggi a buon mercato per vivere e lavorare a New York, il governo federale finanziò la conversione dell’ex edificio dei Bell Labs in appartamenti per artisti meno abbienti, sovvenzionati dal governo stesso. A quel tempo, il progetto costituiva la prima grande riconversione di un edificio industriale a fini residenziali mai intrapresa negli Stati Uniti. Il Westbeth rimane attualmente la più grande struttura abitativa per artisti al mondo.

Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

Ispirandosi all’Unité d’Habitation di Le Corbusier a Marsiglia, l’architetto Richard Meier convertì gli uffici e i laboratori di ricerca in 383 unità abitative – sia bifamiliari sia loft a un piano – più gallerie e teatri, con studi e magazzini nel seminterrato. Il concetto di riconversione degli edifici industriali in unità abitative ebbe un impatto immediato sul mondo dell’arte nella città, fungendo da ispirazione per la creazione di loft per artisti nell’ex quartiere industriale di Soho negli anni Settanta.

Nonostante la natura innovativa del progetto, la struttura industriale del Westbeth è sempre apparsa cupa e decisamente poco affascinante, in particolare il seminterrato e i tetti, così come la parte del leggendario e bohemien Greenwich Village. Quando la mia famiglia si trasferì nel Westbeth, l’edificio era situato ai margini di un quartiere in gran parte abbandonato all’interno di una città in bancarotta, invasa da spazzatura, ratti e gang. Il lungofiume del Greenwich Village aveva già perso il suo primato nel commercio marittimo mondiale. I grandi magazzini e moli sul lungofiume furono abbandonati, l’industria della città crollò e centinaia di fabbriche chiusero i battenti; la sopraelevata West Side Highway cessò la sua attività di transito e i treni non percorsero più i binari sopraelevati.

Grazie al boom economico degli anni Ottanta, la vicinanza del quartiere a Wall Street e al World Trade Centre e il fatto che, essendo originariamente una discarica, l’area del lungofiume del Greenwich Village non era soggetta a rigide politiche di conservazione che tenevano sotto controllo lo sviluppo nel resto del quartiere, la zona intorno al Westbeth conobbe un boom immobiliare.

Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

L’autostrada sopraelevata e la maggior parte dei grandi vecchi magazzini furono abbattuti tra questo e il decennio successivo. All’inizio del XXI secolo, intorno al fiume Hudson furono costruiti un parco e una zona pedonale; a un paio di isolati di distanza, i mercati della carne furono rasi al suolo e trasformati in boutique di prima qualità; al tempo stesso, i binari del treno sopraelevato furono convertiti nei giardini turistici della High Line.

Grazie a una prospera economia globale e al florido mercato immobiliare di Manhattan degli ultimi due decenni, l’area che circondava il Westbeth divenne il fulcro di una delle più grandi e veloci bonifiche immobiliari che la città avesse mai vissuto. 

Jane Jacobs, grande teorica urbana di New York, ha vissuto nel Greenwich Village per gran parte della sua vita. Jacobs enfatizzava la necessità di preservare un insieme di attività commerciali, architettura, reddito, razza ed età degli abitanti all’interno di ciascun quartiere, ed è stata una delle prime sostenitrici del Westbeth durante la fase di progettazione. La sua visione di una città sana e produttiva è stata da allora superata dagli urbanisti e dagli sviluppatori che hanno trasformato il quartiere attorno all’edificio in una delle zone più omogenee e imborghesite della città. I residenti del Westbeth, la maggior parte di loro anziani, persone meno abbienti, e con una buona percentuale non bianca, sono diventati personaggi poveri e particolari in un paradiso yuppie.

Westbeth, Manhattan. Photo Kurt Hollander
Westbeth, Manhattan. Foto Kurt Hollander

Sebbene nel 2011 l’edificio del Westbeth sia stato riconosciuto come pietra miliare per la città di New York, ciò sottolinea soltanto il modo in cui la sua evoluzione sia stata limitata a delle semplici parole su una targa. La trasformazione della zona del Greenwich Village in un paradiso turistico per consumatori di fascia alta ha messo fine alla diversità e alla produzione culturale che hanno contraddistinto il centro di Manhattan per buona parte della sua storia.

Probabilmente non vi è migliore espressione di tale passaggio dalla produzione al consumo se non l’arrivo del Whitney Museum, un gigantesco mausoleo in acciaio grigio-bluastro e vetro progettato dal rinomato architetto Renzo Piano che spicca e sovrasta l’architettura industriale, per lo più funzionale, a solo un paio di isolati dal Westbeth.

L’edificio che ospita il Westbeth sopravviverà indubbiamente per decenni, ma il progetto originale di fornire spazi per vivere e lavorare ad artisti meno abbienti sta lentamente svanendo man mano che i residenti originali decedono e gli appartamenti sono spesso affittati a non-artisti. La medesima situazione si è presentata nel Greenwich Village e in gran parte di New York negli ultimi decenni. Inoltre, lo stesso ruolo della città come centro di produzione artistica è svanito nella nostalgia e nella promozione immobiliare del suo passato bohemien.

Kurt Hollander è uno scrittore e un fotografo documentarista e d’arte. Questo testo è tratto da una raccolta inedita di saggi autobiografici su New York e Città del Messico intitolata From Downtown to El Centro.

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