MMBB e H+F: Jardim Edith

Il progetto del complesso Jardim Edith di San Paolo del Brasile racconta come un’associazione di residenti è riuscita a salvare l’identità di un’area residenziale a rischio.

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Fino a giugno 2009, la favela Jardim Edith di San Paolo fiancheggiava una superstrada sopraelevata del centro della metropoli brasiliana. Come spesso accade in questo Paese, povertà e ricchezza si trovano a convivere l’una accanto all’altra e l’insediamento in questione era circondato da un quartiere finanziario e terziario in costante crescita. Ma i poteri forti, che dal 2001 si sono operati per espellere gli abitanti e dare così il via a uno sviluppo immobiliare di tipo speculativo, si sono trovati davanti l’opposizione di un’associazione compatta e determinata: l’Associação de Moradores do Jardim Edith (l’associazione degli abitanti della favela di Jardim Edith). Ed è proprio in questo periodo che, sui muri delle baracche, hanno cominciato ad apparire grandi scritte come, per esempio, “meno corruzione, più case” o “meno ponti, più case”.
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In apertura: le testate delle torri residenziali del complesso Jardin Edith di San Paolo del Brasile. Sopra: il prospetto delle torri con il ballatoio
Dopo essersi opposta alla demolizione e al cambio di destinazione dell’area, l’associazione è riuscita a far riconoscere alla favela lo status di “zona speciale di interesse sociale” e ha chiesto che fosse studiato un intervento di recupero residenziale ad hoc. Tra il 2008 e il 2010, è stato raggiunto un accordo con il comune di San Paolo e le autorità governative al fine di realizzare un nuovo piano urbanistico di ampio respiro.
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Il complesso visto dal quartiere circostante

Questo progetto, ideato dagli studi MMBB (Fernando de Mello Franco, Marta Moreira, Milton Braga, coautori con Paulo Mendes da Rocha del nuovo museo nazionale delle carrozze di Lisbona) e H+F (Eduardo Ferroni, Pablo Hereñú) prevede, in una superficie totale di 25.500 m2, 252 unità residenziali di 50 m2 ognuna, corredate da una serie di servizi pubblici: un asilo (1.400 m2), una scuola tecnica di cucina (850 m2) e un ambulatorio medico (1.300 m2). Nel 2009, gli abitanti hanno così accettato di abbandonare pacificamente la baraccopoli, dando inizio ai lavori. Completato nel maggio 2013, l’edificio sarà ora progressivamente occupato dagli ex residenti della favela.

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Le parti comuni sono identificate dall’uso del colore
Gli architetti hanno concentrato le strutture comunitarie a piano terra, in modo da offrire i loro servizi anche ai quartieri circostanti, e creato così una sorta di circolo virtuoso e d’incontro tra la comunità dell’ex favela e le persone che lavorano o abitano nelle zone adiacenti. La scuola, l’asilo e l’ambulatorio sono caratterizzati da ampie coperture accessibili che funzionano da balconate e spazi pubblici protetti, in modo da creare un filtro tra la scala metropolitana della città e quella più contenuta della residenza.
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Il fronte verso la superstrada sopraelevata
I 252 appartamenti, organizzati verticalmente, sono suddivisi in due blocchi longitudinali e in due torri di 17 piani. Nell’assoluta semplicità dei materiali, le torri ospitano quattro alloggi per piano: sono distribuiti da un ballatoio comune schermato da una tessitura di pannelli e griglie metalliche. I due alloggi in testata usufruiscono di uno spazio per stendere il bucato ad asciugare. I panni appesi s’intravedono in facciata attraverso la griglia, aggiungendo un tocco di realismo alla rigidità della costruzione.
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L’atrio di distribuzione
Le risorse a disposizione erano sicuramente contenute, il tema complesso e il contesto difficile, ma gli architetti hanno lavorato molto sull’articolazione dei diversi elementi e alleggerito i volumi con l’uso del colore: dal verde intenso degli interni ai toni viola, arancione e blu che identificano le parti comuni. La scommessa per il futuro sta ora in un processo di appropriazione da parte degli abitanti dell’ex favela di Jardin Edith.
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La corte con i servizi comunitari

 


Complesso di edilizia sociale Jardim Edith
Progetto:
MMBB (Fernando de Mello Franco, Marta Moreira, Milton Braga) & H+ F (Eduardo Ferroni, Pablo Hereñú)
Design team:
MMBB
– Eduardo Martini, Marina Sabino, Cecilia Góes, Gleuson Pinheiro Silva, Adriano Bergemann, André Rodrigues Costa, Maria João Figueiredo, Martin Benavidez, Naná Rocha, Tiago Girao, Giovanni Meirelles, Guilherme Pianca, Giselle Mendonça, Eduardo Pompeo, Rafael Monteiro, Lucas Vieira
H+F – Tammy Almeida, Joel Bages, Natália Tanaka, Diogo Pereira, Gabriel Rocchetti, Danilo Hideki, Thiago Benucci, Mariana Puglisi, Luca Mirandola, Thiago Moretti, Luisa Fecchio, Bruno Nicoliello, Renan Kadomoto, Carolina Domshcke
Committente:
Prefeitura Municipal de São Paulo, Secretaria Municipal da Habitação (Sehab/Habi)
Coordinatore:
Luiz Fernando Fachini
Costruzione:
KALLAS Engenharia
Direzione dei lavori:
Consórcio Bureau Sistema PRI
Strutture:
Kurkdjian e Fruchtengarten Engenheiros Associados (2008); Projetal Projeto Estrutural e Consultoria (2010)
Progetto degli impianti:
MAG Projesolos Engenheiros Associados (2008); Alarcon Engenheiros Associados (2010)
Landscape design:
Suzel Márcia Maciel (2008); Ricardo Vianna (Bonsai Paisagismo)
Indagini geologiche:
Geosolo Geotecnia e Engenharia de Solos
Impianti elettrico e idraulico:
PHE Projetos Hidráulicos e Elétricos
Area costruita:
25.714 m2
Fase progettuale:
aprile 2008 – luglio 2012
Costruzione:
febbraio 2011 – maggio 2013

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