A proposito dell'opera di Frank Gehry è possibile osservare una discrepanza a paragone con l'opera dell'architetto modernista Adolf Loos. Gehry, celebre per la stravaganza della sua estetica formalista, può essere considerato l'antitesi assoluta di Loos, il cui fondamentale saggio teorico Ornamento e delitto [1] stigmatizzava l'uso superfluo di ornamento e decorazione negli oggetti d'uso. Ma a uno sguardo più attento in entrambi c'è una notevole analogia nell'uso del familiare e consueto elemento della finestra. Il metodo di Loos nel progetto della finestra in quanto componente d'architettura diventa una lente, in senso letterale, che consente una più ampia discussione dell'uso sintomatico che Gehry fa della consueta forma rettilinea identificabile come finestra nelle sue più straordinarie soluzioni formali. Il che suscita una domanda: può un architetto progettare edifici che siano contemporaneamente consueti eppure originali, tradizionali eppure contemporanei? O si tratta semplicemente di una contraddizione in termini? Di un groviglio di prassi e fantasia?


Loos, discutendo della tradizione, afferma che non si dovrebbe cercare di reinventare la scarpa quando funziona bene così com'è. Dunque nella sua assoluta carenza di reinvenzione Gehry, si potrebbe sostenere, nel caso della terza categoria (il risalto visivo) si produce in una variazione dell'ideologia della reinvenzione di Loos. Nel caso della variante positiva del risalto visivo la finestra "salta fuori" visivamente. Un esempio calzante è uno dei progetti di Gehry attualmente in corso di realizzazione in Australia, alla University of Technology di Sidney (UTS): l'edificio della Dr. Chau Chak Wing. Il progetto è concepito come un blocco inscritto in un perimetro urbano relativamente stretto e comprende, principalmente, un ingresso sulla facciata orientale ondulata realizzato, in modo da assumere un aspetto contestualizzato, con strati aggettanti di mattoni color sabbia. L'uso della muratura ricurva installata da robot può costituire una relativa presa di distanza dalle facciate metalliche cui è legata l'identità visiva dei più tipici edifici di Gehry, ma rende possibile un accostamento al Neuer Zollhoff di Düsseldorf (1998) e allo Stata Center del MIT di Cambridge (2004), per la protrusione delle finestre che costituisce una caratteristica predominante di tutte queste facciate. Nell'UTS le finestre costellano incisivamente la strutture di mattoni ricurvi, sulla facciata orientale l'accento cade assolutamente proprio sulle finestre, quasi come per un espediente che sposti l'attenzione dalle ondulazioni. Le finestre a ghigliottina con serramenti d'alluminio dei progetti analoghi differiscono da quelle ordinarie solo perché sporgono in misura alterna dalla facciata. Queste estrusioni scatolari sono perpendicolari al piano del terreno, mai distorte ma pronunciate: visibili. Brillano.




1. Trad. it. di Sonia Gessner, in Adolf Loos, Parole nel vuoto, Milano, Adelphi, 1972, p. 217.
2. Ibid., Arnold Schönberg e i suoi contemporanei, p. 333.
3. Frank Gehry, "Beyond Function", in Design Quarterly, n. 138, "House and Home", 1987, p. 6.
4. Cfr. Panayotis Tournikiotis, Adolf Loos, Princeton Architectural Press, 1996, p. 169.
5. Frank Gehry, "Up Everest in a Volkswagen", in Design Quarterly, n. 155, primavera 1992, p. 17.