Focus Ufficio


Architettura e design degli spazi di lavoro contemporanei


L’ufficio come destinazione

Con l’approccio street to seat sempre più aziende interpretano la propria sede come un polo d’attrattività per i migliori talenti.

A cinque anni dal Covid, Jones Lang LaSalle (JLL), società internazionale di servizi immobiliari professionali, ha intervistato oltre 12mila dipendenti in 44 Paesi: i più giovani, under 24, sono tornati in ufficio in media tre giorni a settimana, più di ogni altra fascia d’età. Il 44 per cento delle aziende punta al ritorno in presenza per tutti i cinque giorni. Ciò sta favorendo un nuovo approccio al design degli spazi, definito street to seat, ovvero volto allo studio di percorsi più stimolanti dall’ingresso in città fino al posto di lavoro, per attrarre talenti e rendere i centri urbani più vivi. La fascia tra i 35 e i 54 anni è la meno soddisfatta e chiede più tecnologia, flessibilità e servizi legati al benessere. Per le aziende ciò implica la creazione di ambienti coinvolgenti, capaci di supportare la concentrazione e la collaborazione, e l’investimento in tecnologie che migliorino produttività e flessibilità. Cresce la riconversione degli immobili esistenti, spinta dalle necessità di contrastare l’obolescenza e la scarsità di spazi e di rispettare i requisiti ESG. Il design, dunque, gioca un ruolo chiave, all’insegna di un approccio olistico che unisce sostenibilità, attrattività e impatto sociale.

“Progettare l’ufficio non è più posizionare decine di scrivanie in un ambiente, quanto far sentire l’operatore a casa propria”, esordisce Gianfranco Marinelli, presidente di Assoufficio. “Gli spazi oggi devono sembrare più gentili, quasi domestici, con aree relax, cabine insonorizzate e scrivanie condivise. Inoltre, sono sempre più richiesti arredi ad hoc. Tale esigenza poco si concilia con il settore dell’ufficio italiano caratterizzato da piccole aziende, con fatturati tra i 5 e i 15 milioni di euro. Poche superano i 45 milioni. La frammentazione rende difficile fare squadra. Soffriamo di individualismo e manca una visione condivisa”.

Nel 2024 il settore italiano dell’ufficio ha visto un calo del 5,5 per cento, meno degli altri comparti dell’arredo, scendendo dai 1.344 miliardi di euro del 2023 a 1.271. C’è stato, tuttavia, un crollo del 7,4 per cento nell’export, che si attesta al 43 per cento. L’arredo ufficio, a differenza di quello per la casa, è scelto per funzionalità, non per emotività. “Il prezzo è spesso il criterio decisivo”, precisa Martinelli, “ma i punti di forza del nostro settore sono la qualità degli arredi, il design d’autore e l’innovazione tipologica. Siamo stati, per esempio, i primi a introdurre pareti divisorie in vetro, rivoluzionando il layout degli uffici".

Alessandro Adamo è partner di Lombardini22 e direttore di DEGW, realtà internazionale da oltre cinquant’anni specializzata nel settore del workplace. “I temi centrali sono flessibilità, tecnologia, socializzazione e benessere”, spiega. “Le aree operative tradizionali si sono ridotte, mentre sono cresciute le aree comuni e di supporto”. Con lo smart working, hanno preso piede il desk sharing e la clean desk policy o le postazioni libere in open space, adatte al lavoro sia individuale sia collaborativo. Crescono spazi informali, caffetterie ibride, war room e hub collaborativi per stimolare lo scambio e il senso di appartenenza. “Il desk sharing porta essenzialmente a una semplificazione dei concetti spaziali e a una valorizzazione delle funzioni", continua Adamo.

“Le persone possono scegliere dove lavorare e con chi e non più in funzione di un luogo predefinito. Abbiamo sviluppato applicazioni per prenotare postazioni e sale e nuovi arredi, come locker digitali. Tuttavia è importante promuovere il coinvolgimento attivo delle persone lungo tutto il processo, rendendole veri e propri co-designer del cambiamento. Il concetto di club office ben si adatta a realtà collaborative come società di consulenza e aziende tecnologiche, mentre contesti come studi legali preferiscono modalità di lavoro individuali e spazi riservati”. Infine, il retrofit ha un ruolo chiave: in Italia più che scelta è una necessità, dettata sia dall’elevata densità del patrimonio storico e culturale sia dalla sostenibilità. “Riqualificare, anziché demolire e ricostruire, consente di dare nuova vita a contenitori edilizi esistenti rivestendoli di nuovi involucri, tecnologie e funzioni, lavorando anche sulla dimensione emotiva degli spazi”, conclude Adamo.

Progettare la flessibilità significa garantire differenti scenari di utilizzo, ma anche di committente. Francesco Fresa, founding partner dello studio Piuarch, autore di molteplici e importanti spazi lavorativi soprattutto nel milanese, spiega: “Se il cliente è un developer che non conosce in anticipo chi occuperà l’edificio, siamo chiamati a progettare pensando a un target ampio e diversificato. Lo spazio si configura come una ‘piattaforma’ flessibile, pensata per accogliere con facilità esigenze future e differenti modalità d’uso”. La sfida è creare ambienti trasformabili con interventi minimi e che restino coerenti con il contesto urbano. “Ogni passaggio di consegna tra locatari diventa un’occasione per rigenerare lo spazio e per avere un impatto davvero positivo sul luogo e la comunità. La sostenibilità, infatti, è un processo vivo, non un insieme di soluzioni standard. Parte dalla scelta dei materiali, ma include anche il benessere dei lavoratori e della comunità allargata, contribuendo alla rigenerazione dei luoghi e favorendo, con essi, una nuova socialità”. Il verde gioca un ruolo chiave: “Non è decorazione, ma spazio di connessione e di relazione”, conferma Fresa. Il paesaggio è un elemento generativo, capace di trasformare l’architettura in un organismo permeabile, dinamico e inclusivo”.

Lombardini 22 DEGW, Sede di Deloitte, Roma 2025, Foto Courtesy of Lombardini 22 DEGW

Laura Merlin, creative design director di Tétris Italia, realtà internazionale di fit-out per uffici, conclude: “Il lavoro ibrido sta cambiando l’ufficio. C’è richiesta di spazi flessibili e multifunzionali, di materiali naturali e riciclati, con un’enfasi sulla biofilia. Cresce l’importanza di spazi comuni e servizi all’interno degli edifici e dell’integrazione con la comunità locale attraverso ambienti che possono essere utilizzati da tutti. Terrazze e cortili diventano luoghi di lavoro e si diffondono aree per meditazione, relax e supporto psicologico, riflettendo una maggiore attenzione al benessere. Cresce la domanda di aree tranquille e di zone di silenzio”. La tecnologia è al centro: sistemi avanzati per le riunioni ibride, realtà aumentata, sensori per monitorare gli spazi. Analogamente, la sostenibilità è una priorità, con più attenzione a materiali a basse emissioni e a un approccio circolare che punta su riutilizzo e riciclo. “Le postazioni non assegnate e la rotazione degli spazi hanno portato nuove sfide progettuali, con una maggiore attenzione all’ergonomia e all’adattabilità. Arredi regolabili e postazioni flessibili soddisfano le esigenze di diversi utenti, inclusi quelli con disabilità”.

Per quanto riguarda le tendenze nell’interior design, “a livello di colori, materiali e finiture si prediligono palette naturali e rilassanti con tonalità di verde, blu e beige che aiutano a ridurre lo stress e ad aumentare la concentrazione. Una base neutra, spesso ravvivata da accenti vivaci posizionati ad hoc. Per quanto riguarda i materiali, si ritorna a elementi naturali come legno, pietra e fibre vegetali con l’introduzione di tessuti acustici che migliorano il comfort sonoro. Le finiture superficiali si presentano opache e naturali per evocare un senso di autenticità e calore. Tali tendenze riflettono la concezione dello spazio di lavoro come ‘destinazione’, con l’intento di attrarre e trattenere i talenti in un mercato sempre più competitivo”.

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