L’outdoor di Tectona: “La forza della sobrietà”

Una chiacchierata con Blanche Aloisi-de Crépy, Direttore Generale del brand francese che nel 2022 ha celebrato i 45 anni di attività.

L’outdoor è un segmento dell’arredamento che, grazie al ritrovato desiderio di momenti all’aria aperta e di contatto con la natura, ha visto un’attenzione crescente. Le aziende di settore si stanno misurando con le sfide progettuale di oggi, realizzare arredi capaci di resistere all’azione degli agenti atmosferici e di conseguenza essere durevoli nel tempo, senza dimenticare l’estetica. Ne abbiamo parlato con Blanche Aloisi-de Crépy, Direttore Generale di Tectona.

Il 2022 ha segnato una ricorrenza importante, quella dei 45 anni di attività per Tectona. Dal vostro osservatorio, quanto e come sono cambiate le esigenze di mercato negli ultimi anni?
Nasciamo come specialisti dell’outdoor: Tectona celebra la varietà di albero tectona grandis, legno per eccellenza impiegato per la realizzazione di arredi per esterni. Sin dagli anni Settanta la nostra mission è stata quella di differenziarci rispetto ai competitor, lavorando su oggetti di fattura di qualità proprio perché a quell’epoca si producevano mobili prettamente in plastica. Negli anni Duemila abbiamo introdotto nuovi materiali accanto al teak, sviluppando il brand a livello internazionale. Gli ultimi due appena trascorsi sono stati anni di grandi cambiamenti, c’è stato un vero e proprio cambio di paradigma e il mercato si è interessato sempre di più al mondo outdoor. In Europa, durante i lockdown, c’è stata una vera e propria riscoperta del giardino e più in generale dell’ambiente domestico: si è investito molto sugli spazi per renderli belli e accoglienti. Un aspetto importante è stato quello di avere una struttura logistica efficace, questo perché le richieste erano numerose e necessitavano di essere svincolate rapidamente. Dal punto di vista del design, c’è stata una riscoperta per progettualità sobrie ed eleganti, ma soprattutto durevoli nel tempo.

A proposito di durevolezza, in che misura lo sviluppo tecnologico e la ricerca su materiali ha contribuito a innovare il mondo dell’arredamento outdoor?
Abbiamo istituito un servizio che consente agli acquirenti, in caso di usura o problemi, di riparare i mobili: la coscienza ecologica è sicuramente cresciuta molto. E noi di Tectona, sin dalla fondazione, siamo in linea con i valori di oggi. Sul fronte materiali, è importante per noi utilizzare materiali come legno proveniente da foreste gestite correttamente. Quest’anno stiamo lavorando con una nuova essenza, il larice: un legno molto durevole proveniente da foreste situate nell’est della Francia, per minimizzare l’impatto dei trasporti. Accanto al legno prediligiamo alluminio che ha il vantaggio di poter essere riciclato.

Dicevamo che il tema del vivere all’aria aperta è importante, lo abbiamo imparato durante la pandemia, ed è diventato una tendenza diffusa, anche in città. In che modo questa consapevolezza ha influenzato il vostro business?
Ha avuto un impatto sia sul fronte consumer che nel mondo contract. Si è sviluppato un rinnovato interesse da parte degli architetti nel progettare ambienti esterni. In particolare abbiamo riscontrato da parte degli alberghi una maggiore propensione a curare gli ambienti outdoor, come luoghi da vivere.

A proposito di spazi, Tectona è nota per la realizzazione di arredi per hotel storici, apparati museali e istituzioni culturali. Quali sono le caratteristiche di questo processo creativo?
È un segmento a cui teniamo e che vogliamo nutrire, perché fa parte del nostro DNA sin dalla nascita. Il primo museo con cui abbiamo collaborato, nel 1992, è quello di Arte Contemporanea di Bordeaux, per cui Andrée Putman progettò la panchina "CAPC". A Parigi siamo presenti presso il Musée Rodin e al Louvre con le nostre panche classiche. Ultimamente abbiamo sviluppato una serie di collaborazioni specifiche, come nel caso del Museo Nazionale Picasso, sempre a Parigi, dove il direttore della scuola ECAL di Losanna, Alexis Georgacopoulos, ha indetto un concorso tra i suoi studenti per il design di una panca, che poi è rientrata anche nel nostro catalogo. Lo scorso giugno, a Losanna, ha aperto Plateforme 10, un nuovo polo museale che riunisce tre musei cantonali e due fondazioni; abbiamo indetto un concorso internazionale per la realizzazione di una panchina per il museo: il progetto di Pierre Charpin è stato scelto dalla giuria. Siamo anche presenti al Castello di Versailles con due panche in legno di quercia e stiamo attualmente lavorando con Villa Medici a Roma.

A firmare i progetti sono designer di primo piano, da Pierre Charpin a Ronan ed Erwan Bouroullec, passando per Constance Guisset, accanto a designer emergenti. Quanto è importante per il brand affiancare queste due dimensioni?
Ci piace questa idea di innovazione e sperimentazione. Nel 2017 abbiamo lanciato Studio Tectona, un progetto pensato per offrire opportunità alle nuove leve del design, che sono in grado di portare un po’ di freschezza e nuove idee sul fronte materiali. Nel 2004 abbiamo lavorato con i fratelli Bouroullec, quando non erano ancora affermati come oggi, oppure con Pierre Charpin quando la sua carriera era all’inizio: dunque molti progettisti emergenti che nel corso degli anni hanno acquisito fama.

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