José María Sánchez García

L’interesse per il territorio, sia naturale che artificiale, e la sua alterazione attraverso l’uso della geometria è alla base della ricerca dello studio José María Sánchez García.

L’interesse per il territorio, sia naturale che artificiale, e la sua alterazione attraverso l’uso della geometria è alla base della ricerca dello studio José María Sánchez García. Fondato a Madrid nel 2006 dall’omonimo architetto (Don Benito, Badajoz, 1975), oggi ha sede anche a Salorino in Svizzera. Molti sono i progetti di natura pubblica come centri sportivi, di ricerca e istituzionali, che esprimono un dialogo rispettoso ma non sottomesso con il contesto, risolto con un segno chiaro ed evidente che ripercorre i caratteri del paesaggio, fondendosi con esso.

Come avviene nel caso di The Ring (2009), un centro di ricerca e sviluppo sulla tecnologia sportiva innestato su una penisola spagnola nel bacino idrico di Gabriel y Galán, presso Cáceres, soggetta alle variazioni stagionali del livello dell’acqua. Sospesa da 1 fino a 4,5 m di altezza su esili pilastri che assecondano le diversità altimetriche del terreno, questa struttura ad anello si adatta alla topografia con una facciata continua che alterna pieni e vuoti a intervalli irregolari. L’intera costruzione è realizzata con elementi prefabbricati e profili in acciaio standardizzati e rimanda alla tradizione costruttiva industriale dell’area.

Pur con linguaggio e materiali diversi, anche la ricostruzione del sito archeologico del Tempio romano di Diana a Mérida (2011) racconta di un dialogo con il territorio. Il progetto lavora sulle impronte perdute e su quelle esistenti dell’epoca romana, ricucendo un tracciato urbano che ha sempre fatto da cornice al tempio. E inserisce un edificio culturale che deve assolvere alla multifunzionalità degli spazi contemporanei. La struttura a C è posta sul perimetro del sito, per ripristinare il vuoto esistente in epoca romana e anche per ridefinire il confine con la città. La piattaforma di calpestio è allo stesso livello del podio del tempio, creando una nuova relazione tra i visitatori e l’edificio sacro. Quanto ai materiali, la struttura appare come un blocco compatto di cemento, quasi una pietra artificiale che richiama il granito dell’edificio storico.

Nel caso di un’architettura industriale (Industria de montajes eléctricos a Don Benito, Spagna, 2016), José María Sánchez García supera la rigidità del capannone tradizionale e orchestra, a livello planimetrico, la concatenazione degli spazi in base alla circolazione dei grandi camion. A livello volumetrico, estrude quattro volumi alti 10 m per muovere la sequenza degli spazi. Infine, a livello morfologico, gioca con l’acciaio zincato microcorrugato, tipico dell’architettura industriale, per creare una sorprendente variazione di luminosità e contrasti.

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