Wherever you find people

In 8 capitoli, 20 interviste e tante fotografie inedite, il volume curato da Aberrant Architecture analizza la storia di un’icona dell’architettura sociale, i CIEP, realizzata con Oscar Niemeyer.

Wherever you find people
Aberrant Architecture, David Chambers and Kevin Haley (eds), Wherever You Find People. The Radical Schools of Oscar Niemeyer, Darcy Ribeiro and Leonel Brizola, Park Books, Zürich 2016.

 

I CIEP, Centros Integrados de Educação Pública, non erano altro che un’alternativa. I 508 edifici di edilizia scolastica realizzati a partire dal 1982 nello Stato di Rio de Janeiro volevano essere, prima di tutto, una risposta diversa al futuro.

Poche scuole, classi super affollate, scarsezza di fondi e il crescente abisso fra istituzioni private e pubbliche. Questi erano solo alcuni dei problemi a Rio de Janeiro all’inizio degli anni Ottanta. Il Brasile era a un punto di svolta, con la fine della dittatura militare, la lenta transizione verso la democrazia e, per la prima volta in decadi, elezioni libere. A Rio, la migrazione di massa aveva incrementato la popolazione, ma le scuole pubbliche erano totalmente impreparate a educare il corpo studenti che abitava in condizioni svantaggiate. Leonel Brizol, il governatore appena eletto decise di replicare alla crisi con i CIEP, un progetto di architettura molto ambizioso, realizzato con la collaborazione dell’antropologo Darcy Ribeiro e di uno degli architetti più visionari del tempo, Oscar Niemeyer.

 

A raccontare in maniera approfondita e dettagliata le motivazioni storiche e sociologiche che portarono alla costruzione dei CIEP, il saggio Wherever you find people – The radical Schools of Oscar Niemeyer, Darcy Ribeiro and Leonel Brizola a cura dello studio londinese Aberrant Architecture. Otto capitoli, più di 20 fra conversazioni e interviste ai protagonisti del progetto, e tante fotografie inedite hanno, infatti, analizzato – fra pro e contro – un’icona dell’architettura sociale. Il programma dell’ambizioso progetto ha visto la costruzione di oltre 500 scuole – 250 negli anni Ottanta, 250 con il secondo mandato di Brizola e (più altre 500 mai realizzate, ma nei desiderata di Niemeyer) – nello Stato di Rio de Janeiro, costruite in strutture modulari, utilizzando principalmente il cemento, materiale che più di tutti rappresenta solidità, resistenza e che comporta un risparmio in termini economici. 

Era la “concentrazione di una città”, come si spiega fra le pagine, un edificio centrale e altri satelliti più piccoli: un impianto sportivo coperto, una libreria a forma ottagonale, una casa sul tetto per studenti, uno studio dentistico e uno medico e, in alcuni casi, anche una piscina esterna. Un pacchetto completo, disseminato in tante città: da Rio ai comuni più piccoli.
Alla base del progetto, un’idea semplice, quasi un’utopia. Da una parte troviamo Darcy Ribeiro che credeva fermamente nel potere dell’educazione e in un sistema che, a detta sua, avrebbe portato alla salvezza della nazione – “I nostri bambini rappresentano la parte più preziosa del Brasile ma anche il nostro destino come nazione libera e democratica, impegnata a costruire una esistenza dignitosa per i nostri figli”, spiega in un’intervista. Dall’altra parte, Oscar Niemeyer che, attraverso l’architettura, ha aiutato a raggiungere gli obiettivi politici (nel senso di polis) del progetto. “È un progetto rivoluzionario – spiegava l’architetto brasiliano, scomparso quattro anni fa, in un’intervista realizzata nel 1986 – una scuola che non solo cerca di istruire gli studenti, come fanno le vecchie istituzioni, ma anche di fornire un effettivo supporto a tutti i ragazzi del quartiere”. Architettura salvifica e necessaria.
Immancabili le critiche al progetto sia avanzate dall’ala destra che giudicava un insuccesso gli ideali sociali di Brizola, sia legate a un progetto tecnicamente non perfetto: negli ultimi anni, infatti, le strutture hanno richiesto una particolare manutenzione, soprattutto per quanto riguarda le condizioni acustiche e climatiche delle aule. Fortunatamente i CIEP hanno dimostrato di essere duraturi, anche se bisognosi di cure particolari. Oggi sono stati colorati con scritte e disegni, e l’erba viene tagliata regolarmente. Probabilmente, lo stato di Rio continuerà ad aver bisogno di tutti i suoi Centros Integrados de Educação Pública e, perché no, necessiterà anche di nuove costruzioni. Affinché si realizzi quello che spiega nelle ultime pagine del libro Claudia Costin, Senior Director for Education del World Bank Group “Questa idea, di cambiare la vita di questi ragazzi, è una sorta di magia. Se non crediamo in questo, perché avere scuole pubbliche?”. 
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