Domus: Che cosa sta succedendo nel giardino della terra, e che cosa intende per nuova economia?
Gilles Clément: Il sistema economico attuale non capisce i nuovi ecosistemi che sono il risultato del brassage (il meticciato naturale che ha subito un’accelerazione per via della sempre maggiore occupazione delle terre da parte dell’uomo). Gli ecosistemi emergenti potrebbero essere una ricchezza, ma non essendo compresi dal sistema risultano incomprensibili anche a noi.
Domus: In che senso?
Gilles Clément: Da un lato perché se tutti li comprendessero questo farebbe di ciascuno di noi un non consumatore – di semi, suolo, merci... Se ci si rapportasse in modo diverso alla natura si potrebbero ottenere risultati ‘gratuiti’ (in agricoltura, ma in generale dalla biodiversità) e questo non è compatibile con un’economia volta al profitto. Quello che sta succedendo è che ci sono troppe specie assistite (le specie sterili che i contadini sono costretti a comprare dalle multinazionali, n.d.r.).
Domus: Cosa significa specie assistite?
Gilles Clément: Significa che si sta creando un sistema simbiotico tra uomo e piante. Le specie sterili per esistere devono essere seminate ogni anno e, quindi, dipendono completamente dall’uomo che a sua volta ne ha bisogno per alimentarsi e sopravvivere. Un ecosistema di questo tipo è molto fragile. Il genio naturale, il sistema secondo cui il vivente è organizzato, è la possibilità della sopravvivenza; il genio naturale va assecondato, facendo il meno possibile contro e il più possibile con. In questo senso va recuperata anche quella cultura contadina che sapeva come fare a ottenere il massimo senza l’uso di pesticidi, semi sterili e violenza.
Domus: Sembra che ci sia un grosso problema di conoscenza, come si risolve?
Gilles Clément: Quello dell’educazione è uno dei temi centrali per cambiare rotta e far rinascere consapevolezza. E oggi la conoscenza scientifica è uno strumento per recuperare la cultura degli agricoltori. Stiamo cercando di colmare questa perdita di conoscenza per esempio attraverso l’Ecole du Jardin Planétaire, che dopo l’esperienza francese adesso apre anche sull’Isola de la Reunion, un luogo ricco di biodiversità, in forma di università popolare.
Domus: Se assumiamo che la terra è finita, e non ci sono più dubbi su questo punto, gli esseri umani sono troppi?
Gilles Clément: Certamente, ma questo è un argomento tabù, coperto dalle religioni, dalla politica e anche dall’economia: più persone più consumatori.
Domus: Allora aveva ragione Mao Tse-tung, quando impose la politica del figlio unico perché la Cina non era in grado di sfamare una popolazione con una crescita esponenziale?
Gilles Clément: Sì e no. No, perché la sua è stata un’imposizione violenta. Deve essere un processo di consapevolezza. C’è ancora un po’ di spazio sul pianeta ma poco, ed è necessario porre un freno alla crescita demografica.
Domus: Il tempo: lei dice che è necessario prenderselo, seguire quello dei processi naturali. Ma il tempo nella nostra società non è un lusso?
Gilles Clément: È una scelta. Se il lusso fosse legato a beni immateriali invece che materiali i ricchi desidererebbero altre cose. La bramosia del possesso invece che essere diretta verso beni sempre più grandi, inutili e difficilmente smaltibili potrebbe, per esempio, essere orientata a sviluppare la telepatia, e utilizzare quelle facoltà del nostro cervello che sono sottosviluppate.
Domus: Quali sono i suoi progetti futuri?
Gilles Clément: Vorrei scrivere un romanzo, per divertimento… (Sorride)