"Le piccole riviste sono un eccellente segnavento delle nuove tendenze della professione, nonché un indicatore di quali potranno essere le concezioni comuni degli anni a venire." Così recita il sommario dell'articolo di Denise Scott Brown "Little Magazines in Architecture and Urbanism" ("Piccole riviste d'architettura e di urbanistica") pubblicato nel numero del luglio 1968 del Journal of the American Institute of Planners. Il testo che segue, a differenza della spiritosa descrizione delineata da Denise Scott Brown delle piccole riviste d'architettura e di urbanistica sorte in Europa dopo la seconda guerra mondiale, è dedicato a una piccola rivista di oggi: The Exhibitionist ("Una nuova rivista che si occupa esclusivamente della professione di chi realizza mostre"), dato che non capita spesso che una voce d'indice si espanda da sé.
Proprio come le piccole riviste d'architettura, fatte dagli architetti per gli architetti, The Exhibitionist è "fatta dai curatori per i curatori". In certo qual modo potrebbe essere considerata come la sezione dedicata alle mostre di una rivista d'arte – quella di solito ficcata nelle ultime pagine, come a risolvere un problema di quadratura – ma intelligente e senza inserzioni di gallerie o cronachine di vernissage insensati. Lo scopo è "creare una base di dibattito sulle questioni della curatela e contribuire attivamente alla formazione di una teoria della curatela".
Scrive Denise Scott Brown che le piccole riviste "[compaiono] quando il dibattito si è ampliato abbastanza da richiedere l'organizzazione di un rudimentale sistema di riproduzione e di comunicazione postale". In questo senso il dibattito sull'attività del curatore nell'ultimo decennio si è certamente ampliato ma, come sottolinea il direttore di The Exhibitionist Jens Hoffmann nell'editoriale del primo numero, "la disciplina non possiede ancora una base coerente utile a conversazioni più frequenti e più reciprocamente connesse che [...] ricongiungano i molteplici frammenti del dialogo in corso". E prosegue descrivendo l'aspetto della professione curatoriale cui The Exhibitionist è interessato: "La creazione di un'esposizione, in un determinato contesto sociopolitico, che si fondi su un'argomentazione attentamente formulata, presentata tramite la scelta meticolosa e l'installazione metodologicamente giustificata di opere d'arte, di oggetti a esse collegati appartenenti alla sfera dell'arte e di oggetti appartenenti ad altri settori della cultura visiva".
Nei due numeri pubblicati l'11a Biennale Internazionale di Istanbul e la mostra The Picture Generation, 1974-1984 sono state esaustivamente smontate in Assessments da due fondamentali punti di vista. In Favorites Jill Dawsey racconta il suo personale punto di vista sull'importante The Short Century: Indipendence and Liberation Movements in Africa, 1945-1994 di Okwui Enwezor al PS1 di New York nel 2002. Tra gli altri, Chus Martinez scrive di Documenta 12, Matthew Drutt sceglie di discutere la controversa mostra di Pontus Hulten al MoMA The Machine as Seen at the End of the Mechanical Age (1968). Typologies si è occupata di mostre monografiche ("The Solo Show") e di arte negli spazi pubblici ("Art in Public Space"), con interventi di Nato Thompson. Beatrix Ruf, Eungie Joo e altri.
Questa rara piccola rivista alza il livello del futuro dibattito sulla professione curatoriale e – si spera – se un maggior numero di lettori la frequenteranno, le mostre a venire saranno affrontate con la serietà che meritano. Non solo i curatori, ma anche i visitatori hanno molto da imparare da queste pagine. José Esparza
