In più parti del mondo le archistar sono nel mirino dell'opinione pubblica: la polemica di questi ultimi tempi non si limita a qualche pungente articolo di giornale o a qualche brillante provocazione culturale. Accanto ai dibattiti ideali ecco le prime cause legali per gli errori di progettazione: recentemente contro Frank O. Gehry si è scagliato il Mit di Cambridge. Il prestigioso ateneo americano gli aveva affidato il progetto del Ray and Maria Stata Center, un complesso accademico di circa 40.000 metri quadrati che, ad appena un anno dall'inaugurazione, faceva letteralmente acqua. È probabilmente sulla scia di questi avvenimenti che, nel 2007, John Silber, ha scritto Architecture of the Absurd, tradotto in italiano all'inizio del 2009, un ritratto impietoso della disciplina. Il fatto forse più rilevante è che Silber, accolto dalla comunità degli architetti come loro rappresentante onorario, non ha mai esercitato la professione di architetto: nato nel 1926 a San Antonio, in Texas, professore di filosofia e diritto e prolifico pubblicista sulle pagine del New York Times e del Wall Street Journal, è stato rettore della Boston University dal 1971 al 1996 e Magnifico rettore dal 1996 al 2003. La lunga esperienza maturata come committente di architetture destinate al campus bostoniano, e la sua posizione apparentemente estranea al mondo professionale, gli hanno consentito di cogliere, meglio di qualsiasi specialista, i nodi problematici dell'architettura contemporanea.
Silber ricorda come la pretesa originalità che contraddistingue il lavoro degli architetti di fama non sia un fenomeno nuovo: i piani di Le Corbusier per Algeri, l'idea di radere al suolo il centro storico della città nordafricana per lasciar spazio a "una serie di grattacieli e complessi abitativi in una scala che avrebbe fatto impallidire quelli costruiti dai sovietici", forniscono un illuminante precedente. A Josep Lluis Sert, l'architetto d'origine catalana cui venne affidata la progettazione di numerosi edifici universitari a Boston, è rivolta la critica più dura: l'aver ignorato le specificità del clima locale ebbe disastrose conseguenze sulla vita del campus, dalle infiltrazioni d'acqua all'insufficiente isolamento termico, dalla manutenzione costosa all'"l'assurdità di un patio alla spagnola nel centro studentesco di una Boston sommersa dalla neve".
Molte delle domande poste da Silber all'establishment architettonico sono disarmanti: perché gli squarci obliqui nelle pareti del museo ebraico di Berlino e i tagli diagonali del Royal Ontario Museum di Toronto, sostanzialmente identici, indicano, a detta di Daniel Libeskind che li ha progettati, cose completamente diverse nei due casi: i luoghi ebraici nella capitale tedesca e i segni del "primato dello spazio partecipativo e della coreografia pubblica" nella città canadese? Silber nota come le luccicanti curve in acciaio inossidabile della struttura esterna della Disney Opera House di Los Angeles, abbagliando i vicini e alzando di nove gradi la temperatura dei loro 2009appartamenti, abbiano costretto ad applicare alle pareti un costoso rivestimento dall'aspetto dozzinale che ha finito per snaturare completamente il carattere del progetto originario. Sebbene, a un primo sguardo, le osservazioni tagliate con l'accetta di Silber possano apparire persino ingenue e facilmente accusabili di conservatorismo, la voce di questo ultraottantenne abitante di Boston non è certo isolata, all'estero come in Italia, dove le sue critiche risuonano nella recente pubblicazione del pamphlet Contro l'architettura dell'antropologo palermitano Franco La Cecla.
A uno sguardo più attento, la cornice culturale in cui queste riflessioni si muovono è quella di una lunga tradizione di critica all'architettura moderna i cui inizi si collocano negli Stati Uniti e in Inghilterra tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta. Inaugurato da Tom Wolfe con il velenoso e celebre From Bauhaus to our House, pubblicato poco tempo prima che a Londra il Principe Carlo tenesse i suoi famosi e discussi discorsi sui progetti in corso di approvazione nella capitale britannica, tale movimento d'opinione ha trovato ulteriore spazio negli scritti del matematico e urbanista Nikos Salingaros, del sociologo americano Nathan Glazer e del filosofo inglese Roger Scruton. Echi della polemica non sono mancati in Italia dove, durante la campagna elettorale del 2008, e dopo le prese di posizione di Sgarbi e Berlusconi contro i progetti di Libeskind per l'ex fiera milanese, la discussione ha interessato il controverso museo dell'Ara Pacis di Meier confluendo nelle attività promosse dal CESAR (Centro studi architettura razionalista) animato dal parlamentare del Pdl, Fabio Rampelli, e nei forum pubblici e i blog pubblicizzati da alcuni siti Internet come Il Covile di Stefano Borselli e Archiwatch di Giorgio Muratore.
Molte delle critiche contenute in Architetture dell'assurdo sono semplici considerazioni di buon senso, ma espresse con una semplicità e una efficacia che convincono il lettore: coglie nel segno quando riflette sul perché gli architetti si sentano in obbligo di giustificare il proprio lavoro, in un tentativo estremo di far apparire le proprie scelte meno arbitrarie, ricorrendo a un linguaggio pretenzioso e altisonante, infarcito d'ideologie e precedenti storici, alla ricerca affannosa di un pedigree nobile. La vera opera d'arte, sostiene Silber, dovrebbe parlare da sé, senza il bisogno di complicate formulazioni teoriche.