Le fotografie di Carla De Benedetti. Interni '70
Introduzione di Giovanni Odoni, testi di Caterina Romaniello Verbavolant, London 2008 (pp. 304, € 75,00)
Gli interni dell'appartamento Brion (1962- 70), allestito a Milano da Franco Albini e Franca Helg, aprono il volume dedicato alle fotografie di Carla De Benedetti negli anni Settanta. Le immagini in bianco e nero che fissavano nella nostra memoria l'austera casa-museo milanese lasciano il posto ai raffinati cromatismi che gli scatti a colori dell'epoca ci rivelano. Scopriamo che le tinte neutre delle pareti dialogano con i colori delle tele di Mario Sironi, Felice Casorati, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi; che il sorprendente rosso acceso del tavolino da soggiorno ideato da Albini e Helg riprende quello del manto del doge Leonardo Loredan, il cui ritratto cinquecentesco (l'attribuzione oscilla tra Gentile Bellini e Vittore Carpaccio) domina il soggiorno; o ancora che la carpenteria metallica brutalmente esibita nelle attrezzature di arredo trova una materica corrispondenza nel bronzeo Cavaliere di Marino Marini. di Roberto Dulio
La qualità delle fotografie di Carla De Benedetti non si esaurisce però nell'uso sapiente e raffinato del colore. A questa prerogativa si sommano una non comune attitudine a leggere lo spazio architettonico e allo stesso tempo la capacità di registrarne la natura domestica. Le viste, attentamente studiate per valorizzare il progetto, assumono quindi un carattere intimo, privato, evitando la freddezza asettica che caratterizza tante fotografie d'architettura e allo stesso tempo non cedendo ai facili compiacimenti di un banale folclore mondano.
Gli studi di architettura compiuti da Carla De Benedetti, allieva di Ernesto Nathan Rogers alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, e il successivo interesse per la fotografia, approfondito alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, costituiscono le premesse di una raffinata sensibilità e di una indiscussa capacità di 'saper fotografare l'architettura', per rimandare al fondamentale saggio di Bruno Zevi Saper vedere l'architettura (1948), che ben sintetizza la natura dello spazio e le peculiarità della sua lettura, ben esemplificata dalle fotografie pubblicate nel volume.
Dopo una prima attività che la vede nuovamente vicina a Rogers e Casabella, per cui realizza molte campagne di architettura, Carla De Benedetti inizia a lavorare prevalentemente sugli interni e a pubblicare il suo lavoro su un numero sempre più ampio di testate. Le immagini testimoniano un equilibrio virtuoso, che trova compimento sia nelle viste degli interni, privilegiate dal volume, sia in quelle degli esterni, pure presenti tra le sue pagine, come quelle della villa Zanetta (1963) dei BBPR a Lesa. Un equilibrio che si palesa negli spazi rigorosi e dalla limpida funzionalità, come quelli progettati da Cini Boeri o Gae Aulenti; si affina in quelli più sperimentali di Joe Colombo o Aldo Jacober, autore del soggiorno che campeggia sulla copertina del volume; si tempera negli ambienti più apparentati all'installazione che allo scenario domestico, come gli spazi bui e quasi inabitabili di Nanda Vigo o quelli racchiusi dalle superfici scolpite nel polistirolo di Lino Schenal.
Tra le immagini di Carla De Benedetti, all'epoca pubblicate su "Domus", "Abitare", "Casa Vogue", "Interiors", "La Maison Française", si ritrovano anche interni dovuti a nomi forse oggi meno noti - come Adalberto Dal Lago, Alberto Seassaro, Carla Venosta, Leonardo Fiori, Giancarlo Bicocchi e Roberto Monsani – che testimoniano la diffusione di un livello e di un rigore, progettuale e dello stesso reportage fotografico, auspicabile anche sulle pagine delle riviste attuali.