Manuale di stile

Made in Italy. Storia del design italiano, Renato De Fusco, Editori Laterza, Bari 2007 (pp. 330, € 25,00)Nonostante le opere di Renato De Fusco siano oggi innumerevoli, la pubblicazione di una sua nuova ricerca costituisce sempre un evento; e l'evento è ancor più importante se l'argomento riguarda la storia del design.

di Massimo Marra

Made in Italy. Storia del design italiano, Renato De Fusco, Editori Laterza, Bari 2007, (pp. 330, € 25,00)

Nonostante le opere di Renato De Fusco siano oggi innumerevoli, la pubblicazione di una sua nuova ricerca costituisce sempre un evento; e l'evento è ancor più importante se l'argomento riguarda la storia del design. Con questa sua nuova 'fatica', circoscritta a un ambito territoriale limitato al design italiano, è evidente, come prima riflessione, la volontà dell'autore di affrontare nuovi problemi teorici e storici ed approfondire argomenti diversi rispetto a quelli trattati in passato; sì, perché Renato De Fusco nel 1985 diede alle stampe Storia del design, un caposaldo della manualistica di settore, inserito nella bibliografia essenziale di innumerevoli corsi universitari, testo base per avvicinarsi alle problematiche del disegno industriale.

E l'occasione di percorrere un confronto fra i due libri è così affascinante, che è lo stesso autore a svilupparlo brevemente nell'introduzione del testo. Nel suo primo libro lo Storico non rincorre la definizione del design, né sviluppa l'aspetto produttivo-commerciale, ma racconta il design per i suoi aspetti fenomenologici, così come si manifesta, come esperienza unitaria basata sulle famose quattro componenti: progetto, produzione, vendita e consumo. A distanza di oltre venti anni, e maturata la consapevolezza che in genere le storie del design sono "pura narrazione" o 'celebrative' di progettisti o eventi, Renato De Fusco chiarisce che la vicenda narrata nella sua ricerca del 1985 era sostenuta da un impianto teorico 'riduttivo'. Sembra che questa sorta di provocazione sia rilasciata per presentare e quindi sostenere il suo nuovo libro destinato, a differenza del precedente, a progettisti, produttori, consumatori, a quelli che in gergo vengono definiti "addetti ai lavori".

La novità sostanziale del nuovo testo è un'impostazione sviluppata per 'stili' all'interno dei quali, scrive De Fusco, è possibile classificare la produzione del design italiano dell'ultimo secolo. Ma cosa si intende per stile? Nella sua non riconducibilità a schemi univoci e definiti, Renato De Fusco ricorre, ancora una volta, agli artifici storiografici all'interno dei quali individua gli stili come funzione referenziale, come parametri di riferimento rispetto ai quali si possono rapportare le opere reali. Oltre a questa "funzione referenziale", lo Studioso napoletano promuove lo stile – "artificio storiografico" – al fine di illustrare che cosa è avvenuto in un particolare periodo. Questa 'contestualizzazione' dello stile, per alcuni aspetti la si può trovare anche in Arnold Hauser, citato dallo stesso De Fusco per la definizione di stile. Infatti lo studioso britannico, di origine ungherese, sulla scorta delle ricerche della scuola storicistica e sociologica tedesca e della dottrina marxista di Gyorgy Lukàcs, delinea una teoria dell'arte in cui i fenomeni artistici sono analizzati in stretta relazione con il loro contesto storico sociale.

Questa impostazione data da De Fusco costituisce essenzialmente la novità del suo nuovo libro rispetto a quello pubblicato nel 1985. Pertanto i venti capitoli che compongono il testo, fra i quali mi piace citare Lo stile della plastica, Lo stile Olivetti, La riduzione minimalista, sono dedicati ad artifici storiografici e si sviluppano nella lettura dei principali eventi socio culturali con interessanti collegamenti al design degli oggetti che hanno caratterizzato il "made in Italy" prodotti nel medesimo periodo. Dopo molti studi e altrettante pubblicazioni effettuate da De Fusco, questa Storia del design appare senza dubbio originale, nuova rispetto al panorama di analoghi testi e pronta ad aprire un dibattito con argomenti che, nell'ottica proposta, appaiono per molti aspetti inconsueti.

Massimo Marra
Architetto

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