è DePadova. 50 anni di design. Intuizioni, passioni, incontri, Federico Motta Editore, Milano 2006 (pp. 194, € 75,00)
Un po’ per comprensibile galanteria, un po’ per cortese abitudine, a Milano ci si è abituati a pensare a Maddalena De Padova come alla signora del design, alla regina della domestica eleganza. Non è mia intenzione smentire queste consolidate consuetudini, ma credo che senza allargare un poco lo sguardo e uscire dal garbato luogo comune sia veramente difficile comprendere le ragioni di un successo lungo 50 anni, sorretto da una straordinaria capacità nel superare le difficoltà, da un intuito non comune, da un talento imprenditoriale e commerciale che ha pochi rivali sulla scena del design italiano. Certo, Maddalena De Padova è metaforicamente una regina, ma la sua è una posizione conquistata con talento e caparbietà, non certo un titolo ereditato. Maddalena De Padova ha saputo conquistare il regno del design con le stesse armi di un’aquila: volare alto, uno sguardo acutissimo per guardare lontano e artigli affilati per afferrare le occasioni e gli incontri. Caparbia e curiosa lo è sempre stata, come lei stessa racconta nella lunga e partecipe intervista raccolta da Didi Gnocchi in apertura del volume. E a scorrere le varie sezioni che si susseguono nel libro, ci si accorge di come sia diventata determinata di fronte alle sfide di una vita tanto generosa quanto maligna: la morte prematura del marito, la gestione di una vera e propria fabbrica, le congiunture economiche degli anni Settanta e il mutare della scena sociale e imprenditoriale del decennio successivo. La struttura del volume procede secondo una scansione quasi cronologica, incrociando però i fatti con i ricordi, la storia degli incontri che hanno scandito la vita di Maddalena De Padova e i ritratti degli amici, le scoperte di mondi diversi e quella delle collezioni e degli allestimenti. Come riconosce la stessa De Padova, avere vent’anni in un’Italia adolescente è stato un vantaggio, ma non sarebbe stato sufficiente senza una grande curiosità, l’entusiasmo, il coraggio di rischiare, la capacità di vedere. In campo musicale si usa l’espressione “orecchio assoluto” per descrivere la capacità di riconoscere con precisione innata la forma del suono. Maddalena De Padova sembra possedere qualche cosa di analogo: un occhio assoluto con cui selezionare senza incertezza il bello e il brutto, riconoscere l’armonia, inventare le regole di una nuova eleganza. Tutto inizia con la scoperta del design scandinavo nelle sale della X Triennale del 1955. Da lì in poi è un susseguirsi di incontri e di aperture: una sedia vista in un ristorante la porta alla Vitra di Willy Fehlbaum e da lì alla scoperta di Nelson, Girard e degli Eames, il cui successo planetario deve molto al coraggio di Maddalena De Padova. Poi sono i sistemi di pareti componibili, visti in un ufficio tedesco. A New York le basta scorrere le bozze di un libro per intuire la qualità dei mobili degli Shaker. Ma trovare non le basta più: è il momento di proporre. La prima occasione è una collaborazione con Dieter Rams, da cui nasce forse il più bel sistema di librerie componibili mai disegnato. Con coraggio vende la sua azienda e ricomincia da capo, con una struttura più agile e leggera. Nascono le Edizioni De Padova, ispirate da Maddalena e disegnate in larga parte da Vico Magistretti, compagno, designer, amico. Non solo prodotti, ma un modo di vivere, la casa, il tempo, la vita. Con la complicità di Achille Castiglioni e Pierluigi Cerri inventa scenografie che trasformano le vetrine dello showroom di corso Venezia, suggerendo un gusto che riassume lo stile della nuova borghesia milanese ed italiana. Le sue inaugurazioni non sono mai state degli eventi, ma dei veri e propri avvenimenti. Il libro arriva sino ad oggi, registra le tante collaborazioni, le scoperte di giovani talenti. No, non è un libro sul progetto. è una biografia che scorre attraverso le cose e le persone. Non è un libro di design, ma sul design, anzi sul particolare modo con cui gli italiani hanno saputo interpretare questa multiforme materia, tanto quotidiana quanto straordinaria.
Enrico Morteo Architetto