Luis Barragán

“Il mio impegno nel campo dell’architettura è considerato un atto sublime di immaginazione poetica: in me si premia, quindi, tutto ciò che insegue la poesia e la bellezza.” (Luis Barragán)

Nato a Guadalajara, in Messico, nel 1902, Luis Barragán si laurea in Ingegneria Civile e Architettura nel 1925. Dopo gli studi intraprende un viaggio di due anni in Europa che sugella la sua passione per i giardini e il paesaggio. Rimane impressionato, infatti, dai cortili all'italiana e dai giardini mediterranei, primo fra tutti il Generalife di Granada.  Barragán avvia l’attività di architetto verso la fine degli anni ’20. Nel suo primo decennio professionale trascorso a Guadalajara, la sua opera resta ancorata all’universo culturale locale tapatío e al repertorio linguistico dell’architettura mediterranea. Con il definitivo trasferimento a Città del Messico nel 1936, inizia a sperimentare modelli razionalisti di derivazione lecorbuseriana, trovando ispirazione nell’International Style. I cardini della sua ricerca si manifestano a partire dal 1947, con la realizzazione della propria abitazione-studio e con la decisione di occuparsi prevalentemente di architettura del paesaggio, realizzando i piani di urbanizzazione per i Jardines del Pedregal di San Angel (1945), i Jardines del Bosque di Guadalajara (1955) e Los Clubes, ad Atizapán de Zaragoza (1964). Si tratta di insediamenti abitativi per i quali Luis Barragán, architetto e investitore, pianifica ville e giardini alle periferie delle città, cercando di integrare il paesaggio quale elemento compositivo, e di svilupparlo preservando l'integrità del suo ecosistema. Per la lottizzazione di Los Clubes, insediamento residenziale in campagna con scuderie annesse, Barragán sceglie colori sgargianti, l’impiego di coperture piane e l’inserto di spazi recintati. L'intervento più caratteristico è la Fuente de Los Amantes, riconoscibile per la stereometrica cascata sullo specchio d’acqua, con richiami all'infanzia e alla cultura popolare messicana.

Stilemi linguistici che attingono dall’architettura tradizionale messicana appaiono anche in piccole costruzioni civili come l'iconica Casa Gilardi (1980) a Città del Messico (1976-77). L’abitazione si organizza intorno a un patio dominato da un grande albero di jacaranda ed è attraversata da un corridoio che distribuisce gli ambienti domestici, aprendosi verso la piscina annessa alla zona pranzo. Qui i piani di luce, i colori puri nei toni del rosa, blu e rosso e l’acqua dilatano lo spazio per ricomporsi in una sequenza di frammenti neoplastici e spunti mistici dalla forte carica emotiva. Lo studio di Barragán per i volumi verticali culmina nel Faro del Commercio a Monterrey (1977), progetto in cui due sottili lamine di cemento formano una stele slanciata sul paesaggio urbano fungendo da centro per la Macroplaza della città di Monterrey e da landmark nell’ambiente montano. Nelle Torri del Satellite, realizzate in collaborazione con l’artista Mathias Goeritz a Città del Messico nel 1957, cinque torri monolitiche, tutte di colori diversi, recuperano la semplicità volumetrica e cromatica dei pionieri dell’architettura moderna. Un monumento a scala urbana, capace di segnalare a distanza il nuovo quartiere della città in chiave metafisica.

Domus - n° 468

Domus - n° 3212

Domus - n° 899

Domus - n° 899

Domus - n° 899

Domus - n° 899

Luis Barragán riceverà il premio Pritzker nel 1980 per aver saputo trarre ispirazione dall’architettura popolare caratterizzata da pareti imbiancate a calce, da cortili dai colori intensi e da elementi compositivi rurali come abbeveratoi, granai e corti di campagna. Proprio dalla tradizione contadina egli ha voluto restituire, rinnovandolo, un approccio semplice alla vita, con una dose di raccoglimento e nostalgia. Malato di Parkinson da svariati anni, Barragán muore il 22 novembre 1988 nella sua casa a Tacubaya, Città del Messico.

Attraverso i suoi progetti di case, cappelle, piani di urbanizzazione ed edifici urbani, Barragán esplora le infinite risorse progettuali e cromatiche dello spazio, inseguendo la poetica delle emozioni

Attraverso le parole di Louis Kahn:

In Messico ho conosciuto un architetto, uomo considerevole. I suoi giardini provvisti di una piccola fonte di acqua sono così immensi che tutte le composizioni paesaggistiche del mondo non potranno mai rivaleggiare