Dopo cinque anni e 15 milioni di unità prodotte e distribuite, Google ha deciso di non proseguire lo sviluppo del progetto Cardboard, il visore di cartone (e l’annesso kit di sviluppo) per smartphone Android che ha introdotto milioni di persone alla realtà virtuale tramite i video di YouTube e il software Expeditions. Sia il visore sia il software per lo sviluppo delle esperienze ora diventano open source e si aprono così ai contributi della comunità del software libero. 

Anche se la notizia in sé è positiva, è difficile non interpretare questa decisione come il colpo di grazia alle piattaforme di realtà virtuale basate sugli smartphone. Soprattutto se si considera che la stessa Google, il mese scorso, ha ufficializzato l’abbandono del visore Daydream - sempre basato sull’uso degli smartphone per la riproduzione dei contenuti VR - e della piattaforma software omonima. 


Nel frattempo anche John Carmack, CTO della concorrente Oculus, ha rilasciato di recente dichiarazioni che fanno capire come tutta l’industria ormai non creda più in questo tipo di soluzioni. Nel caso di Carmack il commento riguardava il Gear VR, visore per la realtà virtuale sviluppato da Samsung in collaborazione proprio con Oculus, che secondo lui ha i giorni contati. Secondo il CTO, infatti, questo i visori che utilizzano gli smartphone per la riproduzione dei contenuti VR non sono mai riusciti davvero ad offrire un’esperienza convincente: “ se sei costretto ogni volta a tirare fuori il tuo telefono dalla custodia per inserirlo nel visore”, ha detto Carmack, “è normale che finisci per usarlo al massimo un paio di volte”.