La musicassetta è tornata (e fa infuriare gli ambientalisti)

Gli artisti la corteggiano e negli Usa e in Regno Unito le vendite crescono a doppia cifra, battendo anche i vinili. Ma la musicassetta non piace a tutti.

C'è chi parla di revival, chi la vede come una moda passeggera e chi urla al dramma ecologico. Il ritorno della musicassetta è uno dei più dibattuti del fronte musicale attuale, un argomento capace di dividere gli appassionati e far infuriare gli ambientalisti. Da una parte c'è chi pensa che in fondo quella cassetta di plastica è solo un elemento modaiolo destinato a finire a breve. Secondo questa teoria la musicassetta fa solo parte del revival anni '80-'90 che stiamo vivendo e che si esaurirà in un niente di fatto. Il motivo è presto detto: il vinile, per quanto retrò, offre toni caldi irraggiungibili dal digitale, la cassetta invece è qualitativamente inferiore a tutti gli altri supporti e non offre nulla di più.

L'altro fronte vede gli artisti. In tanti hanno pubblicato su cassetta negli ultimi anni. C'è per esempio Aphex Twin che sul vecchio supporto a nastro ha pubblicato i suoi Ep, vale a dire Cheetah, del 2016, e Collapse, del 2018, ma sul mercato si trovano anche diversi bootleg pirati con nomi storpiati e l'etichetta Aarp al posto di Warp. Björk invece è andata oltre e qualche giorno fa ha annunciato la ripubblicazione su nastro di tutto il proprio catalogo, da Debut del 1993 a Utopia del 2017.

Fuor di elettronica ecco la colonna sonora di Bohemian Rhapsody, il film musicale dell'anno, (e parlando di film impossibile dimenticare Awesome Mix 1 E 2 de I guardiani della galassia) ma ci sono anche Kylie Minogue, Ariana Grande, 20 Seconds to Mars, Arctic Monkeys, Snow Patrol, Richard Ashcroft, Gorillaz, Manic Street Preachers. In tanti sono saliti sul carro e le vendite, negli Stati Uniti parlano di una crescita del 23 per cento nel 2018. Doppia cifra che però cela la realtà dei fatti, si partiva così bassi che in termini assoluti si è registrato un passaggio da 178mila a 219mila copie quando nel 1994, il suo anno di picco, la musicassetta arrivava a quota 246 milioni. Il vinile invece, sempre nel 2018, ha incrementato le vendite del 12%, arrivando a 9,7 milioni di copie.

A fare il punto sui vari formati sono Sharon George e Deirdre McKay due esperti di ecologia della Keele University che sul sito The Conversation hanno messo a confronto Cd, vinili e streaming arrivando a una conclusione lapidaria: l'impatto ecologico dei nostri ascolti musicali dipende da quanto spesso ascoltiamo una certa traccia. Se l'ascoltiamo solo un paio di volte la scelta migliore è sicuramente lo streaming. Se invece le prestiamo orecchio più spesso è meglio procurarsi la copia fisica a prescindere dal supporto. Lo streaming infatti comporta un enorme esborso energetico.

A livello di materiali invece vinile, Cd e audiocassette sono sulla stessa barca. Non si possono riciclare. A causa dei metalli tossici che ricoprono il nastro e del composto plastico che lo custodisce, le cassette sono considerate dei rifiuti elettronici a tutti gli effetti. A parte dargli nuova vita con il riciclo creativo, non possono riutilizzate e vanno nel cestino dell'indifferenziata. Proprio come gli altri due colleghi. A voler essere puntigliosi però i vinili hanno un punto a favore: nel nostro Paese le loro copertine in carta sono riciclabili mentre le custodie in policarbonato di Cd e cassette finiscono tutte nel sacco nero. Pensateci prima di buttarli.

Ultime Product News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram