Ettore Moni ha voluto provare a tratteggiare la geografia di una Suburbia, questo luogo espanso che esiste in una sua forma specifica nelle varie città in cui prende forma, ma che sembra comunque portare con sé caratteristiche invariabili e indifferenti alle specificità dei diversi luoghi. Nelle sue immagini si percepisce uno straniante coesistere di vastità e costrizione, ampiezza e affollamento, un affastellarsi di forme che a volte si calpestano o si arrampicano l’una sopra l’altra, altre volte si fronteggiano come a sfidarsi per il controllo del territorio. Si tratta di una sfida cruciale che i fotografi si trovano ad affrontare, riuscire a far parlare le proprie immagini in modo da proporre una possibile lettura di questi luoghi, piuttosto che limitarsi semplicemente a ribadirne la presenza attraverso delle fotografie.
Ettore Moni questa sfida l’ha raccolta in modo al tempo stesso leggero e profondo, proponendoci delle fotografie dove la visione analitica dei frammenti di un territorio plasmato e a volte imprigionato coesiste con un sincero stupore per ciò che lo sguardo trova davanti a sé; una fusione di consapevolezza e autentico smarrimento che fa sì che le sue siano davvero domande in forma di immagini, interrogativi che si costruiscono una fotografia dopo l’altra, invitandoci a non smettere di chiederci in che modo le città cambiano e crescono, come se si stessero dimenticando di noi che viviamo al loro interno.
Ettore Moni (Parma, 1967) ha vissuto e lavorato a lungo a New York come fotografo di moda, realizzando anche ricerche sul nudo e sul ritratto. I suoi lavori sono stati pubblicati su D di Repubblica, Anna, Kult, Sport&Street, Sportswear International, Pig, Io Donna e Rum. Recentemente sta lavorando sul paesaggio italiano e sulla storia d’Italia.