Vertical Horizon

Romain Jacquet-Lagraze guarda e fotografa il tessuto urbano in continuo divenire di Hong Kong poeticamente, dal basso verso l’alto.

Succede all’improvviso. È un atto quasi involontario, tuttavia abbastanza raro e anche un po’ vintage. Nel tessuto urbano di una vorticosa e in continuo divenire come Hong Kong, fermarsi e guardare verso l’alto è un fatto poeticamente artistico che promette la visione di una città diversa.
Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Romain Jacquet-Lagraze guarda e fotografa la grande capitale asiatica in continua metamorfosi così: dal basso, in modo vertiginoso. Ventisei anni, nato a Parigi, con un master all’Imac dell’East Université di Parigi (scuola ingegneristica multidisciplinare) nasce prima come artista grafico, per poi cambiare ambito. Quando si trova di fronte a città come Los Angeles e Tokyo, non riesce a rimanere impassibile e comincia a scattare. Romain approda a Hong Kong nel 2009, inizialmente affascinato, poi come fosse uno di casa, e decide di condividere con tutti i passanti distratti sotto quale punto di vista vede la megalopoli. Le fotografie della serie Vertical Horizon, presentate all’Hong Kong Affordable Art Fair dal AO Vertical Art Space, consegnano al visitatore un’idea pulita e perfetta, ma allo stesso tempo irregolare, che fa venire le vertigini anche se in senso contrario.

“La città di Hong Kong offre contrasti: un palazzo vecchissimo e decadente ne affianca uno moderno e di stile opposto. Fra gli elemento urbani, il contrasto, è un piacere”.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Da Parigi a Hong Kong, il viaggio è lungo. Come è arrivato fin qui?

Romain Jacquet-Lagraze: C’è una strana sensazione che ti coglie quando finisci l’università. Ed è il desiderio di visitare posti nuovi, esplorare il mondo. A 22 anni ero già in Asia, a Tokyo, fresco di laurea in graphic design, e stavo terminando uno stage di sei mesi. Dal momento che ero vicino, ho deciso di spostarmi a Hong Kong. Una città in cui trovo bellezza, caos e vita.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Qual è il tuo rapporto con la “megalopoli” Hong Kong?

Romain Jacquet-Lagraze: La sensazione che provo a vivere a Hong Kong è quella, in un certo senso, di sentirmi a casa.  All’inizio, in realtà, la sensazione è stata di fascinazione e curiosità. La città è davvero impressionante, non solo perché in Francia, dove sono cresciuto, le dimensioni e l’ambiente sono totalmente diversi. Ho imparato ad amare questa megalopoli anno dopo anno, ora sono innamorato delle sensazioni che solo Hong Kong regala. Ti senti un piccolo corpo in un posto enorme, e questo cerco di trasmettere con la fotografia. Avevo visitato Tokyo e Los Angeles, e ovviamente Parigi.  Prima di Hong Kong credevo che a Tokyo spettasse il ruolo di città più interessante nel panorama asiatico. Nella mia immaginazione, avevo una certa idea di come dovessero essere le megalopoli. Arrivato qui, ero scioccato. E sono rimasto.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Da graphic designer a fotografo. Perché?

Romain Jacquet-Lagraze: L’atto creativo del mio lavoro è più legato all’utilizzo del disegno, della pittura, di software multimediali. È difficile da dire, ma qui ho realizzato il fatto che la città porti con sé tante emozioni e sentimenti: è espressiva, soprattutto in quei quartieri come Jordan o Tsim Sha Tsui. Quindi non ho avuto più bisogno di disegnare nulla, perché il suo skyline veicola ogni messaggio. La necessità, è stata piuttosto quella di registrare la città, dal momento che l’impatto visuale è stato molto forte. Amo molto il suo canone estetico: anche se in molti pensano che ci sia disordine e sporcizia, in realtà riflette la mia idea di estetica. Mi piace ciò che è fuori controllo e caotico.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Per primo fu il caos. Come ti relazioni a questo aspetto primordiale che citi spesso di Hong Kong?

Romain Jacquet-Lagraze: Il caos è un aspetto fondamentale, forse proprio per il mio background. Vengo da Parigi che non è assolutamente una città caotica, ma perfettamente strutturata e, a tratti, noiosa. Per esempio nel strade, dove senti la luce? Qui quello che mi piace è che prende il posto del controllo umano.  Gli uomini non riescono più a controllare quello che costruiscono, gli edifici si trovano uno di fianco all’altro casualmente, non c’è un piano preciso. E il caos per me è pura espressione di vita.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Da poco pubblicato il volume omonimo alla serie Vertical Horizon, per i tipi di Asia One Product & Publishing (AOPP) - Hyperlink http://aophotobook.com/. Qual è l’idea di architettura che ti sei fatto qui?

Romain Jacquet-Lagraze: Per quanto riguarda la fotografia di architettura è una recente scoperta fatta durante il mio viaggio in Asia. Sono molto affascinato dalle forme geometriche, ma avverto che i palazzi sono entità totalmente fuori controllo rispetto agli architetti che le hanno disegnate. Come se non appartenessero più all’idea originaria con cui sono state costruite. Il palazzo inizia a vivere di vita propria e intima, quando guardi i dettagli come i condizionatori o le finestre lo capisci.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Cosa si prova a guardare dal basso?

Romain Jacquet-Lagraze: La sensazione è quella di vedere la città da un diverso punto, in uno spazio in cui ti senti piccolo quanto un pulviscolo di polvere nell’ambiente circostante. Una cosa che ho notato, quando vivi in un luogo nella vita di tutti i giorni, è che non fai mai caso all’architettura. Meccanicamente vai dal punto A al punto B, senza guardare nulla. In questo modo trasmetto, forse, la consapevolezza di come è vivere e muoversi fra enormi giganti di cemento.

Romain Jacquet-Lagraze, <i>Vertical Horizon</i>
Romain Jacquet-Lagraze, Vertical Horizon

Francesca Esposito: Quali sono i posti che ami alla follia?

Romain Jacquet-Lagraze: Mi piace esplorare quartieri centrali come Yau Ma Tei o Mong Kok, perché sono luoghi pieni di dettagli, dalla facciata dei grattacieli e dei palazzi alle piante che crescono da sole. Inoltre la città cambia molto velocemente, quando vai via da Hong Kong anche per poco tempo, ti accorgi che la situazione si è modificata: si trasformano immediatamente i negozi, i colori, le forme. La città è verticale, e a seconda di come la guardi, offre diversi punti di vista. Inoltre puoi prendere un bus e uscire in un attimo dalla città, perdendoti nella natura.

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