“Un’intera storia rimane da scrivere degli spazi, che allo stesso tempo sia la storia dei poteri”. Michel Foucault
Il corpo di fotografie di Vincent Bezuidenhout esamina il modo in cui in Sudafrica il paesaggio è stato costruito per imporre la separazione, in forma di servizi attrezzati, durante l’apartheid. “Mi sono concentrato sugli spazi ricreativi che fungevano da strutture separate per i diversi gruppi razziali a ogni livello della società, comprese spiagge separate, parchi, camminamenti e piscine.
Esplorando questo paesaggio ricreativo, costruito attraverso fattori politici, sociali e psicologici, si può ottenere la visione di come la strutturazione fisica del paesaggio sia stata modificata per implementare il controllo e la separazione. Essa riflette un livello di ingegneria sociale, attraverso un sistema politico imperfetto di segregazione razziale, che ha portato a spazi di ambiguità, incongruenza e fallimento finale”.
“Questo rivela i molti modi in cui l’ideologia ha plasmato il nostro paesaggio e ci dice che, nonostante il fallimento dell’apartheid, la strutturazione del paesaggio del Sudafrica ha avuto un effetto duraturo che, come ha detto Okwui Enwezor, è “un esemplare del tutto unico del fallimento storico d’immaginazione morale” in Sudafrica.
Il mio lavoro si colloca all’interno della nozione di paesaggio come entità costruita; vedo le mie immagini come opera fotografica che mette in primo piano le ideologie di chi ha creato questi spazi. La filosofia della segregazione inerente alle strutture dell’apartheid riflette elementi di controllo, paura e potere: elementi che oggi fungono da prova di un’epoca e del modus operandi di chi quel sistema l’ha creato”. Vincent Bezuidenhout