Lina e Gio: gli ultimi umanisti

Attraverso le immagini di Iñigo Bujedo Aguirre, la mostra alla Architectural Association offre l'opportunità di riscoprire i capolavori brasiliani di Lina Bo Bardi.

Appena inaugurata all'Architectural Association di Londra, la mostra Lina and Gio: The Last Humanists esplora per la prima volta la relazione tra due figure seminali del Ventesimo secolo, nel campo progettuale. Lina Bo Bardi, nota soprattutto per gli edifici che ha progettato e realizzato in Brasile — la Casa di vetro (1950-51), il Museo d'Arte di São Paulo (1957-1968), il Pompéia SESC (1977-1986), tra gli altri — è stata designer, architetto, scrittrice e curatrice prolifica. Prima di adottare il Brasile come suo Paese d'origine, alla fine del 1940, Bo Bardi ha vissuto a Milano, dove ha collaborato con il fondatore di Domus Gio Ponti (1891-1979). Come Bo Bardi, anche Ponti era architetto, designer, scrittore e curatore molto attivo.
La mostra, curata da Ana Araujo comprende una selezione di fotografie recenti, commissionate al fotografo di Barcellona Iñigo Bujedo Aguirre, degli edifici di Bo Bardi, di cui pubblichiamo una selezione in questo saggio fotografico.


Negli anni tra il 1940 e il 1945, (gli architetti) Gio Ponti (1891-1979) e Lina Bo Bardi (1914-1992) lavorarono insieme ad una serie di progetti a Milano.

All'epoca, Ponti era già un progettista maturo di fama internazionale, conosciuto per il suo contributo editoriale alla celebre rivista Domus, per il suo lavoro alle Triennali delle Arti Decorative di Milano e per i suoi successi come prolifico architetto e industrial designer. Lina Bo Bardi, quando decise di trasferirsi a Milano per sfuggire all'atmosfera tradizionale e reazionaria dell'ambiente architettonico romano era una giovane donna appena laureata (nel 1939) alla facoltà di Architettura di Roma. Dopo gli anni a Milano, Bardi si sarebbe trasferita definitivamente in Brasile per diventare uno dei suoi architetti più noti.

La collaborazione tra Ponti e Bardi è una questione controversa. Lei afferma di aver lavorato nel suo studio dalle "8 del mattino fino a mezzanotte, compreso il sabato e la domenica" e che Ponti, al momento della sua assunzione, avesse detto: "Io non ho intenzione di pagarti, tu dovresti pagare me" (lasciando intendere che lei avesse molto da imparare da lui). Altre fonti (tra cui la figlia e biografa di Ponti, Lisa Ponti, e Carlo Pagani, a lungo assistente e collaboratore di Ponti e amico intimo di Bardi) sostenevano che Bardi non avesse mai lavorato nello studio di Ponti e che invece, avesse contribuito al suo lavoro editoriale e architettonico come libera professionista, lavorando nello studio che condivideva con Pagani in Via Gesù 12.

In alto: Lina Bo Bardi, Sesc Pompéia, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre. Sopra: Lina Bo Bardi, São Paulo Art Museum (MASP), São Paulo, Brazil. foto Iñigo Bujedo Aguirre
In alto: Lina Bo Bardi, Sesc Pompéia, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre. Sopra: Lina Bo Bardi, São Paulo Art Museum (MASP), São Paulo, Brazil. foto Iñigo Bujedo Aguirre
Nel suo testo autobiografico "Currículo Literário", Bardi rende omaggio alle lezioni di Ponti, che – per il suo impegno sociale e culturale nell'architettura, il suo interesse per le forme tradizionali dell'artigianato e il suo onnicomprensivo approccio al design "dalle tazze e dalle sedie alla moda, fino alla progettazione urbana e al lavoro curatoriale ed editoriale" – viene descritto come "l'ultimo degli umanisti".
Il termine "umanesimo" esprime un'ideologia che vede gli esseri umani come "fonte di infinite possibilità", mirando ad un "equilibrio delle facoltà fisiche, spirituali, morali e intellettuali". L'umanesimo si basa sulla convinzione che la dignità umana debba essere messa a centro a prescindere dalle differenze di razza, di classe o altro. Si basa sulla conoscenza del passato come mezzo per (ri)costruire continuamente le storie umane e le mitologie. In generale, un'umanista si cimenta in una vasta gamma di discipline culturali, dal micro al macro, dalle idee ai manufatti, dagli oggetti ai luoghi.

Come ha sottolineato Bardi, l'opera di Ponti riverbera, su più livelli, i principi dell'umanesimo. Nel suo lavoro successivo in Brasile, lei, come lui, si sarebbe impegnata pienamente nella promozione di valori umanistici. Analogamente a Ponti, Bardi ha posto l'accento sugli aspetti sociali e culturali dell'architettura, dilatando le sua attività progettuale dalla realizzazione di capi di abbigliamento fino alla progettazione di masterplan. Forse la cosa più importante è che Bardi ha insegnato ai brasiliani ad apprezzare il valore della loro tradizione popolare e vernacolare che, fino ad allora, era considerata di scarso valore al confronto di quella europea.
Lina Bo Bardi, Teatro Oficina, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Teatro Oficina, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Analogamente a Ponti, Bardi ha posto l'accento sugli aspetti sociali e culturali dell'architettura.
Lina Bo Bardi, Casa do Benin, Salvador, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Casa do Benin, Salvador, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Casa Valeria Cyrell, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Casa Valeria Cyrell, São Paulo, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Teatro Gregorio de Mattos, Salvador, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre
Lina Bo Bardi, Teatro Gregorio de Mattos, Salvador, Brazil. Foto Iñigo Bujedo Aguirre

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