È il mondo in cui la realtà del paesaggio e la prassi scientifica incontrano le mitologie del domani. Come dice Natal "Future Perfect suscita occasioni di riflessione e di analisi passando poeticamente da un repertorio di immagini nette e precise a livelli di ambiguità e di potenzialità, analizzando l'interconnessione umana attraverso paesaggi così forti e tuttavia, in definitiva, in pericolo".
Alan Rapp: Future Perfect pare presentare luoghi comuni visivi della fantascienza e della filosofia, ma la sua narrazione è ambigua. Che significato hanno per lei questi scenari in quanto parte di panorami del futuro?
Judy Natal: Da artista, ritengo che il mio ruolo sia quello di chiromante visiva, di viaggiatrice nel tempo e di archeologa, attraverso la creazione di gesti esegetici che rappresentano le nostre speranze e i nostri timori nei confronti della vita sulla Terra. Il tema di Future Perfect è il futuro stesso. Immagino che il nostro – inconoscibile – percorso trasformi il significato dell'essere umani, creando miriadi di alterazioni in tutte le forme di vita. Future Perfect è contemporaneamente una visione radicale, un apologo e un sogno utopico. Le fotografie istituiscono sorprendenti ma convincenti risonanze tra questi paesaggi, per distillare ed esprimere le nostre speranze, la nostra percezione della natura e l suoi equivoci, e indicare le potenzialità e i trabocchetti del nostro futuro sulla terra. Ritraggo questi siti come indicazioni sul nostro futuro, illuminando il momento presente e le scelte che dobbiamo ancora fare.
È stata un'esperienza straordinaria! Il Biosphere 2, laboratorio scientifico senza pari, di livello mondiale, oggi gestito dall'eccellente facoltà di Scienze della Arizona University, è un luogo unico nel suo genere. Nel 2007 avevo proposto al B2 un progetto per artisti residenti in cui artisti e scrittori avrebbero dovuto stringere rapporti reciprocamente vantaggiosi con il gruppo di ricerca del laboratorio, in collaborazione con le comunità scientifiche e con quelle locali, alla luce dei problemi che sono l'essenza del B2: come si vivrà nel futuro? Dove si vivrà? E se non sulla Terra, dove? Sono arrivata al B2, come molti altri, per visitarlo e stupirmi di questa meraviglia del mondo costruita dall'uomo. È stato un amore a prima vista. Lì nel deserto del Canyon del Oro, in Arizona, l'ambiente è straordinario! Nel 2008 sono stata la prima artista residente e ho continuato a lavorare lì dal novembre 2010 al marzo 2011 con la creazione del primo Open Studio, facendo partecipare alle mie creazioni artistiche le centinaia di visitatori del B2 provenienti dal tutto il mondo, sensibilizzandoli sul cambiamento climatico, sui problemi che dobbiamo affrontare e chiedendo loro se le nostre sfere di cristallo stanno funzionando bene.
Future Perfect, in un percorso a ritroso nel tempo dal 2040 al 2010, spiazza immediatamente lo spettatore e sovverte il modo consueto di leggere la fotografia. Creando un allettante invito a non voler sapere il chi, il cosa, il dove, il perché e il quando dell'immagine, intesse diversi filoni narrativi paesaggistici.
Il Biosphere 2 non è stato considerato un "esperimento fallito" dai suoi fondatori e da quelli che ci hanno vissuto, né dagli scienziati che ci lavorano attualmente. La conoscenza ricavata dai suoi esperimenti storici, oggi indirizzata a percorsi futuri, affronta problemi molto concreti come la carenza prolungata di precipitazioni atmosferiche, la sopravvivenza della foresta pluviale, l'erosione del suolo e il consumo dell'acqua, tramite un progetto architettonico ispirato a Buckminster Fuller. Va ricordato che quest'ultimo fu considerato un sognatore fino ai suoi ultimi anni, quando la giovane e ottimista generazione degli anni Sessanta adottò le idee delineate in molte delle sue opere, tra cui Utopia or Oblivion e Operating Manual for Spaceship Earth.
È decisamente difficile essere 'oggettivi' sul futuro! Ciò che facciamo oggi darà definizione e forma al domani. Sul suo sito web Mind Hacks Tom Stafford ha scritto che Philip K. Dick non è venuto per predire il futuro, è venuto per cambiarlo". Credo che l'arte possa fare da catalizzatore a un cambiamento positivo pur rimanendo significativa in quanto arte. Tutta la fantascienza migliore usa ciò che è noto per mappare ed esplorare l'ignoto. Le fotografie, insieme radicali e provocatorie, uniscono motivazioni estetiche e motivazioni scientifiche che riguardano una vasta gamma di interessi contemporanei tra cui i rapporti tra paesaggio, ideologia e habitat costruito, e tra reazioni umane e responsabilità nei confronti dell'ambiente naturale.