La nuova Bmw Art Car #20 di Julie Mehretu, che correrà a Le Mans

Siamo stati al Centre Pompidou per la première mondiale della ventesima Bmw Art Car. Un progetto che parla di passione, velocità e arte, ma che è anche l’inizio di una collaborazione per gli artisti africani.

Frank Stella nel 1976 ricopre la carrozzeria di una Bmw 3.0 CSL con il disegno rigoroso di un reticolato in bianco e nero; Andy Warhol nel 1979 dipinge personalmente, in ventotto minuti utilizzando sei chili di colore, una M1; Jenny Holzer, vent’anni dopo, personalizza una la V12 Lmr con alcune delle sue composizioni, realizzate con lettere cromate riflettenti e lamina fluorescente; Ólafur Elíasson trasforma un’auto da corsa in un igloo, con la Bmw H2r nel 2007.

Il progetto delle Art Cars Bmw – nato nel 1975 dall’intuizione del pilota francese e appassionato d’arte Hervé Poulain di rendere un veicolo sportivo da corsa una tela bianca da dipingere per uno dei suoi artisti prediletti, Alexander Calder, il quale firma la prima edizione – nel corso di quasi cinquant’anni ha coinvolto alcuni tra i maggiori artisti contemporanei, lasciando loro assoluta libertà di azione, e aprendo un dialogo prolifico tra arte e tecnologia in un ambito, quello dell’automobilismo, solo apparentemente distante da quello della creatività.

Questo dialogo continua nel 2024 con la presentazione della ventesima Art Car, la Bmw M Hybrid V8, nata dalla collaborazione tra la casa automobilistica tedesca e Julie Mehretu.

Julie Mehretu lavora alla Bmw Art Car #20 a Monaco. Foto: André Josselin © Bmw Ag (05/2024)

L’artista americana di origine etiope ci racconta la genesi di questo grande lavoro a Parigi, nella hall principale del Centre Pompidou, prima che il telo sottile e cangiante che nasconde l’auto dagli sguardi impazienti di tutti i presenti, venga finalmente sollevato per mostrarla al mondo intero: “Ero lusingata dal fatto di essere stata scelta dalla commissione, ma ho detto “grazie” e mi sono tirata indietro. Non avevo idea di come potermi avvicinare al progetto di dipingere un’auto, e rispettosamente ho declinato l’invito di Bmw”.

A farle cambiare idea, e accettare questa nuova sfida durante il periodo della pandemia, è stata l’ispirazione avuta dalla lettura di un articolo della scrittrice indiana Arundhati Roy sul Financial Times intitolato “Pandemic is a portal”, che terminava con un invito a superare il dramma di quel momento abbracciando il cambiamento che ogni pandemia porta naturalmente con sé. Ma più di tutto è stata fondamentale la presenza del critico d’arte Okwui Enwezor, venuto a mancare nel 2019, nella giuria che l’aveva selezionata inizialmente.

“She expresses dynamism within a form” aveva detto Enwezor a proposito di Julie Mehretu sottolineando l’aspetto dinamico della sua pittura, votata al movimento, e alla velocità nello spazio.

Julie Mehretulavora alla Bmw Art Car #20 a Monaco. Foto: André Josselin © Bmw Ag (05/2024)

Il progetto è allora tornato sul tavolo nel 2020 e si è realizzato magnificamente nel 2024, con quest’auto dalle forme estremamente contemporanee, firmata dal designer Huessein Al Attar, che nel raccontare il suo approccio a questo processo insieme creativo e ingegneristico, ha parlato di un modo di lavorare “people centered” incentrato sulle persone: “una macchina da corsa è certamente pensata per i piloti, e per fare in modo che siano nelle condizioni di sicurezza ottimali per gareggiare, ma senza dimenticare l’aspetto performativo. La performance di un’auto, oltre al risultato, riguarda anche il pubblico. In questo senso, un approccio che mette al centro le persone si propone l’obiettivo di creare qualcosa che emozioni, con cui le persone possono trovare una connessione”.

Il passaggio alla tridimensionalità, nuovo per Mehretu - come lo era stato per Frank Stella, che l’artista americana ha citato insieme a Jenny Holzer tra i predecessori che più l’hanno ispirata in questo percorso – si è realizzato a partire da una sua opera, attualmente esposta nella grande personale di Venezia, Julie Mehretu. Ensamble a Palazzo Grassi, donata alla collezione permanente del MoMA di New York.

Da questo monumentale lavoro, intitolato Everywhen (2021 - 2023), è scaturita un’immagine incisiva e fortissima che l’artista ci ha raccontato così: “Nello studio dove avevo il modello della Bmw M Hybrid V8 stavo semplicemente seduta a guardare il mio dipinto e ho immaginato che la macchina stesse per partire a tutta velocità per attraversarlo. (…) L'idea era di fare un remix, un mash-up del dipinto. Continuavo a vedere il colore che dalla tela gocciolava sull’auto”.

Nello studio dove avevo il modello della Bmw M Hybrid V8 stavo semplicemente seduta a guardare il mio dipinto e ho immaginato che la macchina stesse per partire a tutta velocità per attraversarlo

Dall’immaginazione alla realtà: “Abbiamo lavorato con rendering 3D e con modelli 3D per capire come adattare il dipinto alla particolare forma dell’auto, con tutte le complessità che una ricerca aerodinamica rigorosissima comprende. Abbiamo provato anche a stampare la texture immaginata su dei fogli posizionandoli sulla forma per capire come distribuire al meglio il colore su tutta la superficie”.

Sì, perché la Bmw M Hybrid V8 di Julie Mehretu non è una semplice auto da corsa da collezione, ma come l’ha definita Thomas Girst, head of cultural engagement di Bmw, è “The Beast”, “la belva” progettata per competere alla 24 Ore di Le Mans il prossimo 15 giugno, caratterizzata da un forte sistema di trasmissione ibrido di quasi 640 CV, formato da un motore V8 da 4 litri e un motore elettrico, in grado di raggiungere fino a 345 km/h.

Everywhen, 2021-2023, inchiostro e acrilico su tela, 120 x 120 pollici (304,8 x 304,8 cm). Per gentile concessione dell'artista, White Cube, Londra e Marian Goodman Gallery, New York Foto: Tom Powel Imaging © Julie Mehretu (05/2024)

Proprio come le auto firmate da Calder, Stella, Warhol, Holzer e Jeff Koons, anche la Bmw Art Car 2024 prenderà parte alla maratona automobilistica francese sul Circuit de la Sarthe.

E questo è l’elemento chiave dell’idea di Julie Mehretu per BMW, non quello di dipingere semplicemente un’auto, ma di ragionare su una vera e propria macchina da corsa destinata alla velocità della gara.

Come spiega l’artista, “credo che il mio lavoro sia stato una risposta al progetto che Huessein [Al Attar] aveva già fatto con gli ingegneri e i meccanici. Ero lì a Monaco quando i componenti sono stati assemblati ed è stato fenomenale vedere come questo oggetto sia fatto di fibra di carbonio, e non posso credere alla velocità che riesce a raggiungere. Per questo il mio intervento si integra alla progettazione vera e propria, e per me è stata un’occasione unica di guardare il lavorio instancabile di tante forme di immaginazione, competenze e professionalità unite per far sì che l’auto corra il più veloce possibile”. 

Se sembra incredibile che un’automobile, che è anche un’opera d’arte, possa prendere parte a una gara su una pista automobilistica senza preoccupazioni riguardo agli eventuali danni, in realtà bisogna guardare a questa esperienza come parte del processo dell’artista: “La sostituzione degli pneumatici, i detriti che la scalfiscono, gli insetti che si attaccano sulla carrozzeria: l’auto alla fine della gara sarà completamente diversa e così si potrà dire un’opera conclusa. Tutti questi segni contribuiranno al risultato finale”. La pittura di Julie Mehretu diventa allora performativa, evolvendosi non solo in uno spazio a tre dimensioni, ma anche in movimento, velocità, energia, in una vera e propria performance.

Prima di andare a Le Mans, domenica 26 maggio 2024 la BMW Art Car #20 farà un'apparizione al Concorso d'Eleganza di Villa d'Este sul Lago di Como. Nell'ambito della mostra di veicoli storici organizzata dal Gruppo BMW e dal Grand Hotel Villa d'Este, l’auto sarà esposta nei giardini di Villa Erba insieme alle BMW Art Car di Alexander Calder (1975), Frank Stella (1976), Roy Lichtenstein (1977), Andy Warhol (1979), Jenny Holzer (1999) e Jeff Koons (2010).

Ma il percorso di Julie Mehretu con BMW non si conclude qui: l’artista in collaborazione con la casa automobilistica e la produttrice e sceneggiatrice Mehret Mandefro, cofondatrice dell'Istituto Realness, che lavora per rafforzare l'ecosistema dei media in Africa, organizzerà il progetto dei Laboratori Translocali PanAfricani per Media. Con la promozione di attività in varie città e regioni africane durante tutto il 2025, questi incontri offriranno spazi di confronto per gli artisti africani, per sviluppare una rete di connessioni utili alla promozione della loro arte. La serie di Laboratori Translocali PanAfricani farà tappa nelle città di Dakar (Senegal), Marrakech (Marocco), Kigali (Ruanda), Lagos (Nigeria) e Città del Capo (Sudafrica). I risultati di questo grande lavoro saranno presentati insieme alla 20a BMW Art Car al Zeitz Museum of Contemporary Art Africa di Città del Capo nella prima metà del 2026.

I due ritratti di Julie Mehretu con la Bmw Art Car #20 sono di Tereza Mundilová © Bmw Ag (05/2024)

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