Recovering Italy è la terza tappa del viaggio in Italia con cui Domus ha deciso di chiudere simbolicamente l’anno. Il numero 1052 si apre con una Prefazione del direttore editoriale Walter Mariotti, secondo il quale lo scopo del progetto è quello di tratteggiare “un ‘luogo’ dove l’iniziativa privata legata al progetto, all’arte e alla bellezza risulta ancora la chiave per capire la propria intima natura e per guardare al futuro”.
Domus 1052 è in edicola: “Programma Italia”
Sul numero di dicembre: Nina Bassoli ci parla dei progetti dedicati allo scenario post COvid-19; Cristian Colli celebra i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori; Pippo Ciorra scrive delle architettura di Lina Malfona. Sfoglia la gallery e scopri i contenuti del numero di questo mese.
Testo Walter Mariotti. Immagine Ugo La Pietra, pubblicato sul libro Storie di virus (Corraini Edizioni, Mantova 2020)
Testo Raffaele Vertaldi. Foto Federica Di Giovanni
Testo Matteo Agnoletto. Foto Francesco Noferini. © Caret Studio
Testo Nina Bassoli. Foto Valentina Casalini
Testo Giulia Ricci. Foto Roberto Conte
Testo Cristian Colli. Foto Marco Cappelletti
Testo Sara Marini. Foto Chiara Becattini
Testo Juan Navarro Baldeweg. Foto Alessandra Chemollo
Testo Riccardo Gallo. Foto Raoul Iacometti
Testo Francesca Molteni. Foto Giovanni Andrea Rocchi
Testo Francesca Molteni. Foto Foldable Office di Wood-Skin
Testo Franco Arminio. Foto Angelo Verderosa
Testo Matteo Agnoletto, Leo Piraccini. Immagine Fondazione Symbola, Piccoli Comuni e Cammini d’Italia
Testo Antonio De Rossi, Laura Mascino. Foto Laura Cantarella
Testo Pippo Ciorra. Foto Matteo Benedetti
Testo Giulia Ricci. Foto Filippo Romano
Testo Ugo La Pietra. Immagine © Ugo La Pietra. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini srl
Autore Ugo La Pietra
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- La redazione di Domus
- 06 dicembre 2020
Prosegue per la sezione Album una serie di scatti fotografici raccolti in In The Light Of (You), progetto collettivo ideato e coordinato dal fotografo e artista Giorgio Barrera. Le foto ritraggono due persone che con la mascherina si incontrano in piccoli e grandi spazi pubblici, si fermano a qualche metro di distanza, e poi si separano.
Nelle pagine dedicate allo Spazio pubblico Matteo Agnoletto riflette su come le misure anti contagio, che appaiono antitetiche alla consueta frequentazione dello spazio, in realtà ne hanno fatto riemergere il loro autentico valore. Per Nina Bassoli i progetti dedicati ad uno scenario post Covid-19 possono muoversi in due direzioni: lavorare sulla lunga distanza, oppure operare su quella breve, con un atteggiamento tentativo incerto. Giulia Ricci ci parla della nuova opera di Edoardo Tresoldi sul lungomare di Reggio Calabria, Opera, mentre Cristian Colli celebra i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori. La storica Sara Marini affronta l’urgenza dell’architettura a riaprisi, di costruire nuove alleanze con l’esterno. Descriviamo poi due progetti dedicati al Patrimonio: il Museo Archeologico di Castellammare di Stabia e Vittoria Alata, scultura che con un allestimento di Juan Navarro Baldeweg torna finalmente a Brescia.
Continuiamo con la sezione Industria, e Riccardo Gallo per ragionare su come e quando l’industria italiana recupererà gli effetti negativi di questa crisi pandemica, analizza l’impatto sulla struttura produttiva di due crisi mondiali: quella del petrolio del 1973-1974 e quella finanziaria del 2008-2009. Francesca Molteni analizza le fabbriche, luoghi della produzione, archeologia del Novecento in un mondo in trasformazione, e il design delle emergenze, prima destinato a esperienze marginali e remote si è messo in moto per inventare nuove strategie di convivenza e coesione sociale.
In Aree interne Franco Arminio, scrivendo della necessità di investire sui paesi, afferma che “un paese dove qualcosa si muove deve essere connesso con quello dove non si muove niente”. L’urgenza è quella di aprire da subito un grande cantiere per passare “dalla comunità-pozzanghera alla comunità-ruscello”. Attraverso delle mappe, le quali evidenziano i piccoli comuni in via di spopolamento su territorio italiano, Matteo Agnoletto e Leo Piraccini tracciano itinerari, i quali rappresentano un’occasione di promozione soprattutto per questi territori. Per Antonio De Rossi e Laura Mascino, affinché le aree interne non diventino l’ennesima riproposizione della sviluppo incentrato sull’edilizia, serve un radicale cambiamento culturale, e qui c’è ben poco da costruire. Pippo Ciorra scrive delle architettura della periferia romana di Lina Malfona, progettate in collaborazione con Petrini Architetti. Giulia Ricci racconta di come una chiesa paleocristiana, nel borgo storico di Mammola, sia diventato per Nik Spatari e Hiske Maas un museo a cielo aperto. Ugo la Pietra ci racconta la copertina di questo numero, e di come, durante la prima quarantena ha immaginato attraverso i suoi disegni una società capace di ritrovare equilibrio tra architettura e natura, tra globalizzazione e genius loci.
Con il numero di questo mese troverete in allegato una monografia dedicata a Tadao Ando, nuovo Guest Editor 2021 di Domus, aperta con la sezione Dicono di lui, in cui il Pritzker Prize viene celebrato dalle parole di importanti architetti e non, tra cui Kenneth Frampton, David Chipperfield, Masao Furuyama, Giorgio Armani e Bono degli U2. Segue una conversazione tra l’architetto giapponese e Walter Mariotti, e la descrizione di alcuni dei progetti più importanti realizzati dallo studio: Bourse de Commerce, Parigi; He Art Museum, Foshan; Penthouse in Manhattan III, New York City; Wrightwood 659, Chicago; Nakanoshima Children’s Book Forest, Osaka. Manolo de Giorgi propone una rassegna degli oggetti di design disegnati dal maestro. Tadao Ando ci racconta il suo approccio al disegno del verde, convinto che non ci sia differenza tra progettare un edificio o una foresta, perché possono entrambi influenzare positivamente l’ambiente. Per concludere, Salvator-John A. Liotta traccia una geografia emozionale dei luoghi che hanno formato il nuovo Guest Editor.
Recovering Italy è il rapporto di questo orizzonte, la cronaca concettuale, narrativa e visiva di una ricognizione. Tratteggia un ‘luogo’ dove l’iniziativa privata legata al progetto, all’arte e alla bellezza risulta ancora la chiave per capire la propria intima natura e per guardare al futuro.
Raccogliamo in queste pagine una serie di scatti fotografici raccolti in In The Light Of (You), progetto collettivo ideato e coordinato dal fotografo e artista Giorgio Barrera. Le foto ritraggono due persone che con la mascherina si incontrano in piccoli e grandi spazi pubblici, si fermano a qualche metro di distanza, e poi si separano.
Matteo Agnoletto riflette su come le misure anti contagio, che appaiono antitetiche alla consueta frequentazione dello spazio, in realtà ne hanno fatto riemergere il loro autentico valore. Come le foto di Luigi Ghirri, ammirare il vuoto derivato dallo spopolamento permette di cogliere prospettive urbane dove comtemplare la bellezze delle architetture che lo generano.
Partendo dal presupposto che l’architettura serve per far incontrare le persone, non è possibile parlare veramente di architettura post Covid-19. I progetti possono muoversi quindi in due direzioni: lavorare sulla lunga distanza, oppure operare su quella breve, con un atteggiamento tentativo incerto.
Edoardo Tresoldi, l’artista della rete metallica, ha inaugurato lo scorso 12 settembre l’ultimo suo lavoro a Reggio Calabria, Opera. Si tratta di 46 colonne classiche, ciascuna di circa 8 m di altezza, distribuite a partire da una griglia regolare sulla superficie di un parco di 2.500 mq presso il lungomare Falcomatà.
Per celebrare i 150 anni dalla nascita di Maria Montessori, dedichiamo queste pagine ad alcuni progetti ben riusciti di edifici scolastici, luogo della cura e dell’appartenenza, infrastruttura della conoscenza e della cittadinanza.
La storica Sara Marini, attraverso esempi di alcune installazioni all’aperto, affronta l’urgenza dell’architettura a riaprisi, di costruire nuove alleanze con l’esterno inteso non solo come un orizzonte da inquadrare, ma anche come materia viva e mutevole con cui convivere.
Con un allestimento curato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg, e dopo un restauro complesso durato due anni, a cura dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, la statua di bronzo di epoca romana della Vittoria Alata torna a Brescia, nell’antico tempio capitolino vicino al quale era stata rinvenuta nel 1826.
Riccardo Gallo per ragionare su come e quando l’industria italiana recupererà gli effetti negativi di questa crisi pandemica, analizza l’impatto sulla struttura produttiva di due crisi mondiali: quella del petrolio del 1973-1974, innescata dalla guerra del Kippur in Medio Oriente e degenerata in crisi di energia e materie prime; quella finanziaria del 2008-2009, culminata con il fallimento della banca d’affari Lehman Brothers e degenerata in crisi dei debiti sovrani e dell’industria.
Ci sono luoghi che diventano memoria del futuro e, mai come ora, si avverte la necessità di ripensarli: sono le fabbriche, i luoghi della produzione, archeologia del Novecento in un mondo in trasformazione. Così lontane e così vicine, perché ancora vive in Italia, tessuto connettivo, economico e sociale, che tiene uniti territori e campanili, nel nome del lavoro e della comunità.
Mai come ora il mondo ha bisogno dei progettisti per ripensarsi. Il design delle emergenze, prima destinato a esperienze marginali e remote si è messo in moto per inventare nuove strategie di convivenza e coesione sociale, nuovi prodotti a diffusione globale e costi contenuti, rigenerando temi come l’economia circolare, il riuso, la flessibilità delle produzioni, alcune riconvertite in poche settimane, come tante nel settore della moda per produrre camici e mascherine.
“Un paese dove qualcosa si muove deve essere connesso con quello dove non si muove niente” afferma Franco Arminio, scrivendo della necessità di investire sui paesi. L’urgenza è quella di aprire da subito un grande cantiere per passare “dalla comunità-pozzanghera alla comunità-ruscello”.
Attraverso delle mappe, le quali evidenziano i piccoli comuni in via di spopolamento su territorio italiano, Matteo Agnoletto e Leo Piraccini tracciano itinerari, i quali diventano un’occasione di promozione soprattutto per i territori dei piccoli comuni, depositari di un patrimonio artistico e culturale a oggi ancora troppo poco conosciuto
Mai come ora, la montagna e le aree interne sono state al centro di una discussione che ha attraversato il dibattito pubblico. Affinché le aree interne non diventino l’ennesima riproposizione della sviluppo incentrato sull’edilizia, serve un radicale cambiamento culturale, e qui c’è ben poco da costruire.
L’architetta Lina Malfona, insieme a Petrini Architetti, ha indagato nell’ultimo decennio il tema della casa individuale suburbana. Questa dozzina di edifici sono stati quasi tutti realizzati nel piccolo paradiso collinare a un passo dal lago di Bracciano, vicino Roma.
I resti di una chiesa paleocristiana, nel borgo storico di Mammola, diventa per Nik Spatari e Hiske Maas un museo a cielo aperto, un progetto espositivo che si articola in sette ettari di parco. Il luogo è divento il laboratorio di sperimentazione della coppia, includendo nelle esposizioni giganti quali Enrico Baj, Alberto Giacometti, Mario Schifano e Mimmo Rotella.
Durante la prima quarantena Ugo La Pietra ha immaginato attraverso i suoi disegni una società capace di ritrovare equilibrio tra architettura e natura, tra globalizzazione e genius loci, parlando a una società urbanizzata che vive una profonda trasformazione: dagli anni Ottanta abbiamo visto crescere una popolazione d’individui che vive “affollate solitudini”.