10 statue famose per essere state rimosse o vandalizzate nel corso della storia

Il posizionamento in luoghi pubblici di statue o monumenti è da sempre sfondo di discussioni e proteste. Dalle divinità babilonesi ai calciatori, da Stalin ai mercanti di schiavi.

Statua del Dio Marduk, Babilonia, 689 a.C. L’antica città di Babilonia, capitale di un regno che gradualmente stava estendendo il proprio dominio in tutta la Mesopotamia meridionale, era anche considerata la città del dio Marduk, vincitore sulle forze del caos e creatore dell’universo, nonché progettista della stessa Babilonia, letteralmente la “porta del cielo”. Nell’anno 689 a.C., però, durante la distruzione operata da Sennacherib, viene deporta la statua del dio, evento considerato dalla letteratura un atto sacrilego.

Colosso Nerone, Roma, 410 La statua in bronzo dorato, originariamente situata nel vestibolo della Domus Aurea, raffigurava l’imperatore romano nelle sembianze di un Dio. Sono svariate le ipotesi fatte sulla sua scomparsa. Alcuni studiosi ipotizzano la distruzione dovuta a un terremoto che Roma subì nel V sec., mentre secondo altre teorie il Colosso venne fuso da Papa Gregorio Magno, che non sopportando la presenza di un Dio pagano, lo fece smontare e fondere, per poterlo riusare nella produzione dei cannoni di Castel Sant’Angelo. Per secoli, infatti, il bronzo è stato riciclato dagli unici giacimenti reperibili: monumenti e opere d’arte.

David, Firenze, 1504 Il David fu commissionato a Michelangelo nel 1501, per ornare uno dei contrafforti presenti nella zona absidale della cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. Il problema della sua collocazione scatenò un vero e proprio conflitto cittadino. Durante il dibattito, erano emerse le conflittualità esistenti tra i vari artefici, scontri che inevitabilmente assumevano una valenza politica. Quando nel 1504, infatti, portarono la statua in piazza della Signoria, questa, in una pausa notturna, fu presa a sassate da un gruppo di giovani fedeli della fazione filo-medicea, estromessa dal potere.

Galleria dei Re, Parigi, 1793 Nella devastazione di Notre-Dame durante la Rivoluzione francese, tutti gli oggetti in metalli preziosi vennero inviati alla zecca per essere fusi e, a partire dall’ottobre del 1793, tutte le statue della facciata, sia quelle della galleria dei Re, sia quelle dei portali, vennero distrutte in quanto ritenute raffigurazioni dei re di Francia. Queste furono successivamente rinvenute durante i lavori di restauro nei sotterranei della sede della Banque Française du Commerce Extérieur nel 1977, e attualmente sono esposti presso il Museo di Cluny.

Stalin, Budapest, 1956 La Rivoluzione ungherese del 1956 fu una rivolta anti-sovietica in Ungheria, la quale ebbe inizio da una manifestazione pacifica studentesca, ma che ben presto di trasformò in una rivolta contro la dittatura di Mátyás Rákosi, filo-stalinista, e contro la presenza sovietica nel paese. Durante l’evento la statua del dittatore Stalin, alta otto metri, fu abbattuta dalla popolazione, e rimasero al loro posto soltanto gli stivali. Il resto del corpo fu fatto a pezzi e portato via come souvenir, e cittadini ungheresi conservano ancora in casa un frammento di quella statua. Alla fine degli anni ’80, quando le dittature comuniste iniziarono a crollare, cominciò in tutta l’Europa dell’est una massiccia rimozione di tutte le statue poste in luoghi pubblici, oggi sparite o custodite in musei dove vengono ammassate.

Buddha, valle Bamiyan, 2001 Nella valle Bamiyan, in Afghanistan, due statue del Buddha, scolpite da una gruppo religioso buddista nelle pareti di roccia, sono state distrutte nel 2001 da dei religiosi afgani, pochi mesi dopo l’attacco alle Torri Gemelle, dopo aver dichiarato le opere costruire ai principi dell’Islam, che vieta infatti la rappresentazione degli dei. Monumenti unici al mondo, una alta 38 metri e risalente a 1800 anni fa, l’altra era alta 53 metri e di 1500 anni, si pensa che le due statue siano state costruite nel III e nel V secolo dai Kushan e dagli Eftaliti all’apice dei loro imperi. Furono distrutte in pochi giorni, e non servirono a niente i tentativi di salvarle da parte di associazioni mondiali.

Monumento Soviet World War II, Sofia, 2011 Un monumento celebrativo dell’esercito sovietico costruito a Sofia, capitale della Bulgaria, è stato numerose volte vittima di atti vandalici. Il gruppo di artisti anonimi Destructive Creation, infatti, ha più volte ridipinto l’opera, con colori e temi diversi. Nel 2011 le figure militari sono state trasformate, in chiave pop, ridipingendole in personaggi quali Superman, Ronald McDonald, Babbo Natale e Wonder Woman. Sotto di loro è stato scarabocchiato “In pace con il tempo”.

La sirenetta, Copenhagen, 2012 Esempio invece di come l’opera scultorea possa entrare a far parte in modo attivo di una protesta, è l’ironico caso della statua dedicata alla Sirenetta a Copenhagen, omaggio di Carl Jacobens alla celebre figura della fiaba, senza alcun valore patriottico o politico. Decapitata nel 1964 dal Movimento Situazionista e più volte bersaglio di vandalismi e vernici colorate, nel 2012 è stata vestita son una maschera rosa e di un cartello che recitava “Liberate Pussy Riot now”, come parte delle innumerevoli richieste di liberazione dalla prigionia del gruppo punk russo, arrestate con l’accusa di “teppismo” dopo una performance in una cattedrale di Mosca.

Cecil Rhodes, Città del Capo, 2015 Una protesta nata nel 2015 come spunto di richiesta di una riforma di programma accademico, considerato troppo eurocentrico e non pertinente alle necessità degli studenti, ha portato alla rimozione dall’ateneo di Città del Capo della statua di Cecil Rhodes, colono britannico arrivato in Sudafrica alla fine dell’800 e ispiratore di politiche segregazioniste. Anche allora, si aprì un grande dibattito sulla rimozione da luoghi pubblici dei monumenti di personaggi che ricordano gli anni di supremazia bianca nel Paese, e il loro trasferimento in appositi musei.

Zlatan Ibrahimovic, Malmö, 2020 Anche le statue dei calciatori sono spesso vittime di atti vandalici, prese di mira da fan delusi. Oltre a Messi, Ronaldo e il cileno Sanchez, questo gennaio è toccata anche alla statua dorata del calciatore svedese Zlatan Ibrahimović, nei pressi dello stadio di Malmö. Inaugurata appena lo scorso settembre, la figura è stata vandalizzata e dei fan hanno appiccato un fuoco alla sua base. A scatenare la loro ira è stato l’acquisto da parte dell’attaccante svedese del 25% della società rivale, l’Hammarby.

Le proteste nate a partire dall’omicidio di George Floyd lo scorso 25 maggio hanno portato con sé una serie di questioni e tematiche delicate. Anche sotto il profilo dell’arredo urbano e dell’arte pubblica. Così le città americane ed europee sono state invase da nuovi murales e opere di street art, come segno di sostegno alla causa delle proteste, e al tempo stesso, in Europa come in America, molte statue sono state “defacciate” o addirittura rimosse, a causa di un passato coloniale o schiavista di chi ritraevano.

Prima in Europa a ricevere questo trattamento d’onore è stata la statua di Edward Colston, nel centro di Bristol, nel Regno Unito. La statua, dopo esser abbattuta e imbrattata di vernice dai dimostranti, è stata fatta rotolare lungo Anchor Road e spinta nel porto di Bristol. Stessa fine è toccata a Piet Hein, Re Leopoldo II del Belgio, Winston Churchill e persino Cristoforo Colombo. In Italia l’esempio più chiacchierato e discusso è quello della statua dedicata a Indro Montanelli, posizionata negli storici giardini di Milano che ora portano il suo nome, imbrattata recentemente per la seconda volta. La vicenda è stata molto dibattuta negli ultimi anni: Montanelli all'epoca del fascismo partecipò alla guerra di Eritrea e durante la sua permanenza in Africa sposò una dodicenne etiope, come lui stesso ha raccontato più volte.  Negli Stati Uniti, invece, tra le varie rimozioni dei volti di schiavisti avvenute durante le manifestazioni, ci sono anche proposte di trasferimento di questi monumenti da parte delle stesse amministrazioni e istiuzioni culturali. Il primo cittadino di Philadelphia Jim Kenney, ad esempio, ha disposto la rimozione della statua bronzea raffigurante Frank Rizzo, controverso sindaco per due mandati ed ex capo autoritario della polizia, mentre il Museo di Storia Naturale di New York ha annunciato lo spostamento del bronzo raffigurante il ventiseiesimo presidente Theodore Roosevelt, non per le sue idee politiche, ma per la “composizione gerarchica” della sua rappresentazione.

Nonostante la risonanza e il clamore di questi ultimi casi, sicuramente non è la prima volta che statue e monumenti dedicati a personaggi o a determinati momenti storici vengono distrutte o vandalizzate. Passando dal riciclo delle statue bronzee romane, alla completa eliminazione della Galleria dei re di Notre-Dame durante la Rivoluzione francese, fino ai casi più contemporanei che riguardano le statue dei campioni di calcio, la rappresentazione statuaria difficilmente ha lasciato parlare di sé solo per qualità artistiche o materiche.

Statua del Dio Marduk, Babilonia, 689 a.C.

L’antica città di Babilonia, capitale di un regno che gradualmente stava estendendo il proprio dominio in tutta la Mesopotamia meridionale, era anche considerata la città del dio Marduk, vincitore sulle forze del caos e creatore dell’universo, nonché progettista della stessa Babilonia, letteralmente la “porta del cielo”. Nell’anno 689 a.C., però, durante la distruzione operata da Sennacherib, viene deporta la statua del dio, evento considerato dalla letteratura un atto sacrilego.

Colosso Nerone, Roma, 410

La statua in bronzo dorato, originariamente situata nel vestibolo della Domus Aurea, raffigurava l’imperatore romano nelle sembianze di un Dio. Sono svariate le ipotesi fatte sulla sua scomparsa. Alcuni studiosi ipotizzano la distruzione dovuta a un terremoto che Roma subì nel V sec., mentre secondo altre teorie il Colosso venne fuso da Papa Gregorio Magno, che non sopportando la presenza di un Dio pagano, lo fece smontare e fondere, per poterlo riusare nella produzione dei cannoni di Castel Sant’Angelo. Per secoli, infatti, il bronzo è stato riciclato dagli unici giacimenti reperibili: monumenti e opere d’arte.

David, Firenze, 1504

Il David fu commissionato a Michelangelo nel 1501, per ornare uno dei contrafforti presenti nella zona absidale della cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. Il problema della sua collocazione scatenò un vero e proprio conflitto cittadino. Durante il dibattito, erano emerse le conflittualità esistenti tra i vari artefici, scontri che inevitabilmente assumevano una valenza politica. Quando nel 1504, infatti, portarono la statua in piazza della Signoria, questa, in una pausa notturna, fu presa a sassate da un gruppo di giovani fedeli della fazione filo-medicea, estromessa dal potere.

Galleria dei Re, Parigi, 1793

Nella devastazione di Notre-Dame durante la Rivoluzione francese, tutti gli oggetti in metalli preziosi vennero inviati alla zecca per essere fusi e, a partire dall’ottobre del 1793, tutte le statue della facciata, sia quelle della galleria dei Re, sia quelle dei portali, vennero distrutte in quanto ritenute raffigurazioni dei re di Francia. Queste furono successivamente rinvenute durante i lavori di restauro nei sotterranei della sede della Banque Française du Commerce Extérieur nel 1977, e attualmente sono esposti presso il Museo di Cluny.

Stalin, Budapest, 1956

La Rivoluzione ungherese del 1956 fu una rivolta anti-sovietica in Ungheria, la quale ebbe inizio da una manifestazione pacifica studentesca, ma che ben presto di trasformò in una rivolta contro la dittatura di Mátyás Rákosi, filo-stalinista, e contro la presenza sovietica nel paese. Durante l’evento la statua del dittatore Stalin, alta otto metri, fu abbattuta dalla popolazione, e rimasero al loro posto soltanto gli stivali. Il resto del corpo fu fatto a pezzi e portato via come souvenir, e cittadini ungheresi conservano ancora in casa un frammento di quella statua. Alla fine degli anni ’80, quando le dittature comuniste iniziarono a crollare, cominciò in tutta l’Europa dell’est una massiccia rimozione di tutte le statue poste in luoghi pubblici, oggi sparite o custodite in musei dove vengono ammassate.

Buddha, valle Bamiyan, 2001

Nella valle Bamiyan, in Afghanistan, due statue del Buddha, scolpite da una gruppo religioso buddista nelle pareti di roccia, sono state distrutte nel 2001 da dei religiosi afgani, pochi mesi dopo l’attacco alle Torri Gemelle, dopo aver dichiarato le opere costruire ai principi dell’Islam, che vieta infatti la rappresentazione degli dei. Monumenti unici al mondo, una alta 38 metri e risalente a 1800 anni fa, l’altra era alta 53 metri e di 1500 anni, si pensa che le due statue siano state costruite nel III e nel V secolo dai Kushan e dagli Eftaliti all’apice dei loro imperi. Furono distrutte in pochi giorni, e non servirono a niente i tentativi di salvarle da parte di associazioni mondiali.

Monumento Soviet World War II, Sofia, 2011

Un monumento celebrativo dell’esercito sovietico costruito a Sofia, capitale della Bulgaria, è stato numerose volte vittima di atti vandalici. Il gruppo di artisti anonimi Destructive Creation, infatti, ha più volte ridipinto l’opera, con colori e temi diversi. Nel 2011 le figure militari sono state trasformate, in chiave pop, ridipingendole in personaggi quali Superman, Ronald McDonald, Babbo Natale e Wonder Woman. Sotto di loro è stato scarabocchiato “In pace con il tempo”.

La sirenetta, Copenhagen, 2012

Esempio invece di come l’opera scultorea possa entrare a far parte in modo attivo di una protesta, è l’ironico caso della statua dedicata alla Sirenetta a Copenhagen, omaggio di Carl Jacobens alla celebre figura della fiaba, senza alcun valore patriottico o politico. Decapitata nel 1964 dal Movimento Situazionista e più volte bersaglio di vandalismi e vernici colorate, nel 2012 è stata vestita son una maschera rosa e di un cartello che recitava “Liberate Pussy Riot now”, come parte delle innumerevoli richieste di liberazione dalla prigionia del gruppo punk russo, arrestate con l’accusa di “teppismo” dopo una performance in una cattedrale di Mosca.

Cecil Rhodes, Città del Capo, 2015

Una protesta nata nel 2015 come spunto di richiesta di una riforma di programma accademico, considerato troppo eurocentrico e non pertinente alle necessità degli studenti, ha portato alla rimozione dall’ateneo di Città del Capo della statua di Cecil Rhodes, colono britannico arrivato in Sudafrica alla fine dell’800 e ispiratore di politiche segregazioniste. Anche allora, si aprì un grande dibattito sulla rimozione da luoghi pubblici dei monumenti di personaggi che ricordano gli anni di supremazia bianca nel Paese, e il loro trasferimento in appositi musei.

Zlatan Ibrahimovic, Malmö, 2020

Anche le statue dei calciatori sono spesso vittime di atti vandalici, prese di mira da fan delusi. Oltre a Messi, Ronaldo e il cileno Sanchez, questo gennaio è toccata anche alla statua dorata del calciatore svedese Zlatan Ibrahimović, nei pressi dello stadio di Malmö. Inaugurata appena lo scorso settembre, la figura è stata vandalizzata e dei fan hanno appiccato un fuoco alla sua base. A scatenare la loro ira è stato l’acquisto da parte dell’attaccante svedese del 25% della società rivale, l’Hammarby.