Quando qualche mese fa l’azienda americana di ingegneria genetica Colossal Biosciences aveva annunciato di essere riuscita nell’impresa di “de-estinguere” il leggendario Dire Wolf, un lupo estinto da 10.000 anni, la comunità scientifica aveva espresso non poche riserve sulla veridicità della notizia, descrivendo l’intera operazione come una trovata di marketing poco trasparente più che reale progresso scientifico. Nel mezzo di questa impasse etica sulle potenzialità dell’editing genetico tra realtà e scenari fantascientifici, nessuno si sarebbe potuto immaginare che la nuova frontiera della sperimentazione biomaterica per il design e la moda di lusso sarebbe partita proprio da qui, e nello specifico dalla pelle di un dinosauro, il Tyrannosaurus rex.
In un’epoca in cui l’utilizzo della pelle tradizionale è sempre più messo in discussione per motivi etici e ambientali, la prospettiva di un materiale bioingegnerizzato — sintetico, ma con una storia di 66 milioni di anni — sembra aver ispirato i ricercatori e i bioingegneri del The Organoid Company e del Lab-Grown Leather Ltd, che insieme all’agenzia creativa Vml stanno lavorando per creare la prima borsa cruelty-free biodegradabile realizzata con pelle coltivata in laboratorio da resti fossilizzati di T-Rex. Secondo Vml, questo materiale di origine “giurassica” sarebbe altamente performante, in grado di fornire la stessa durabilità, riparabilità e tattilità che ci si aspetta dal cuoio di alta gamma.
Questa fusione tra biologia preistorica e innovazione tecnologica dal sapore fantascientifico punterebbe quindi a rivoluzionare l’industria dei materiali pregiati, sfruttando il collagene fossile di T-Rex come base per ricreare un materiale identico alla pelle tradizionale, ma senza bisogno di animali o sostanze chimiche nocive. L’obiettivo, hanno spiegato i ricercatori, è offrire un’alternativa etica e rispettosa dell’ambiente che possa trovare applicazione sia nel settore della moda che in quello automobilistico.
Tuttavia, l’iniziativa ha già suscitato reazioni simili a quelle dei “metalupi” americani, incontrando lo scetticismo di chi ritiene sia l’ennesima strategia di marketing fuorviante e scientificamente inaccurata. Anche in questo caso, per alcuni esperti, una narrazione accattivante nasconderebbe la volontà di usare i dinosauri come marchio di fabbrica da cui trarre profitto, facendo leva su un immaginario collettivo alla Jurassic Park. Se la pelle bioingegnerizzata di T-Rex diventerà davvero il nuovo materiale di tendenza, però, è ancora da vedere.
Immagine di apertura: Courtesy Vml