Domus 1063: Viaggio in Italia

Nel suo editoriale, Fulvio Irace presenta il nuovo numero, completamente dedicato a un viaggio in Italia “alla rovescia”, perché parte dalla Sicilia. Domus 1063 è disponibile online ed in edicola dal 7 dicembre.

Continua il viaggio di Domus attraverso l’Italia. Questa volta è un viaggio alla rovescia, perché è la Sicilia il nostro punto di partenza. Palermo, Riesi, Giarre – una ex capitale, una città piccola, ma di antica fondazione, un laboratorio agricolo all’avanguardia nella riconciliazione con la natura – sono le prime protagoniste di un racconto diffuso di esemplari proposte di rigenerazione urbana e territoriale, a dimostrazione che è sempre la scommessa dell’utopia (non importa la scala) a guidare le scelte vincenti e a governare i processi virtuosi. 

Ci accompagnano in questo viaggio i nuovi paesaggisti del XXI secolo, i fotografi che con le antenne della loro idiosincratica sensibilità costruiscono un atlante del mosaico ambientale, scena delle nostre vite quotidiane, sottraendole all’abitudine dello sguardo distratto con focus a volte di lancinante realtà.

È un viaggio pieno di sorprese, dopo un tempo di mortificazione e carestia.

Dopo il trauma della pandemia e la distopia del lockdown, tornano in primo piano i luoghi fisici come scenari per la vita di comunità: le grandi città, ma soprattutto lo straordinario mondo della provincia italiana che mette in moto il Paese con il permanere attivo di tradizioni che si rivelano competenze, che lo rendono di nuovo attrattivo e vivace con la forza delle differenze (formidabile strumento di resistenza all’omologazione), alimentando dal basso catene culturali e produttive in forma di reti.

È un viaggio alla ricerca di spazi – non solo quelli chiusi, ma anche strade, piazze, parchi e cortili – resi accessibili alla produzione culturale, allo svago e alle più varie forme del lavoro, per esorcizzare il paradigma della paura del contatto, della diffidenza dei corpi, dell’ansia della vicinanza. Un esorcismo in cui l’arte ha riscoperto di poter giocare un’importante funzione, mettendo in luce la natura dei luoghi e proiettandola nel futuro così da sfatare l’idea di un’Italia schiacciata dal peso del suo passato: le città d’arte, i monumenti, le chiese, i musei si aprono a prospettive che incrementano il fasto del tempo, reinvestendolo nella creazione del patrimonio.

Gli interventi degli artisti dentro e fuori gli ambienti deputati stanno segnando, infatti, il rilancio dell’arte urbana e il delinearsi di una prospettiva che considera il patrimonio del passato come un tesoro da spendere ogni giorno.

Tornano in primo piano i luoghi fisici come scenari per la vita di comunità.

È un viaggio pieno di sorprese, dopo un tempo di mortificazione e di carestia: come quella dei musei di impresa, che diventano vetrine per accogliere il pubblico e spiegargli il creativo transito tra industria e cultura; delle fabbriche che si pongono il tema del ‘paesaggio’ come risorsa e non come limitazione; di manifatture che si reinventano come esperimenti di comunità in grado di innescare nei territori elementi di innovazione che ridanno slancio all’economia, ma soprattutto a progressive forme di equilibrio tra natura e cultura.

Emergono così e prendono consistenza nuovi modelli per interpretare e governare la metamorfosi necessaria, indipendentemente dalla scala delle proposte. In una visione di democrazia partecipata, infatti, si moltiplicano i soggetti motori delle trasformazioni: piccoli gruppi autogestiti, storiche istituzioni, prestigiosi gruppi industriali, organi religiosi aperti alla sperimentazione di linguaggi che parlino non solo ai fedeli, attestano la necessità del bello, cioè dell’importanza che l’etica trovi la sua rappresentazione nell’estetica.

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