Codice Italia

Vincenzo Trione, curatore del Padiglione Italia alla 56. Biennale d’Arte, anticipa a Domus alcuni contenuti del suo progetto espositivo, che indagherà la specificità dello stile italiano.

Vincenzo Trione Codice Italia 56. Biennale Venezia
Vincenzo Trione, critico d’arte e professore di Arte e Nuovi Media e Storia dell’Arte Contemporanea allo IULM di Milano e autore del volume Effetto città, presentato su Domus di novembre, è il curatore del Padiglione Italia alla 56. Biennale d’Arte di Venezia, che inaugurerà in maggio.
Nominato dal ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini nei giorni scorsi, Trione è stato scelto tra una rosa di 10 candidati (Mauro Codognato, Cristiana Collu, Lorenzo Giusti, Gianfranco Maraniello, Letizia Ragaglia, Francesco Stocchi e Andrea Viliani), che hanno presentato ciascuno un progetto espositivo. A Domusweb anticipa alcuni aspetti del suo progetto, per molti versi ancora “riservato” e in progress, fino al prossimo febbraio.
Vista esterna del Padiglione Italia, all'Arsenale
In apertura: Vincenzo Trione, curatore del Padiglione Italia alla 56. Biennale d'Arte di Venezia. Photo Aurelio Amendola. Qui sopra: vista esterna del Padiglione Italia, all'Arsenale, 2010. Photo Giulio Squillacciotti. Courtesy la Biennale di Venezia

Come nasce il titolo della mostra “Codice Italia”?

“Codice Italia” è un riferimento al codice genetico dell’Italia. Il mio progetto nasce con grande semplicità: dal bisogno di capire se esiste, o meno, una specificità dello stile italiano. I padiglioni italiani si sono spessi limitati a dare una ricognizione fenomenologica. Io vorrei invece provare a guardare al panorama dell’arte italiana, facendone emergere la peculiarità dello stile.

Vincenzo Trione, curatore del Padiglione Italia alla 56. Biennale d'Arte di Venezia
Vincenzo Trione, curatore del Padiglione Italia alla 56. Biennale d'Arte di Venezia. Photo Aurelio Amendola

Quanti artisti e di quale generazione saranno presenti in mostra?

Gli artisti in mostra potrebbero essere circa 10-15. Ho cercato di essere molto corretto sia dal punto di vista geografico, coinvolgendo artisti da tutta Italia, sia dal punto di vista anagrafico. L’idea è mettere in mostra almeno un’opera significativa per ogni artista, che sia stata creata ad hoc per questa occasione e per rispondere al questo tema. Il “Codice Italia”, come già avevano intuito Fabro e Merz, si fonda sul connubio molto sottile tra gesto scandaloso da un lato e frequentazione costante di memorie dall’altro: da quelle di carattere autobiografico a quelle storico-artistiche. Vorrei provare a individuare coloro che, dall’arte povera ai giorni nostri, hanno lavorato su questa esigenza.

Vista esterna del Padiglione Italia, all'Arsenale, 2010 Photo Giulio Squillacciotti. Courtesy la Biennale di Venezia
Vista esterna del Padiglione Italia, all'Arsenale, 2010. Photo Giulio Squillacciotti. Courtesy la Biennale di Venezia

Pensando di esporre solo opere nuove, le scadenze sono molto vicine…

Mi è già capitato, al Foro Romano per esempio, di lavorare con tempi strettissimi, la cosa non mi spaventa. E la fase di scouting è quella che mi affascina di più, vorrei riuscire a individuare anche alcune voci giovanissime, scegliendo 5-6 artisti. E, alla fine del percorso espositivo, vorrei creare un capitolo a parte, sulle ultime generazioni.

Ha già in mente come allestire lo spazio?

Con l’architetto Giovanni Francesco Frascino abbiamo già messo a punto un progetto molto dettagliato, tutti i momenti dell’allestimento sono già ben definiti: dalle pareti ai singoli dettagli progettuali. Con Frascino il rapporto è consolidato, abbiamo lavorato insieme anche alla mostra di De Chirico e a “Valencia 09-Confines”, entrambe all’IVAM.

© riproduzione riservata

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