It’s All Fun and Games

Alla galleria The Flat di Milano, gli artisti Edward del Rosario e Asuka Ohsawa esaminano il gioco nella sue componenti psicologica, di cultura popolare e storia personale.

It’s All Fun and Games
Nella mostra “It’s All Fun and Games”, allestita presso la galleria milanese The Flat – Massimo Carasi, Edward del Rosario e Asuka Ohsawa, artisti americani di origine asiatica di stanza a New York, esaminano l’idea del gioco nella sua componente psicologica, nella cultura popolare e nella propria storia personale.
It’s All Fun and Games
In apertura: Asuka Ohsawa, Play together, 2013, tempera su carta. Sopra: Asuka Ohsawa, Born to ride, 2013, tempera su carta
A causa delle caratteristiche delle opere di entrambi, la cui realizzazione richiede una pianificazione molto rigida e un’esecuzione meticolosa, il processo di creazione raramente consente agli artisti di cambiare idea in corso di realizzazione dell’opera o di esplorarne possibilità diverse.


It’s All Fun and Games
A sinistra: Asuka Ohsawa, Pink Baby Astronaut, 2013, tempera su carta. A destra: Asuka Ohsawa, Clucks for Bucks, 2013, tempera su carta
Mentre tali parametri funzionano ottimamente per conseguire dipinti di alta qualità tecnica mantenendo il contenuto desiderato, in questa mostra gli artisti adottano un flusso elastico di idee, attuando decisioni spontanee e facendo inaspettate scoperte. In altre parole concedono a se stessi di giocare.

Asuka Ohsawa, Call to arms, 2013, tempera su carta
Le stravaganti tempere su carta di Asuka Ohsawa (1973, USA-Japan) sono ispirate da un gioco da tavolo chiamato The Game of Life (il gioco della vita). “I valori americani che il gioco ritrae sono molto capitalistici”, osserva Ohsawa, “con un percorso di vita familiare contraddistinto da una carriera per fare soldi, matrimonio, nascita di figli, vacanze di famiglia, possesso di una abitazione, investimenti e un pensionamento con molto denaro”. 
L’artista anticonvenzionale viene attratta dal gioco, dalla sua storia e dalla sua funzione originaria di istituire “buone morali”. La trasformazione del gioco dalle sue origini “moralistiche” del tardo 19esimo secolo fino alla sua versione attuale, che contiene sogni e conquiste capitaliste, affascina Ohsawa.
Asuka Ohsawa, Ice cold lemonade/winter, 2013, tempera su carta
“Ho iniziato a pensare alle tappe fondamentali della mia vita e alle mie aspirazioni e ho cominciato a eseguire piccoli disegni con testi dipinti a mano per quelle specifiche situazioni”. Alcune opere sembrano collage, dove Ohsawa combina tutti gli elementi giocosamente fino a che non hanno un significato come pezzo unitario.
Da sinistra a destra: Edward del Rosario, The Beast, The Charlatan, The Empress, 2013, olio su legno (dettagli)

I dipinti a olio di Edward del Rosario (1970, USA-Filippine), utilizzano il linguaggio simbolico visuale dei carnevali arcaici e l’occulto per stimolare la curiosità dell’osservatore.

Con questa mostra inizia un nuovo episodio della sua serie di racconti allegorici che presentano oggetti incantati, trappole spaventevoli, destini stregati e la Ruota della Fortuna. I suoi curiosi personaggi, ricchi di dettagli, sono parte di un cast più grande che attraversa l’intero corpo delle sue opere. Un racconto di fiabe che comprende lotte per il potere, meraviglie, umorismo e inganno.

 Ogni singolo dipinto illustra un aspetto essenziale del regno simbolico di del Rosario. Le icone dei Tarocchi come la Torre o l’Imperatrice prendono vita tramite particolari molto ricercati. Misteriosi e antichi simboli quali il Labirinto e l’antico Albero della Vita “Yggdrasil” rinascono nelle sue avvincenti leggende.

Edward del Rosario, The Mushroom Field, 2013, olio su legno (dettaglio)
I dipinti “interstiziali” tra le figure alludono a turbinanti mitologie da cui i personaggi devono discernere i loro destini: caverne riempite da pericolosi mostri, funghi mortali e avvisi di “Game Over” possiedono collegamenti profondi non solo con le storie mitologiche ma anche con pratiche di intrattenimento contemporaneo quali i video games. L’artista quindi supera il divertimento per considerare la questione del destino nella sua forma pura.
Edward del Rosario, The Worm Hole, 2013, olio su legno (dettaglio)
Che sia Milano il territorio per questa indagine generale all’interno del mondo del gioco è cosa piuttosto pertinente: l’importanza dell’Italia nella storia del gioco è infatti risaputa. Gli studiosi fanno risalire l’origine delle carte dei tarocchi al duca milanese Filippo Maria Visconti, che commissionò le prime carte per la lettura della fortuna nel 15esimo secolo. Esse riportavano i motivi ornamentali dell’artista milanese Michelino da Besozzo.
Edward del Rosario, The Temple, 2013, olio su legno (dettaglio)

Si racconta che Francesco dei Medici abbia donato il famoso Gioco dell’Oca a Filippo re di Spagna durante il Rinascimento. Da allora, bizzarre, multicolori e pittoresche, le tavole da gioco si sono diffuse dall’Italia in tutto il mondo occidentale insieme a carte, tarocchi e altro.

Di fatto, le radici del gioco potrebbero essere trovate anche in Oriente. Anche nel Giappone le figure Sugoroku, immagini di sfondo su tavola da gioco, esistevano molto tempo fa e divennero molto popolari durante il periodo Edo (1600- 1868). Uno dei giochi più antichi, il Go, emerse dall’Asia e può essere stato l’ispirazione per gli scacchi. Questa mostra, incontro tra est e ovest, lega le tradizioni del divertimento e del gioco del mondo intero, una volta e per sempre. Mary Flanagan

Da sinistra a destra: Edward del Rosario, The Tower, The Traveler, The Tree, 2013, olio su legno (dettagli)

Dal 22 novembre 2013 al 19 gennaio 2014
It’s All Fun and Games
Edward del Rosario, Asuka Ohsawa
The Flat – Massimo Carasi
via Paolo Frisi 3, Milano

Ultime News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram