Il concetto di “falso quadrato” esprime la sensazione di straniamento percepita durante il risveglio, prima che le immagini si definiscano perfettamente.
Nella prima sala è esposta una serie di opere su carta, in cui i soggetti sono rappresentati secondo un meccanismo di contraddizione dei canoni classici che mette alla prova la nostra percezione visiva. Gli ambienti, le figure e gli oggetti in essi contenuti, fanno riferimento a diverse prospettive che alterano l’impostazione regolare dell’immagine. La paradossalità di alcune situazioni aumenta questo effetto surreale esercitato dalla costruzione arbitraria dello spazio.
Nella seconda sala è presente, invece, una grande istallazione che traduce tridimensionalmente i concetti espressi dai disegni. L’interno di una stanza è realizzato in modo che ogni elemento abbia una fuga prospettica differente. Il perimetro della parete immaginaria che separa lo spettatore dall’istallazione è un autentico falso quadrato. La percezione della struttura e degli oggetti posti all’interno è ambigua, poiché l’occhio, seguendo le varie deformazioni, fatica ad orientarsi.
L’interno, inizialmente interpretato come un rettangolo, si rivela un trapezio irregolare; il tavolo, la sedia e la tovaglia in caduta verso il pavimento accentuano questa realtà falsata.
Nelle immagini, dall'alto: Il falso quadrato (2010), cm 40 x 60, fotografia su carta; Il falso quadrato IV (2010), cm 35 x 30, fotografia a colori su carta; Senza titolo (2010), cm 38 x 27 cm, china e acquerello su carta; Senza titolo (2010), cm 26 x 30, china e acquerello su carta; Un abbraccio grottesco (2010), cm 30 x 26, china e acquerello su carta.



