Con quali specialisti lavorate abitualmente?
All’interno dello studio abbiamo molte competenze e molti collaboratori che hanno una laurea in architettura. Le professionalità che agiscono nello sviluppo di un progetto sono le più diverse. Cerchiamo di sviluppare in studio buona parte delle attività: dalla grafica sino alla progettazione e realizzazione, anche in forma prototipale, di tutti gli oggetti che servono per allestire un set, un’ambientazione o una mostra. A volte capita che questo lavoro di ricerca e sviluppo passi dallo spazio dell’effimero al catalogo; è stato questo il caso del vaso Kora, che abbiamo ideato per un allestimento e che Atipico ha poi messo in produzione.
La vostra è una attività fortemente improntata alla ricerca...
Lo studio dedica molto tempo alla sperimentazione di combinazioni di colori, materiali, forme per intercettare una nuova estetica. Essere una coppia significa lavorare mediante un costante dialogo nel quale ognuna di noi aggiunge piccole parti al processo creativo e il risultato è notevolmente interessante; uno più uno, per noi, è uguale a tre.
Un aspetto importante del vostro lavoro è la ricerca delle location; come procedete?
Il progetto è il punto di partenza e indirizza e vincola le nostre scelte. Se non troviamo l’ambiente che corrisponda esattamente al nostro concept, e al suo significato più autentico, preferiamo ricrearlo in studio. Ma capita anche che ci si lasci emozionare e sorprendere da spazi che hanno una connotazione molto forte e ispiratrice: le cave di pietra, i luoghi della produzione, le aree di stoccaggio, i container, tra le tante.
Quali sono le vostre primarie fonti di ispirazione?
Le buone idee si trovano ovunque ma direi che l’arte è la nostra principale fonte di ispirazione, sia classica che contemporanea. E la quotidianità, che offre spunti straordinari. Un periodo storico di forte ispirazione altrettanto importante per noi è quello degli anni Cinquanta, nel nostro paese; i designer di quegli anni hanno espresso appieno i valori dell’italianità e hanno contribuito alla costruzione di un immaginario che non ha avuto eguali in altre parti del mondo.
Un lavoro che ben rappresenta la miscellanea delle nostre passioni e competenze è l’installazione “Out of the Blue”, che al Fuorisalone 2016, faceva parte della collettiva “Ladies & Gentlemen”. La collezione di otto sculture in gesso, in serie limitata, indagava la corrispondenza tra la luce e la forma, attraverso il processo fotografico della cianotipia (dal greco kyanos che significa blu scuro).
Si può insegnare questa professione?
Pensiamo di si; molto spesso siamo state chiamate a mettere la nostra esperienza al servizio di programmi formativi di specializzazione. L’insegnamento è un’attività molto impegnativa e, quando vi ci dedichiamo, ci assorbe molto tempo ed energie. Si può insegnare un metodo, l’organizzazione e le tecniche. Ma questa è una professione che, oltre ad avere la necessità di attingere ad un ampio patrimonio di conoscenze multidisciplinari, si impara sul campo, si apprende realmente solo praticandola.